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L’addio senza un saluto tra Sarri e De Laurentiis, la sintonia anche a tressette con Ancelotti

Tra i due non c’è mai stato feeling, solo un rapporto di lavoro. Con Carletto le passioni comuni di barche, elicotteri, e la condivisione del progetto aziendale

L’addio senza un saluto tra Sarri e De Laurentiis, la sintonia anche a tressette con Ancelotti

Il 14 luglio

Al destino piace giocare con le date e non sarà certamente un caso se la storia tra il Napoli e Maurizio Sarri si è ufficialmente chiusa il 14 luglio giorno di rivoluzione. Quella borghese, però, dove il popolo di fatto fu semplicemente manovrato da una nuova classe sociale che si affacciò prepotentemente alla ribalta scalzando la nobiltà. Dopo una lunga notte di mail e telefonate, il 14 luglio alle ore 10.30 del mattino, al collegio sindacale di Napoli e non alla piazza della Bastiglia, De Laurentiis e Sarri si sono detti addio dopo tre anni di convivenza più o meno forzata. L’allenatore toscano è poi volato a Londra dove è stato presentato con le foto e le dichiarazioni di rito.

Circa due mesi di trattativa che hanno partorito quasi un controsenso: il Napoli non ha incassato un euro per il passaggio dell’allenatore toscano a Stamford Bridge. I sessanta milioni di euro netti che la società di De Laurentiis intascherà sono tutti ascrivibili al trasferimento di Jorginho alla corte di Abramovich. Una doppia trattativa che comunque è stata laboriosa. Troppi i nodi da sciogliere. Dalle inezie come il contributo di solidarietà oppure su chi si assumesse l’onere di pagare i primi quattordici giorni di luglio in busta paga all’italobrasiliano (li ha poi pagati il Chelsea) fino a passaggi più importanti come la blindatura dei calciatori del Napoli.

Le penali per Sarri e il Chelsea

Il timore di De Laurentiis era di subire una razzia dal club di una delle zone più chic di Londra. Il calcio italiano non può reggere la concorrenza dei club inglesi: troppo ampio il divario economico. Il Napoli, così come quasi tutti i club di Serie A, non potrebbe competere con le offerte della Premier. E allora De Laurentiis si è battuto in questi due mesi di trattativa per ottenere una doppia clausola di salvaguardia. Nell’accordo finale sono state previste penali molto alte – sia per Sarri sia per il Chelsea – in caso di acquisto di un calciatore del Napoli. Penali decisamente fuori mercato, che costituiscono un sicuro deterrente per qualsivoglia tentazione. Di fatto, dopo Jorginho, il Napoli è off-limits per il Chelsea.

Chelsea che peraltro negli ultimi anni è diventato decisamente più morigerato rispetto alle sfacciate politiche espansionistiche di qualche anno fa. Anche la cifra che sarà versata a Sarri è decisamente inferiore a quella circolata in questi sui giorni sui media. È praticamente la metà. Visto che i poco più di sei milioni di sterline che saranno in busta paga, sono da calcolare al lordo. Un netto di circa tre milioni e mezzo per l’ex tecnico del Napoli. Ovviamente una somma considerevole per noi comuni mortali, ma probabilmente la più bassa e per distacco degli ultimi allenatori dei Blues.

Un addio, quello tra il Napoli e Sarri, che non è stato all’altezza dei risultati raggiunti e del gioco espresso. Al di là di quello ufficiale, nemmeno un saluto al termine di tre stagioni che hanno garantito altrettante qualificazioni in Champions: un record nella storia del club. Il rapporto tra De Laurentiis e Sarri non è mai veramente decollato. Per il presidente l’inizio del non ritorno fu il giorno della frase “col prossimo contratto voglio arricchirmi”. Come se il Napoli non fosse all’altezza delle ambizioni dell’allenatore toscano. A conti fatti i tre milioni e mezzo che Sarri percepirà al Chelsea, li avrebbe guadagnati anche al Napoli. Anche qualcosa in più, considerando il premio Champions.

Non c’è mai stata sintonia culturale

Tra i due non c’è mai stata una sintonia culturale. Troppo diversi. E non è stata soltanto una questione di gestione della rosa, di aver privilegiato un segmento di giocatori invece dell’intero gruppo. Sì, il presidente si è rammaricato, spesso anche qualcosa in più, per il mancato coinvolgimento di alcuni calciatori. Non a caso, l’altra sera, durante l’incontro con i tifosi Ancelotti ha sottolineato che Diawara è «un talento che in tanti ci invidiano». Un nome che non è stato buttato lì a caso. A un certo punto della stagione è parso quasi come se il Napoli fosse diventato piccolo rispetto a Sarri.

Le passioni in comune con Ancelotti

Per comprendere la differenza rispetto al passato, basta fare un confronto col rapporto che il presidente ha oggi con Carlo Ancelotti. A De Laurentiis brillano gli occhi quando parla del suo nuovo allenatore. Un uomo, prima che un allenatore, con cui condivide più passioni: “gli piacciono le barche, come a me; gli piacciono gli elicotteri, come a me, addirittura li guida; e poi erano anni che cercavo una persona che sapesse davvero giocare a tressette, che conoscesse la calabresella, la terziglia. Per non parlare della condivisione del progetto e dell’idea di azienda. Impresa impossibile con Sarri. Il loro è fondamentalmente stato il rapporto tra un proprietario e un dipendente. Sarebbe fantascienza, almeno per quel che si è visto a Napoli, immaginare Sarri dichiarare: «Sono un aziendalista e credo che ogni allenatore debba esserlo».

La forma dell’addio è stata in parte salvata dai due tweet del Calcio Napoli, giustamente celebrativi. Ora il club si coccola Carlo Ancelotti. Mentre a Londra stanno celebrando l’arrivo di colui il quale Abramovich considera e spera che potrà essere il Ferguson dei Blues. Sarri appare raggiante nelle prime foto dal campo di allenamento. De Laurentiis è entusiasta del suo nuovo tecnico. Quando una separazione produce due felicità, vuol dire che era la cosa giusta da fare.

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