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Il professor Siciliano: «Sarò a Wembley per Sarri, ma Ancelotti può essere l’uomo giusto»

Uno dei luminari della robotica, grande tifoso del Napoli: «Sarri ci ha resi orgogliosi, anche se ne riconosco i difetti. De Laurentiis? I meriti di questo Napoli sono suoi, ma ha uscite infelici»

Il professor Siciliano: «Sarò a Wembley per Sarri, ma Ancelotti può essere l’uomo giusto»

Un luminare della robotica

Bruno Siciliano è uno dei signori della robotica, a livello mondiale. I lettori del Napolista lo conoscono, lo intervistammo qualche anno fa. È un luminare ed è un grande tifoso del Napoli. E grande tifoso è un eufemismo. Il professore insegna a Ingegneria alla Federico II dove gestisce un laboratorio che è un modello internazionale per la robotica. Si divide tra i suoi tre grandi amori: la famiglia, il lavoro e il Napoli. Quando può, lega gli appuntamenti calcistici a quelli professionali. Ha visto dieci trasferte di Champions su quattordici. Il prossimo weekend ne farà una senza il Napoli.

«Sarò a Wembley, per la prima volta nella mia vita, a vedere Manchester City-Chelsea, quindi Guardiola contro Sarri. La Community Shield. Non so se tiferò Chelsea, credo di no, è la squadra della Londra fighetta, non mi rappresenta. Ho acquistato biglietti in una zona neutrale. Ma indosserò la maglietta del Sarrismo, oltre alla sciarpa del Napoli ovviamente, anche se vado lì per vedere Wembley e Guardiola che sono due miti per me. Nei confronti di Sarri posso definirmi un nostalgico moderato. Sono un ingegnere, la mia parte razionale è più tedesca di quella dei tedeschi. Sarri è stato la mia anima napoletana. Il mio lato tedesco non mi ha impedito di vederne anche i difetti».

“Pedro il nuovo Callejon”

Il professor Siciliano sarà a Londra per una proposta di progetto internazionale che unisce la robotica alla medicina. È al vaglio dell’European Research Council, e se dovesse essere approvata se ne  parlerà a lungo. Un altro potenziale fiore all’occhiello del  lavoro alla Federico II. Il suo Prisma Lab è riuscito nell’impresa di invertire il fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli. In via Claudio, nel laboratorio che dirige, arrivano studenti e dottori di ricerca di tutto il mondo. 

Ma torniamo a Sarri, in questa intervista parliamo di calcio. «Un po’ mi manca, lo ammetto. Quest’anno guarderò il Chelsea. L’ho fatto anche l’altra sera, nell’amichevole contro l’Arsenal. È finita 1-1 ma hanno dominato. Nel primo tempo si è vista l’impronta di Sarri, Jorginho che smistava palloni, Pedro che faceva il Callejon e a sinistra un giovane fortissimo: Hudson-Odoi. Guarderò il Chelsea anche per verificare sul campo le accuse che sono state mosse a Sarri. Sono curioso di vedere se farà giocare l’intera rosa a disposizione. Non condivido le accuse che ora gli sta lanciando De Laurentiis. Sarri è un grande allenatore. Non dimentichiamo che, per ingaggiare lui, il Chelsea ha esonerato uno come Conte che, può piacere o meno, è un vincente e lo ha dimostrato anche a Londra».

Separazione naturale

Per il professor Siciliano quella che si è consumata tra Sarri e De Laurentiis è una separazione naturale. «Sarri voleva andar via, De Laurentiis stava già parlando con Ancelotti. Di certo, ripensando all’ultimo campionato, qualcosa è cambiato dopo Cagliari-Napoli. L’indomani mattina Napoli si svegliò sommersa di neve, ricordo bene. Stavamo volando, poi psicologicamente è successo qualcosa. Perdemmo in casa contro la Roma, una partita balorda. Facemmo venti tiri in porta, di cui dieci di Insigne con un solo gol. Da quella partita di Cagliari non è stato più lo stesso Napoli. Sono legato a Sarri perché nemmeno ai tempi di Maradona abbiamo imposto in questo modo in trasferta il nostro gioco. E lo ha fatto con calciatori di livello medio-alto ma senza top player».

Lo scudetto perso in albergo

Siciliano non trascura la sua anima teutonica: «Non mi sfuggono i difetti di Sarri. I calciatori sono arrivati stremati alla fine della stagione, c’era chi non si reggeva più in piedi. E con tutto l’amore che ho provato, devo riconoscere che è stato lui a perdere lo scudetto in albergo. Anche se la sconfitta di Firenze non mi ha per nulla sorpreso. Pensi che quella mattina rinunciai alla trasferta, evento eccezionale per me. Dopo aver visto Inter-Juventus in tv la sera prima, non ce la feci. Dissi a mio figlio: “il campionato è finito, restiamo a Napoli”. Sarri ha la sue responsabilità per quella partita, anche per come gestì la squadra quando rimanemmo in dieci uomini. Ma le ha anche la società. Un presidente che ci crede va a Firenze e sta vicino alla squadra. Come fanno sempre i quattro della Juventus: Agnelli, Marotta, Paratici, Nedved. Onnipresenti. Tranne in quel Roma-Juventus del campionato precedente, quando decisero di non festeggiare lo scudetto».

De Laurentiis

De Laurentiis divide il professor Siciliano ancor più di Sarri: «Sono un manager oltre che un ingegnere, non posso non apprezzare quel che ha fatto De Laurentiis con il Napoli e per il Napoli. È tutto merito suo quel che abbiamo visto in questi anni. Ha comprato il Napoli a 30 milioni e ora ne varrà almeno 400. È anche fortunato ma è soprattutto bravo. Contestarlo vuol dire non avere senso della realtà. In piena tempesta Sarri, con tutti noi ancora scossi dal saluto al San Paolo, lui che fa? Estrae Ancelotti dal cilindro. Un colpo formidabile. Non mi piacciono le sue uscite. Per esempio, va bene l’acquisto del Bari, capisco l’operazione, la considero una operazione intelligente. Mi chiedo: c’era bisogno di fare la presentazione il giorno del compleanno del Napoli? Potrebbe curare di più il rapporto con il pubblico. Ma, ripeto, contestarlo è da invasati. Anche questa ossessione Cavani secondo me non ha senso, sarebbe un’operazione che non sta in piedi. Come quella di Bonucci che torna alla Juventus. De Laurentiis è un bravo manager perché decide con freddezza, con distacco».

Gli facciamo notare che altrove, a Bari, il distacco, il fiuto imprenditoriale è considerato un plus viste le parole dette dal sindaco a De Laurentiis («La abbiamo scelta come imprenditore, non come tifoso»). Il professore allarga le braccia quasi sconsolato e dice: «Lo so». 

Ancelotti

Di Ancelotti ancora non si è fatto un’idea. «Ovviamente è un grandissimo allenatore. Forse si può dire che non sembra più l’Ancelotti smagliante di cinque anni fa. E che, come per Cristiano Ronaldo, potrebbe essere al suo ultimo contratto importante. Ma è uno che ha vinto ovunque, e di cui i calciatori parlano benissimo. Segno che sa tenere bene il gruppo, qualità che invece non aveva Sarri. Ancelotti è un Allegri più bravo. Ha un approccio completamente diverso rispetto a Sarri. Si è presentato definendosi aziendalista che qui a Napoli è considerata una cattiva parola»

Non condivide le critiche alla campagna acquisti: «Credo che il Napoli si sia rinforzato rispetto allo scorso anno. Reina era in fase calante; abbiamo perso Jorginho, ma Fabian Ruiz è fortissimo: sarà una delle sorprese della stagione. Poi c’è Verdi che è ambidestro, può ricoprire più ruoli, anche quello di centravanti. Piuttosto – aggiunge – visto il clima che c’è in città, sono preoccupato per il calendario. Le squadre di Ancelotti hanno quasi sempre avvii lenti. Non vorrei che inciampassimo nelle prime giornate e ci ritrovassimo in un’atmosfera poco piacevole. Però Ancelotti mi sembra avere il giusto distacco, fondamentale per vincere a Napoli. Come ci ha insegnato Ottavio Bianchi. Sarri era troppo sanguigno».

Lo scudetto perduto

Delle responsabilità per lo scudetto perso, divide le torte in tre fette e attribuisce il 60% agli arbitri («da un certo punto in poi abbiamo assistito a troppe stranezze») e il 20% a testa a Sarri e alla società. Poi, però, ha un ricordo: «Devo fare una tirata d’orecchi anche al pubblico». E torna a Napoli-Roma partita che considera chiave per la stagione: «È vero che per quell’incontro De Laurentiis aumentò i prezzi, così com’è vero che faceva molto freddo, ma ci stavamo giocando lo scudetto. Era una partita importantissima, venivamo da un lungo ciclo di vittorie e di calcio spettacolo, eppure quella sera ci furono soltanto 35mila spettatori paganti. Davvero pochi per una piazza come Napoli».


Il professore va ogni domenica allo stadio. «Nei Distinti, anche se non ho più l’abbonamento. Sono stato accolto, con i miei figli, nel gruppo Partenopei Boys 1926. Nei Distinti si trova di tutto, secondo me il settore che meglio rappresenta la tifoseria, mi ritrovo in pieno con quel che ha scritto dei distinti Maurizio de Giovanni nel libro “Il resto della settimana”». 

Domenica, però, sarà a Wembley. Per la prima volta nella sua vita. «Secondo anello del 
Club Wembley. Cercavo una partita emozionante per fare il mio esordio nel tempio del calcio. La sfida Sarri-Guardiola lo è decisamente».  

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