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Ancelotti e Meret, la reale rivoluzione del Napoli

Due novità tutt’altro che banali in una città e in un paese che confonde spesso la realtà e fantasia

Ancelotti e Meret, la reale rivoluzione del Napoli

Un paio di cose non banali

Nella remota eventualità che, nel mondo gestito oggi da sottosegretari che dubitano dell’allunaggio, a qualcuno ancora interessi la realtà, vale la pena far notare che al Napoli, squadra di calcio della città nella quale si è vissuta una apparente rivoluzione permanente per tre anni, oggi accadono un paio di cose non banali.

Per esempio la porta, nella stagione che sta per iniziare, verrà difesa dal più giovane numero uno della storia della società: Meret. Decisione, certo, che non è paragonabile, per impatto politico-calcistico, al conservare come leader indispensabile Reina, l’uomo del giro di campo triste, solitario y quasi final dello scorso inizio di campionato, ma è pur sempre un segnale interessante di scommessa sul futuro.

Mentre viviamo da alcuni mesi le ultime quarantotto ore decisive della precedente rivoluzione, Lippi – un signore che qualcosa di calcio mastica – dice che Ancelotti è il più grande allenatore degli ultimi dieci anni. E pare sia del Napoli. Anche qui, come nel caso controverso dell’Apollo 11, potrebbe non essere stato Lippi a parlare, ma una controfigura diretta dalla sapiente regia di un Kubrick dei nostri giorni. Eppure qualcosa può contare.

Si tratta di stabilire se ci interessa la realtà dei cambiamenti epocali che avvengono o dobbiamo continuare assiduamente a disinteressarcene in nome dei meme de la revolución.

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