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A Genova il Napoli ha scoperto una nuova parte di sé

Un’impresa diversa, più grande rispetto al passato: il Napoli ha vinto una partita sporca, in rimonta e con condizioni al limite.

A Genova il Napoli ha scoperto una nuova parte di sé
Foto della SscNapoli

Le parole di Ancelotti

Carlo Ancelotti è intervenuto alla consegna della Panchina d’Oro a Coverciano. In merito alle sue parole, i media hanno giustamente sottolineato l’aspetto più importante: «Si sospendono le partite per pioggia, si può fare anche in caso di insulti». Il riferimento fresco alla partita di Genova è casuale o forse no, ma intanto è presente, percettibile. Ed in qualche modo descrive un aspetto nuovo del Napoli: la capacità di vincere in rimonta, di vincere partite sporche e di riuscire a portare a casa tre punti in situazioni borderline. Per non dire estreme.

Tornando indietro con la mente, anche allo scorso anno, le “rimonte del Napoli” sono una sorta di consuetudine. Nel campionato 2017/2018, la squadra di Sarri ha saputo mettere insieme 25 punti da situazione di svantaggio iniziale. Tutte i risultati recuperati in rassegna veloce: Atalanta, Lazio (fuori casa), Spal, Genoa, Sampdoria, Bologna, Lazio (in casa), Sassuolo, Chievo, Udinese. Tutte partite vinte (meno quella contro il Sassuolo) partendo da situazione di 0-1. Una capacità confermata anche quest’anno, il Napoli ha già messo insieme 10 punti in campionato rimontando situazioni di svantaggio (Lazio, Roma, Genoa) o addirittura di doppio svantaggio (Milan); in Champions, il Liverpool è stato battuto con un gol al 90esimo e il Psg è stato ripreso al San Paolo dopo la prima rete di Bernat.

Rispetto alla nostra considerazione precedente, vittorie in rimonta e vittorie sporche, il percorso è parallelo. Il Napoli di Sarri e quello di Ancelotti hanno vinto partite di gran carriera partendo dallo 0-1, ma hanno anche rimesso in piedi situazioni difficilissime per quanto visto in campo, e parliamo di campo e di emotività. Si pensi a Spal-Napoli o Napoli-Chievo dello scorso anno, oppure alla stessa Napoli-Roma di qualche settimana fa. Partite giocate in maniera strana, apparentemente perdute. Anzi, senza apparentemente: punti sfumati e quasi mai annusati, che poi però sono arrivati.

Oltre il carattere

A Genova, il Napoli ha aggiunto qualcosa a questa narrazione del carattere. È una sensazione che è ancora più penetrante a freddo, a quasi una setimana di distanza dalla notte di Marassi – per questo abbiamo deciso di tornarci su. Una squadra importante, già capace di grandi imprese tecniche ed emotive, è riuscita a ribaltare un’avversità nuova con una forza nuova. Vincere a Marassi, con il campo in quelle condizioni, è un evento che va oltre la definizione dell’impresa. È un racconto diverso rispetto a tutto quello che abbiamo visto finora, e per un motivo semplice: Napoli-Chievo, ad esempio, è stata vinta grazie alla qualità di Insigne, al colpo di testa di Milik, alla freddezza di Diawara. Solo che il pallone scorreva sul campo con libertà, senza condizionamenti, i giocatori stavano giocando a calcio.

A Genova, invece, il Napoli non ha vinto una partita di calcio. Ha vinto la partita della vita, della forza, della grinta, tutte variabili imponderabili e soprattutto non allenabili. Neanche da Ancelotti, tantomeno da Sarri o da Guardiola o da Mourinho o da Trapattoni. È un cocktail di risolutezza, consapevolezza e insistenza che si costruisce negli anni, e che individua e definisce la distanza tra i giocatori che vincono e quelli che non vincono.

Un nuovo step?

Parlando in redazione, abbiamo scherzato sul concetto di vittoria spartiacque. Come a dire: mai termine fu più adatto, più calzante. Solo che non abbiamo la sfera di cristallo in cui è possibile leggere il futuro, e quindi definire Genoa-Napoli come la partita della svolta, o appunto vittoria spartiacque, ci pare un inutile esercizio di retorica – almeno in questo momento. Non potremmo essere suffragati dai fatti, ecco.

Le sensazioni, però, sono un’altra cosa. E quindi ci stuzzica l’idea che il Napoli di Genova possa aver trovato una nuova dimensione emotiva. Come già scritto: è una vittoria diversa, trascendente rispetto al gioco, è come se il Napoli avesse esplorato una parte nuova di sé steso. Una parte remota, recondita, a cui però potrà fare riferimento per il futuro. E a cui non ha avuto accesso in passato, non per mancanza di capacità o strumenti, ma semplicemente perché forse non era ancora tempo. Dopotutto, il luogo comune sulle squadre che non vincono è che non hanno la forza per riuscirci, che sia sul campo o nella testa.

In attesa di capire come e quanto possa essere verificato questo nostro assunto, riportiamo questa riflessione sul breve, sulla singola partita. Il Napoli, a Genova, ha dimostrato di essere una squadra in grado di fare qualsiasi cosa. Di imporsi a prescindere da qualsiasi evento o agente esterno, in questo caso atmosferico. Parlando a Dazn, Ancelotti ha detto che il Napoli «deve stare sempre sul pezzo per vincere lo scudetto, le possibilità ci sono». Non ha parlato di vittoria spartiacque – anche perché l’intervista con la Leotta è stata registrata prima di Genoa-Napoli – ma il senso è quello. È proprio quello. Era la crescita cui aspirava il Napoli, probabilmente l’ultimo passo che ancora mancava a questa squadra, a questo gruppo, a questo ambiente. Ora c’è “solo” da vedere se possiamo considerarlo davvero compiuto, senza ripensamenti.

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