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Come cambierebbe il Napoli con Cavani

Il calcio fluido di Ancelotti si adatterebbe perfettamente alle caratteristiche da centravanti puro del Matador. Che cambierebbe la prospettiva del Napoli e dei suoi nuovi, eventuali compagni.

Come cambierebbe il Napoli con Cavani

Il Napoli che cambierebbe (ancora di più)

Abbiamo già scritto più volte della transizione in corso nella vicenda tattica del Napoli. Il passaggio da Ancelotti a Sarri non sarà solo formale, modificherà anche la sostanza della squadra, il suo modo di stare in campo e approcciare al gioco. Si passerà da un calcio sistemico a uno più fluido, cambieranno compiti e attribuzioni e movimenti dei calciatori. Inevitabilmente, vedremo quindi cose nuove al posto di quelle vecchie. Soprattutto in attacco, le cose cambieranno. Anche per questo, oltre che per ovvie ragioni di valore tecnico, ci sentiamo quasi in dovere di appoggiare senza remore l’ipotesi del ritorno a Napoli di Cavani. Sarebbe un incastro perfetto, sotto ogni punto di vista.

Riprendiamo un articolo di questa stagione su Dries Mertens, sulla sua figura da “attaccante” piuttosto che da falso nueve”:

Il belga è diventato un attaccante associativo, alla ricerca del gol, al più dell’assist vincente. Un giocatore che galleggia, letteralmente, sulla linea della trequarti avversaria e si propone come ricevitore per un passaggio basso, interno o laterale, da trasformare poi in una giocata risolutiva (un assist, una conclusione). Non retrocede sulla trequarti per tenere e giocare il pallone, il Napoli di Sarri attacca in maniera verticale e comunque soprattutto dal lato sinistro – quello su cui Mertens tende a spostarsi per ricevere il maggior numero di palloni possibili, ovviamente nei piedi. Questo vuol dire lavorare da calciatore associativo. In questo caso, da attaccante associativo.

Ecco, nel calcio di Ancelotti questa figura fa fatica ad esistere. Il suo rapporto storico con il centravanti, con il numero 9, è più classico. Certo, Ancelotti si è anche rapportato (benissimo) con un fenomeno associativo come Benzema, ma per esaltare le qualità da rapace di Cristiano Ronaldo. Insomma, l’approccio è completamente diverso.

Come gioca Cavani

In un contesto del genere, Cavani ci starebbe a pennello. Attenzione, però: Cavani è un fenomeno puro, un calciatore fortissimo, un atleta mostruoso, in grado di adattarsi perfettamente a tutte le situazioni. Basta scorrere velocemente gli highlights della sua carriera: Edinson ha giocato da seconda punta a Palermo; da centravanti di transizione a Napoli; come esterno offensivo nel Psg di Ibrahimovic, poi come attaccante centrale nelle ultime due stagioni in Francia; nel frattempo, ha imparato a convivere in tandem con Luis Suarez nella nazionale uruguagia. Insomma, sa fare tutto e sa farlo benissimo. È una questione di aderenza, teorica più che pratica: in un sistema fluido come quello di Ancelotti, un centravanti puro, che sappia fungere da riferimento offensivo per allungare prima che per restringere la squadra, sarebbe perfetto.

Cavani avrebbe ed ha la qualità anche per interpretare un ruolo più vicino all’idealtipo di Sarri: è in grado di dialogare intelligentemente con i compagni, di retrocedere per legare i reparti come di rinculare in fase difensiva (ricordiamo tutti le sue corse verso la difesa con immediate ripartenze in avanti). Però privilegia altre situazioni: la lettura dello spazio dietro la linea avversaria; i tagli sui palloni dall’esterno; le corse in campo aperto verso la porta. Probabilmente, il suo unico difetto “tecnico” sta nella qualità del gioco in spazi ristretti, nel puro controllo di palla in fase di pressione. Esattamente la dote migliore di Mertens, giusto per chiarire le distanze e le differenze.

L’impatto sul Napoli di oggi

Cavani in un tridente con Insigne e Mertens – o con Insigne e Callejon, oppure ancora con Insigne e Verdi – sarebbe una sorta di acceleratore rispetto a questo cambiamento in corso. Il calcio di oggi è un sistema complesso, per cui il cambio di un solo calciatore nell’undici titolare modifica gli equilibri e le caratteristiche di un intero sistema. Ecco, la nuova occupazione dell’area di rigore e della trequarti offensiva garantita dal Matador cambierebbe le prospettive del Napoli e dei suoi calciatori. Insigne potrebbe esplorare nuove tracce di passaggio nel suo ruolo di rifinitore, si creerebbero spazi più ampi in zona centrale per gli inserimenti dei centrocampisti; i terzini, poi, avrebbero un uomo da cercare con cross spioventi dalla fascia, una soluzione che ha funzionato discretamente anche con Milik.

Inoltre, potrebbe anche prendere corpo l’idea di lavorare su un sistema alternativo, con lo stesso polacco riferimento offensivo fisso e Cavani seconda punta, secondo lo schema provato a Parigi con Ibrahimovic. Come soluzione alternativa, un surplus di fluidità in un contesto già fluido, potrebbe essere praticabile.

Il resto sta nell’iniezione di entusiasmo, fiducia e pura forza – tecnica ed emotiva – di un (ri)acquisto clamoroso, che in qualche modo completerebbe il Napoli anche agli occhi dei suoi tifosi più critici. Ci siamo già espressi in merito a questa condizione: il Napoli ha già un organico numericamente completo, più ampio e vario rispetto alle edizioni precedenti. Sta aspettando di capire come e dove andrà il mercato dei top player per capire se esistono le condizioni per piazzare un colpo. Un grande colpo. Magari un attaccante che sposta gli equilibri. Magari Cavani, che cambierebbe la storia –  tattica e non solo -, persino la percezione di questa squadra. E che avrebbe un impatto enorme, anzi già dimostrabile guardando il passato.

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