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La fine della Masia: il Barcellona fa acquisti Galacticos, il Real Madrid compra i giovani

Uno scambio di ruoli, non totale eppure significativo: Vidal, Coutinho e Dembélé contro Odriozola e Vinicius. Come cambia il mercato di Real e Barcellona.

La fine della Masia: il Barcellona fa acquisti Galacticos, il Real Madrid compra i giovani

La crisi del talento

Uno dei pezzi più interessanti degli ultimi anni sul calcio giovanile e spagnolo è stato scritto da Antonio Moschella, per Rivista Undici. Racconta della fine della Masia, non tanto come istituzione ma come risultati rispetto alla crescita e alla valorizzazione del talento per il Barcellona. Che, nella scorsa stagione, ha schierato per la prima volta dopo 16 anni un undici titolare senza calciatori cresciuti nel suo vivaio.

Nel pezzo di Moschella, ci sono le dichiarazioni di un ex impiegato della Masia: «Il problema è che in molti hanno pensato che una generazione come quella dell’87 fosse ripetibile, e invece non è così. In primis perché non esistono altri Messi, ma anche perché nessuno avrà mai la libertà e il coraggio di Guardiola di promuovere i giovani». Insomma, il lavoro perfetto del Barcellona sui suoi giovani deve avere uno sfogo. Pep è stato uno sfogo nel quadriennio 2008-2012, ha promosso e lanciato tanti prodotti delle giovanili. Poi, però, qualcosa si è inceppato: nella produzione, e in chi gli è subentrato sulla panchina azulgrana. Prima Villanova, poi Tata Martino, infine Luis Enrique e Valverde. Nessuno ha avuto più il coraggio di investire in qualche nuovo campioncino. O forse, è anche che nessun nuovo campioncino aveva la giusta quantità di talento per poter venire fuori. Per poter pareggiare i suoi predecessori sui campi dell’immenso centro di formazione del club catalano.

Il mercato

E allora il calciomercato risente di queste dinamiche. Il Barça di oggi è un club che ha dovuto (o voluto?) ereditare l’idea degli acquisti galactici, tipica del Real Madrid. Nelle ultime due stagioni, sono arrivati al Camp Nou Dembélé, Coutinho, Malcom, Vidal. Per cifre altissime, addirittura 125 milioni per il fantasista brasiliano del Liverpool. Accanto a loro, giovani o giovanissimi di valore verificato, alcuni sono esplosi (Umtiti su tutti), altri sono ancora in attesa di esplosione (Alcacer, Semedo, i “nuovi” Arthur e Lenglet). Altri ancora sono già andati via (Digne e André Gomes, finiti entrambi all’Everton).

Insomma, è il rischio di fare player trading. Gli acquisti possono andare male, possono non combaciare con il tuo sistema. Possono essere anche “giusti” dal punto di vista progettuale (“un” Umtiti valeva “un” Semedo prima della prova sul campo), ma alla fine i risultati sono incontrovertibili. E ora il Barça si ritrova con una squadra ricchissima di talento, di alternative tecniche e tattiche, di grandi campioni. Ma con il solo Piqué come titolare vero cresciuto nel vivaio. Insomma, la narrazione della società culé è stata ribaltata negli ultimi anni. Ora è un top club come gli altri, viene da dire.

Il Real Madrid

Il paradosso è che i veri Galacticos, nel frattempo, hanno deciso di correggere il tiro. O meglio: l’ultimo colpo davvero top del Real Madrid risale all’estate 2014, con James Rodriguez acquistato per giocare con Ronaldo, Bale, Benzema. In panchina sedeva un nostro nuovo amico, Carlo Ancelotti. Da allora, solo operazioni per giovani di altissima qualità, calciatori da lanciare: Danilo e Kovacic nell’estate di Benitez, Morata un anno dopo (di ritorno dalla Juventus), Theo Hernandez e Ceballos l’anno scorso, Vinicius, Odriozola e Lunin in questa sessione. Più Courtois, appena presentato.

Insieme a loro, sono arrivati calciatori pian piano inseriti all’interno dell’organico. Stessa tipologia d’acquisto, prezzo inferiore: Asensio, Vallejo, quest’anno è toccato a Mascarell e Torrò, di rientro dopo gli anni nel Castilla. Come per il Barça, alcuni hanno fatto fiasco ed altri hanno invece segnato la storia del club. Si pensi ad Asensio e Kovacic, i due estremi del ragionamento.

Ecco, lo scambio di ruoli tra Barça e Real non è stato del tutto completato, diciamo che è ancora in corso. Come detto prima, è un paradosso, è un mix, un ibrido di modelli tra due club che prima erano antitetici nello sviluppo del mercato e poi hanno dovuto adattarsi al contesto. Il Real ha scelto la strada dei giovani, forse anche aiutato dalle vittorie degli ultimi anni. Il Barça, invece, non vince la Champions dal 2015 e non ha (più, o magari solo per il momento) un bacino giovanile di alto livello da cui pescare. E allora si rivolge al mercato, secondo una politica nuova e di grande sensazione (e sensazionalismo). Quest’anno vedremo come andrà la sfida incrociata.

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