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La mano di Ancelotti

Lazio-Napoli, l’analisi tattica: l’idea di Ancelotti è di migliorare e ampliare il modello di Sarri. Ieri sera si sono viste cose nuove e interessanti.

La mano di Ancelotti

Quello che sapevamo già

Lazio-Napoli è stata una partita abbastanza facile da decodificare, soprattutto per chi ha ascoltato le parole di Ancelotti lungo tutta l’estate, dall’inizio del ritiro di Dimaro fino a ieri. Il Napoli visto all’Olimpico è frutto di un doppio lavoro: preservazione ed aggiornamento in senso di ampliamento. Un lavoro che ha funzionato, basta leggere il tabellino del risultato e quello delle occasioni concesse alla squadra di Inzaghi: 10 tentate conclusioni verso la porta, 3 non ribattute dall’interno dell’area (il gol di Immobile, i due corner nella ripresa) e una sola occasione concessa in Open Play nella seconda frazione. Lo stesso gol di Immobile non nasce da un errore strutturale, quanto da una pessima lettura di Mario Rui, Koulibaly e Albiol su un lancio lungo nello spazio per Immobile. Una situazione che la squadra di Ancelotti aveva sofferto molto a Wolfsburg e che ieri sera, invece, è stata quantomeno depotenziata.

Dal punto di vista della costruzione del gioco, il Napoli ha saputo alternare diversi stili. In ogni caso, resta una squadra che aumenta la sua fiducia e la sua presenza nella partita tenendo il pallone tra i piedi. Probabilmente, questo è il lavoro più duro che attende Ancelotti: fare in modo che i suoi calciatori sappiano essere e rimanere concentrati anche nei (pochi) segmenti di gara in cui sono gli avversari a tenere il possesso.

Quel “pochi” tra parentesi non è casuale. Anzi, è frutto della lettura dei dati. Come detto sopra, il modello di Sarri non è sparito, anzi è stato preservato. Solo che Ancelotti ha deciso di ampliarlo, e migliorarlo – come ha spiegato anche nel postpartita di ieri. Si parte dalle cose che la squadra sa fare meglio: il possesso palla dice 65%-35% in favore del Napoli; il numero di passaggi è ancora altissimo (746); il baricentro difensivo è decisamente avanzato (56 metri). Però, c’è anche qualcosa di nuovo. Cominciamo dalla passmap:

Immagine da 11tegen11

La posizione di Hysaj e Mario Rui spiega continuità e differenze rispetto al ciclo tattico precedente, la fascia sinistra continua ad essere il centro emotivo e tattico e tecnico della costruzione del gioco (45% delle azioni nascono da Mario Rui e Insigne), ma ora si passa anche dall’altra parte. Certo, la presenza offensiva di Allan è minore rispetto a quella di Zielinski un calciatore più mobile che offre meno riferimenti, liquido nell’interpretazione del ruolo di mezzala (secondo i principi di Ancelotti). Però le corsie esterne sono utilizzate con maggior frequenza, e alternanza, rispetto al passato. La prima opzione dopo la costruzione bassa passa soprattutto dagli esterni difensivi ed offensivi. Qualche dato a supporto, iniziando dai palloni giocati: Mario Rui 118, Koulibaly 110, Hysaj 105. Hamsik, regista teorico, si ferma a 89. Una quota più bassa di quella di Allan (94).

Da qui, è facile intercettare le novità di questa squadra: l’idea del gioco di posizione per superare la difesa avversaria, da applicare soprattutto con i giocatori più tecnici (quelli schierati a sinistra) convive ora con strade nuove e alternative. Il ribaltamento del fronte offensivo è una possibilità concreta, utilizzata con maggior frequenza rispetto al passato. Anche per questo abbiamo un dato a disposizione: dei 746 passaggi tentati dai calciatori del Napoli, 78 sono da considerare “lunghi”. In Lazio-Napoli della scorsa stagione, la proporzione era di 41 su 765.

Si tratta di un ampliamento percepito soprattutto in occasione del secondo gol, quello realizzato da Insigne. Un’azione puramente ancelottiana, per principi e meccanismi e scelte da parte dei calciatori.

Insigne si trova chiuso dal suo lato, non riapre su Mario Rui ma cambia il gioco su Hysaj. Il terzino albanese è altissimo, ha sostenuto l’azione offensiva, ha spazio e tempo per pensare e tentare il cross. Nel frattempo, il Napoli ha riempito l’area con tre calciatori, con le due mezzali e il centravanti (Allan-Milik-Zielinski), mentre Insigne crea il contro-lato debole dopo aver aperto sulla fascia “libera”. Allan sfiora il pallone, sembra una giocata inconsapevole e probabilmente lo è, solo che è una conseguenza di una “confusione” tattica che non è confusione. Anzi, è voluta e organizzata scientemente dalla squadra di Ancelotti.

È un gol che si sviluppa esattamente come vuole Ancelotti: il possesso palla è un’arma che da difensiva si trasforma in offensiva, si crea il lato debole e quindi nascono le condizioni per far male a una difesa necessariamente costretta a disordinarsi. A scalare due volte da un lato all’altro. Merito dei terzini in costante proiezione offensiva, che offrono sempre un’opzione di passaggio utile. È il rischio che corre questa squadra: tanti uomini nella metà campo avversaria comportano ampi spazi concessi nell’eventuale transizione. Ma torniamo al discorso precedente: Ancelotti dovrà lavorare su questo punto: finché il Napoli tiene palla e mantiene le giuste distanze, è una squadra difficilissima da affrontare. Lo sarebbe (e lo sarà) ancora di più quando riuscirà a mantenere gli stessi equilibri tattici e mentali anche senza gestire il possesso.

In realtà, anche il primo gol nasce da una situazione simile. Si concretizza con il gioco a due Hamsik-Callejon – una certezza per Benitez, prima ancora di Sarri -, ma nasce da un attacco posizionale portato avanti con molti uomini. Sotto, il frame che permette di capire quello che intendiamo:

Ampiezza e gioco di posizione che coesistono: mentre il triangolo di centrocampo è stretto per offrire linee di passaggio, Insigne e Hysaj (nei due cerchi) sono larghissimi, teoricamente pronti ad attaccare il fondo. L’azione si sviluppa con un pallone verticale verso Milik, la difesa della Lazio stringe e Mario Rui va in sovrapposizione interna; Insigne ha tempo e spazio per convergere e pensare il cross, dall’altra parte Callejon taglia dietro le spalle della difesa e Milik è solo davanti a Strakosha. Come combinare le idee di Sarri ed Ancelotti.

Conclusioni

Il Napoli visto ieri sera è una bozza in fase di rifinitura. È una squadra in netta continuità con il passato, ma che sta studiando nuove strade alternative per ingrandire le sue possibilità. Per crescere ancora, nella varietà delle soluzioni offensive. L’idea di Ancelotti è quella di creare un sistema rischioso, che possa muovere molti uomini in avanti mantenendo un buon equilibrio tra le due fasi. Da questo punto di vista, è stata significativa la scelta di Allan (il migliore in campo per rendimento) accanto ad Hamsik: contro avversari in grado di giocare con discreta qualità, la scelta del regista tecnico può essere abbinata ad un solo centrocampista dall’impostazione offensiva (ieri sera Zielinski). Per sfide contro squadre meno abili nelle ripartenze, sarà possibile costruire un reparto di mezzo più sbilanciato, anche perché il divario nel possesso palla sarà anche più ampio di quanto visto ieri sera.

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