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La cultura aziendalistica ci spiega il crollo del Napoli a Firenze

La squadra era in riserva di energie e Sarri non è stato in grado di scuotere il gruppo dopo Inter-Juventus. Ma è da Sarri che bisogna ripartire. Perché manca davvero poco.

La cultura aziendalistica ci spiega il crollo del Napoli a Firenze

Le dinamiche psicologiche di gruppo

Premetto che ho aspettato qualche settimana per metabolizzare il lutto e solo ora riesco ad essere più lucido. Ma sempre combattuto. Perché per me Napoli è una realtà genetica e sentimentale e la mia napoletanità è un concetto ancestrale per cui, di fronte al mio Napoli, ragiono spesso di “pancia”; ma i succhi di cui mi sono nutrito scaturiscono da un altro terreno: quella maledetta cultura aziendalistica e manageriale che non lasciava spazi alla teoria degli alibi.

E allora mi sono chiesto: che cosa è successo a Firenze? Perché siamo crollati? Dobbiamo credere alla tesi, sostenuta da Sarri, che il risultato di San Siro abbia spento una luce in testa ai giocatori del Napoli?

Sì, Sarri ha ragione e non è una spiegazione semplicistica. Si tratta, se si riesce a leggere tra le righe dei suoi commenti post-partita con il Torino, anche di una straordinaria, seppur non esplicita, auto-analisi che individua una sua responsabilità nella gestione delle dinamiche psicologiche del gruppo.

Qui non c’è nessuna spiegazione tattica perché il Napoli la settimana prima aveva dimostrato all’Italia intera cosa significava “stare bene in mezzo la campo”.

Qui non c’è nessuna ragione atletica perché a questo punto della stagione quasi tutte le squadre “camminano”.

Qui c’entra il potenziale della risorsa umana e la capacità di gestirne le evoluzioni.

Il potenziale della risorsa umana

Il potenziale della risorsa si basa su due postulati:

  • Ogni individuo ha una specificità di energia, attitudini, capacità, predisposizioni delle quali una parte viene utilizzata per il ruolo che svolge e la restante parte che non viene utilizzata si chiama potenziale o potenzialità. Siamo dei barattoli, dei contenitori di diverse dimensioni in base al dna, alla costellazione del momento in cui lo spermatozoo di nostro padre incontrò l’ovulo di nostra madre. agli studi, alle esperienze, alla rete di relazioni maturate nel corso degli anni
  • Il surplus di dotazione individuale non ancora utilizzato DEVE essere individuato dal manager-allenatore  che ha l’obiettivo di saturare il barattolo per avere una prestazione caratterizzata dalla massima efficienza. Quando il barattolo ha utilizzato tutte le sue energie e attitudini per raggiungere il livello di prestazione richiesta, il compito del capo-allenatore è sicuramente quello di elogiarlo ma, nello stesso tempo, di approfondire l’analisi su quella risorsa prima che gli si venga richiesta una performance mentale di livello ancora superiore. Perché se hai una Fiat 500 tra le mani non puoi pensare che questa possa competere con una Mercedes. Sarri è stato bravissimo a gestire i suoi “barattoli” fino alla partita di Torino, anche se un segnale lo aveva ricevuto il 3 marzo quando il Napoli ha perso in casa con la Roma solo due ore dopo la vittoria al 95’ della Juve con la Lazio. E, in quel caso, il mister doveva approfondire! Doveva capire che i “barattoli” erano ormai saturi.

Quando la squadra ha esaurito la sua riserva di energie

Ma cosa si verifica se al “barattolo” che ha già utilizzato tutta la sua riserva di energie continuo a chiedere un livello di prestazione che ecceda addirittura il suo potenziale? Succede che quel “contenitore”, di fronte al primo evento non favorevole (risultato di Inter Juve), probabilmente anche influenzato dalla campagna, mediatica e social, orientata al vittimismo, si deprime manifestando i classici sintomi della demoralizzazione come la  riduzione del tono dell’umore, assenza di reattività, rallentamento motorio. 

Sarri tutto questo lo sapeva e come allenatore-capo doveva dimostrare migliori capacità di governo degli uomini a disposizione. E anche il presidente che, sbagliando sempre il “come” (tempi, modi, strumenti) del processo di comunicazione (ma questo lo sapremo tra qualche settimana), nella sostanza (il “cosa” della comunicazione) aveva ragione. Perché forse aveva provato a dire a mister Sarri che era il momento di utilizzare altri “recipienti” il cui surplus di potenziale ancora non era stato utilizzato.

Ecco perché Sarri deve rimanere. Manca poco per far crescere le dimensioni di quei  “barattoli”. La sconfitta è una opportunità per individuare le cause per fare meglio. La cultura della vittoria passa per le partite perse.

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