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Il Napoli e il mercato stravolto rispetto al 2013: Albiol e Callejon pagati meno di Verdi

La stratificazione si è accentuata, il Napoli paga il gap economico con i top club ed ha difficoltà ad acquistare calciatori di alto profilo.

Il Napoli e il mercato stravolto rispetto al 2013: Albiol e Callejon pagati meno di Verdi

Ancelotti

La nomina di Carlo Ancelotti come nuovo allenatore del Napoli aveva stimolato la fantasia del mercato. Inevitabile ragionare in questo modo: uno dei migliori allenatori del mondo può, anzi deve rappresentare uno stimolo per quei calciatori che, in condizioni normali, farebbero fatica ad accettare il club partenopeo. Qualcuno pensava e pensa ancora a Benzema, ma non si parla del “grande attaccante”, piuttosto del “grande nome” in senso assoluto. Ovvero, il calciatore che lascia il Real Madrid, il Barcellona, il Bayern o la big della Premier per rimettersi in gioco.

Bene, finora tutto questo non è successo. Abbiamo scritto che l’incidenza di Ancelotti nelle dinamiche di trasferimento non si è ancora avvertita, ed è un po’ la traduzione del discorso fatto appena sopra. Come dire: anche noi ci sentivamo autorizzati a pensare a qualcosa di più. Ma è vero pure che siamo al 26 di giugno e non si è ancora mosso niente di importante. Pensiamo all’eventuale addio di Benzema al Real Madrid: per concretizzarlo, servirebbe che almeno due o tre top club muovessero qualche pedina ed innescassero l’effetto-domino; poi sarebbe necessario che il Madrid non alzasse troppo le sue pretese; infine, occorrerebbe che il centravanti francese decidesse di tagliarsi lo stipendio di qualche milione di euro.

Il contesto, e il ricordo di Benitez

Al di là del puro discorso temporale, vanno analizzati questi ultimi due punti. Perché Benzema è un caso particolare, ma allo stesso tempo indicativo: l’operazione che lo porterebbe a Napoli avrebbe costi enormi, probabilmente molto superiori a quelli sostenuti nel 2013 per Higuain. Che, però, era un attaccante di 26 anni, titolare della nazionale argentina e co-titolare al Madrid, con ampi margini di valorizzazione. Benzema è un prodotto raffinato e finito, eppure ha un doppio prezzo, tra cartellino e ingaggio, proibitivo per le casse di un club della borghesia europea come il Napoli.

È una questione di contesto, di stratificazione: abbiamo scritto che Benzema è un caso particolare, limite ma al tempo stesso indicativo, perché siamo al top eppure le dinamiche sono quelle. Rispetto al 2013, i prezzi sono lievitati per l’intero campionario. Cinque anni fa, il Napoli riuscì ad arrivare ad Albiol e Callejon (insieme ad Higuain), investendo cifre che oggi non bastano per acquistare Verdi. Che non si avvicinerebbero minimamente ai costi di un’operazione similare, come ad esempio potrebbe essere quella di Nacho, terzino destro e/o centrale difensivo del Real Madrid.

Con le dovute proporzioni, il Nacho di oggi è l’Albiol del 2013: 28-29 anni, un ruolo da comprimario nel Real Madrid e nella nazionale spagnola, anzi l’attuale difensore del Napoli vantava una quarantina di presenze nella Roja contro le attuali 18 di Nacho Fernandez. Eppure, per acquistare Nacho Fernandez servono almeno 30 milioni. Anzi, la soglia dei 30 è quella minima, perché corrisponde alla valutazione di Transfermarkt. Albiol è stato pagato 12 milioni di euro, meno della metà, nel 2013.

Yerri Mina

Per capire di cosa parliamo, c’è un articolo interessante del Corriere dello Sport questa mattina in edicola. Si parla di Yerri Mina, 23enne difensore del Barcellona. E della sua presunta prigione dorata (molto dorata), costruita sul e dal calciomercato: «A fronte di un impiego quasi nullo, sono stati spesi 12 milioni per il suo cartellino. Il suo contratto prevede una clausola da 100 milioni e un ingaggio da 3,2 milioni di euro: numeri di cui adesso Yerry Mina è in qualche modo prigioniero. Perché il Barça vuole venderlo, ma non in prestito. E lui vuole andare via. Ma con quell’ingaggio chi lo prende? Attenzione, in Italia ci penserebbero ancora, ma serve che il Barça collabori. E parecchio. O che Mina rinunci a più di qualcosa per ricominciare».

Il Napoli potrebbe pensare a Yerri Mina, certo che potrebbe. Anzi, per il calciatore sarebbe un downgrade perfetto per mettersi in gioco. Per valutarsi e valorizzarsi davvero in un contesto di alto livello, ma ancora distante dal Barcellona. Eppure, è praticamente impossibile. Il calciomercato ha alimentato una vera e propria bolla che in pratica taglia fuori i club che non possono offrire stipendi elevati. È il discorso dell’overperforming tra bilancio e risultati che abbiamo fatto anche a gennaio, il Napoli continua a prosperare in un mercato chiuso, tra prezzi che salgono di riflesso ai grandi affari dei top club.

Conclusioni

Ancelotti non ha un profilo alla Benitez, ha dei buoni uffici con alcuni dei migliori calciatori del mondo, ma il suo lavoro è di tipo psicologico e tecnico, più che manageriale. E poi il suo arrivo non influenza il contesto né tantomeno pianta e/o fa crescere l’albero dei soldi, come il gatto e la volpe. Il Napoli vive una difficile condizione di terra di mezzo, per cui gli acquisti all’altezza o migliori dei suoi elementi titolari sono pochi, e ben riconoscibili. Per questo, sono pure quasi inaccessibili.

Abbiamo ricordato i 12 milioni dell’affare-Albiol. Negli stessi giorni De Laurentiis, Bigon e Quillon, ovvero #teamBenitez, completavano l’acquisizione di José Maria Callejon per 10 milioni di euro. Oggi, l’equipollente Lucas Vazquez vale 25 milioni di euro come base d’asta su Transfermarkt. Un altro calciatore simile, Jesé Rodriguez, è stato venduto per 25 milioni di euro al Psg nell’estate del 2016. Due volte e mezzo Callejon. Oggi è reduce da due prestiti in due club che nel frattempo sono retrocessi, il Las Palmas e lo Stoke City. Il calciomercato è cambiato, e di molto.

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