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Ruffo (Report): «Spaventoso l’odio degli juventini sui social»

Al Fatto Quotidiano dopo il mancato attentato: «In tanti anni di lavoro non mi era mai capitato, dopo i servizi sulla Juve è successo di tutto». Lui è juventino.

Ruffo (Report): «Spaventoso l’odio degli juventini sui social»

“Ho legato l’attentato al servizio sulla Juve”

È il day after di Federico Ruffo, 39enne giornalista di Report autore di un servizio sui rapporti triangolari tra la Curva Sud della Juventus, il club bianconero e la criminalità organizzata. Ieri mattina si è risvegliato con il pavimento e la porta di casa bagnati di benzina. Più una bella croce con vernice rossa sul pianerottolo. Insomma, una vera e propria intimidazione che poteva diventare un attentato incendiario. Secondo la versione raccontata dallo stesso Report, gli abbai del cane di famiglia hanno evitato il peggio.

Secondo lo stesso Ruffo, dietro questa aggressione ci sarebbe il suo servizio sulla Juventus. Lo dice lui che è juventino: «In Italia si può toccare tutto tranne il tifo. L’ho pensata subito in questo modo, in tanti anni di lavoro mi sono occupato di moltissimi argomenti, eppure non mi era mai capitata una cosa del genere. Il problema però adesso non è tanto che tu non possa toccare le curve, ma l’odio che sprigiona la gente quando si parla di calcio. È che il tifo rende legittima ogni cosa. Sui social mi scrivono persone che si augurano che la ’ndrangheta completi il lavoro, gente dispiaciuta perché mi sono salvato, altri che mi dicono di non speculare sul tentato incendio perché la mafia non si scomoda certo “per una merda” come me. L’odio mi spaventa, non andrà via. Dovrò fare i conti con questi attacchi assurdi per lo più da parte di tifosi juventini. Io, tra l’altro, ho da sempre il cuore bianconero».

«Penso a qualche fanatico».

«Dopo il tentato incendio – prosegue Ruffo – i tifosi sono stati aizzati anche da molti blog e microblog che per giorni hanno screditato l’inchiesta. Un conto sono le offese online, un conto tentare di incendiare la casa. Non voglio certo sostituirmi a chi farà le indagini, ma mi viene da pensare che possa esser stato qualche fanatico e non una banda organizzata. Cinque anni fa, tra l’altro, feci un’inchiesta sul calcioscommesse, ma non ci furono reazioni violente, forse perché riguardava squadre meno importanti della Juventus».

Le minacce preventive: «Già da quando annunciammo l’inchiesta, che sarebbe andata in onda dopo qualche settimana, io e Sigfrido Ranucci (il conduttore di Report) abbiamo ricevuto minacce, soprattutto sui social. All’inizio rispondevo cercando di far ragionare le persone, poi mi sono accorto che era del tutto inutile, erano persone che non avevano alcun interesse a capire».

 

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