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La Gazzetta: Cristiano Ronaldo potrebbe essere ascoltato in video

Il quotidiano racconta che lei denunciò subito, ma la polizia provò a dissuaderla. I media italiani ora se ne stanno occupando (Caressa ha detto che loro parlano di calcio

La Gazzetta: Cristiano Ronaldo potrebbe essere ascoltato in video

Il giornalismo italiano

Il giornalismo italiano sta provando a recuperare la figura non proprio esemplare rimediata nei giorni immediatamente successivi all’inchiesta di Der Spiegel sulla denuncia per stupro ai danni Cristiano Ronaldo presentata da Kathryn Mayorga. Dopo un iniziale imbarazzato (e imbarazzante) silenzio, i quotidiani italiani stanno seguendo la vicenda. Ieri una pagina in cronaca sul Corriere della Sera, oggi una pagina sulla Gazzetta dello Sport che ha fatto scrivere il corrispondente da New York. C’è anche un pezzo su Repubblica. Ieri sera ne ha parlato anche la Domenica Sportiva, mentre Caressa nel suo club ha spiegato che loro preferiscono parlare di questioni calcistiche e ha presentato non meglio precisato termometro sull’interesse in Italia e nel mondo per la questione, chiosando – questo è il senso – sull’effetto deja-vu di #metoo. Altissimo giornalismo d’inchiesta.

Oggi nel suo articolo di fondo sul Corriere dello Sport Zazzaroni ha risposto a lettori e colleghi che lo hanno accusato del titolo CrSex. Anche lui è dovuto ricorrere allo spazio dato su giornali stranieri – dallo Spiegel al NYT, ma ci sono anche la Cnn e tanti altri. In Italia – aggiungiamo noi – i lettori reclamano il diritto d’informazione a giorni alterni. La verità, temiamo, è che non ci sia proprio l’abitudine all’informazione.

La lettera del 2010 di Kathryn a Ronaldo

Torniamo a Ronaldo e alla Gazzetta che apre anche il sito con l’articolo. E il titolo è eloquente:
Mayorga scrisse a CR7 «Vorrei dire a tutti chi sei davvero…». Rivelato l’accordo del 2010: c’è una lettera in cui lei lo accusa e si pente di aver preso soldi per tacere.

Emergono alcuni particolari che qui da noi fanno fatica ad affermarsi. Si parla dell’accordo legale tra le parti – che poi è il nocciolo della questione – che prevedeva il silenzio di Kathryn Mayorga. La violenza si sarebbe consumata il 13 giugno del 2009.

Nel 2010 – riporta la Gazzetta –

Mayorga in una lunga lettera di sei pagine scriveva direttamente a Ronaldo. Si dichiarava pentita di aver preso dei soldi in cambio del silenzio: «Mi piacerebbe poter raccontare al mondo chi sei davvero». Quella lettera era parte dell’accordo extra-giudiziale: gli avvocati di CR7 avrebbero dovuto leggerla al portoghese, ma pare che non lo fecero mai davvero. Un vizio formale a cui adesso i legali della Mayorga si appendono per invalidare l’intesa.

Lei denunciò subito

Mayorga ha recentemente denunciato nuovamente Cristiano Ronaldo. Ma quel che è rimasto sempre un po’ nell’ombra è che la donna aveva già denunciato CR7.

Lo aveva già fatto poche ore dopo la presunta violenza. Esattamente alle 14.16 del pomeriggio successivo alla notte incriminata. Nella registrazione, il centralinista della polizia ha spiegato che la donna dall’altra parte del telefono stava piangendo. Alle 14.30 una volante era arrivata alla casa della Mayorga e su sua richiesta si era ricoverata circa mezz’ora dopo allo University Medical Center per sottoporsi a un «rape-kit»: una visita per determinare l’eventuale violenza sessuale, anche se parte della documentazione (vestiti e intimo) potrebbe essere svanita nel nulla. La polizia allora aveva deciso di non procedere, mentre la ragazza sostiene di essere stata scoraggiata dagli agenti addetti all’inchiesta. Un’affermazione grave.

C’è un doppio filone: civile e penale. “Adesso – ricorda la Gazzetta – la polizia svolgerà le indagini e poi passerà il fascicolo al
procuratore della Contea di Clark (Nevada) e toccherà a lui stabilire se ci siano prove sufficienti per un’incriminazione e andare a processo. Potrebbero occorrere diverse settimane, forse mesi ed essere richiesta una testimonianza di CR7 (…). Se Ronaldo parlerà con le autorità, quasi certamente lo farà dall’Italia in video o via email, soluzione preferita dai suoi avvocati. Esclusa l’ipotesi di un viaggio a Las Vegas, almeno durante le investigazioni.

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