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Insigne capitano dell’Italia sembra il segnale di un reale cambiamento

Mancini ha lanciato un segnale fortissimo, il Napoli è il centro nevralgico del nuovo calcio italiano e l’Italia riparte da questa squadra

Insigne capitano dell’Italia sembra il segnale di un reale cambiamento

Il Dalì di Frattamaggiore

Un forte segnale lanciato da Mancini quello di affidare la fascia di capitano a Lorenzo Insigne, proprio nella partita della nazionale all’Allianz Stadium di Torino. Inconsapevole o meno, la decisione appare come un monito forte ad una nazione pallonara troppe volte al centro di barbare iniziative di intolleranze e razzismo territoriale. Insigne, il Dalì di Frattamaggore, è il simbolo del nuovo progetto azzurro che nasce dalle ceneri di quello naufragato con l’insensata scelta di non schierarlo nel match da all in contro la Svezia. Quello che prevedeva ancora il potere oligarchico ad appannaggio di senatori oramai sfiniti, con i chiodi in mano da apporre al muro per le scarpette.

Stella del Napoli di Sarri

Non è forse lui, il Magnifico che ci tirò fuori dal Medioevo per accendere la la scintilla del Rinascimento? Ebbene in questo periodo storico, in cui l’Italia sembra tornare indietro di ventenni, con pericolose idee xenofobe e conservatrici delle più nere, il calcio riparte da un napoletano che ha nei piedi e nel sangue le caratteristiche del resiliente e rivoluzionario. Sembrano tempi lontani ed invece fino a ieri proprio il Napoli di Sarri insegnava al mondo italico un nuovo modo per rappresentare il calcio e dunque chi se non un suo interprete per indicare la via?

Lorenzo è passato in poco tempo da bersaglio mobile di cori beceri a rappresentate aulico di un misero sistema in affanno, per intenderci, quello che chiede a gran voce di affidare la porta ancora una volta a Buffon. Quello, per capirci, che non ha alzato un dito per difendere Balotelli dopo il vergognoso striscione mostrato in Svizzera. Mancini ha lanciato un segnale fortissimo, il Napoli è il centro nevralgico del nuovo calcio italiano, e l’Italia non può fare almeno di difenderlo e attingere dalla sua classe e dai suoi figli la chiave per tornare ad alti livelli.

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