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Soffermiamoci sul messaggio di “Adrian” non sull’hotel “Mafia International” a Napoli

Stucchevole la polemica sulla collocazione dell’albergo. È un dettaglio irrilevante in un’operazione televisivamente coraggiosa

Soffermiamoci sul messaggio di “Adrian” non sull’hotel “Mafia International” a Napoli

Il ragazzo della via Gluck

Altro che fiction o cartoon-fiction. “Adrian” è una missione. Sbarcare in prime-time su Canale 5 affrontando concetti distopici cari ad Orwell (1984) vuol dire cercare di semplificare un linguaggio poco accessibile alle masse e renderlo fruibile. È questa, credo, la mission di un artista straordinario quale Adriano Celentano. Il ragazzo della Via Gluck ipotizza un futuro non lontanissimo, nel quale il controllo totale delle élite dominanti è esercitato principalmente nell’industria culturale. L’Orologiaio Celentano (colui che metaforicamente controlla il tempo) è sveglio. È Winston Smith in un’Italia dormiente. E in un futuro distopico, alla Blade Runner, ci sono iperboli e descrizioni che sfumano il confine tra realtà e fantasia.

Polemica irrilevante

In tal senso, ritengo stucchevole la polemica montata a Napoli sulla collocazione, all’ombra del Vesuvio, del grattacielo “Mafia International”. Come se volessimo negare che nella nostra amata città sia nata e proliferata una delle più potenti organizzazioni criminali della storia. “A Napoli poi abbiamo la Camorra, non la Mafia” – è uno dei leit-motiv che si leggono sui social. Ma va? Come se in termini di degrado socio-economico avere l’una o l’altra facesse differenza. Gli affari malavitosi e gli intrecci internazionali sul traffico di stupefacenti, di armi ecc. – considerando Napoli quale città di mare, snodo portuale al centro del Mediterraneo – ha probabilmente consigliato agli autori di piazzarvi il grattacielo incriminato. È, per me, una nota marginale rispetto alla mission veicolata da Adrian: se non torneremo ad esaltare l’arte e la bellezza, uno dei mondi distopici potrebbe essere il futuro del genere umano.

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