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Il record del Tottenham: zero acquisti, zero cessioni. Come sarebbe giudicato in Italia?

Nessuna operazione di mercato, investimento su un progetto tattico, scelta conservativa per il bilancio. Una rivoluzione del pensiero.

Una storica prima volta

Il Tottenham segna una storica prima volta. È il primo club di Premier League che conclude una sessione di mercato senza acquisti e cessioni. Una scelta chiara, precisa, determinata dalla volontà di mantenere l’ossatura della squadra, di non cedere i (tanti) big a disposizione di Pochettino, e di continuare a lavorare sul modello di gioco del manager argentino. L’idea è quella della crescita interna e nei meccanismi: se ho dei giocatori bravi a giocare all’interno di un sistema, voglio che questi elementi sviluppino in questo modo le proprie capacità. È qui il rafforzamento.

Dal punto di vista strategico e progettuale, è una decisione incomprensibile solo per chi giudica in maniera superficiale. Non a caso, un’altra squadra sistemica, eppure ricchissima e fortissima (il Manchester City), ha deciso di acquistare un solo calciatore e di limitarsi alle cessioni laterali (è arrivato Mahrez, è andato via l’esubero Yaya Touré). Del resto, anche il Napoli un anno fa ha agito secondo la stessa idea: due acquisti (Mario Rui e Ounas), zero cessioni e un miglioramento netto nel rendimento in campionato. L’allenatore era Maurizio Sarri: un tecnico sistemico, non a caso.

Il Tottenham, quindi, ha deciso di investire in un progetto. Tattico, soprattutto. Sì, perché a differenza di quanto si pensi in giro (soprattutto a Napoli), mantenere un calciatore richiesto da squadre importanti è una pratica ormai equipollente a un acquisto a cifre alte sul calciomercato. Per dire: il Tottenham ha un fatturato da 350 milioni di euro, eppure è riuscito a non cedere il capocannoniere degli ultimi Mondiali; stesso discorso vale per uno dei migliori centrocampisti d’Europa (Eriksen), per Dele Alli, per il coreano Heung-min Son. Tutta gente che avrebbe potuto decidere in quale top club andare a giocare. Sono rimasti al Tottenham. Non a caso.

Lo stadio e il contesto

D’altra parte, il Tottenham ha anche deciso di assecondare il proprio contesto, interno ed esterno. Da una parte c’è la costruzione in corso dello stadio il New White Hart Lane che avrà un notevole impatto sui conti del club ma assicurerà stabilità in futuro. Dall’altra, c’è anche la contrazione del mercato in Premier League: tra le big, solo il Liverpool e il Chelsea hanno speso tanto (e per tanti calciatori) sul mercato, basti pensare che la quota di investimenti per calciatori acquistati è scesa dai 2,10 miliardi della scorsa stagione agli 1,4 di quella in corso. Andranno aggiunti gli investimenti di gennaio, ma la diminutio è evidente.

Si pensi al Manchester United che ha acquistato solo Fred e Diogo Jota: un centrocampista e un terzino. Si pensi all’Arsenal che ha cambiato allenatore dopo vent’anni e farà la rivoluzione con soli quattro calciatori in entrata (Torreira, Leno, Sokratis e Lichtsteiner). Il Napoli, tanto per fare un confronto, concluderà la campagna acquisti con un numero maggiore di operazioni.

È una condizione nuova per la Premier League che di certo ha anche risentito dell’influsso delle nuove date. La chiusura al 9 agosto ha quantomeno “rallentato” alcuni affari, non ha permesso di esplorare fino in fondo tutte le alternative. Una notizia positiva per chi (torniamo al discorso di cui sopra) aveva un impianto già rodato dal tempo e dal lavoro, e potrà continuare a insistere sul miglioramento “da campo”. Non a caso, il tecnico che si è lamentato di più del mercato della sua squadra (oltre Benitez, ma lì siamo in un quadro politico e societario diverso) è stato José Mourinho. Ovvero, un allenatore vincente ma non caratterizzato da un’identità di gioco immutabile nel tempo.

Il Tottenham in Italia

Ultima, veloce considerazione. Anzi, una domanda retorica: come sarebbe accolto il Tottenham in Italia? O meglio: quale narrazione potrebbe essere fatta rispetto a un club che «non si è mosso sul mercato»? Abbiamo sentito (e sentiamo) migliaia di volte questa frase, in riferimento al Napoli, oppure a società italiane non particolarmente attive sul mercato (ricordiamo che proprio il Napoli ha investito 106 milioni di euro in questa sessione estiva). In Inghilterra, con e per il Tottenham, la realtà supera certe fantasie.

Ecco, da noi arriverebbero critiche a pioggia, accuse, lanci di uova e pomodori virtuali. Successe proprio col Napoli, lo scorso anno: dopo la vittoria nel preliminare di Champions, a Nizza, giornalisti e opinionisti negli studi Mediaset si chiedevano: «Com’è possibile che una squadra che non fa mercato possa migliorare i suoi risultati». Ne scrivemmo qui, un po’ sconcertati. Ora sorridiamo, pensando a quello che è successo nel Nord di Londra. A quello che succederebbe se Mauricio Pochettino fosse intervistato dallo stesso salotto tv. Sarebbe fantastico.

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