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Il crollo della Juventus è un disastro che coinvolge il calcio italiano

La disfatta contro il Real Madrid dice che il nostro calcio è immerso in bolle speculative e – dopo l’Italia fuori dai Mondiali – certifica la nostra irrilevanza come movimento. Napoli compreso

Il crollo della Juventus è un disastro che coinvolge il calcio italiano
Una bella immagine di Buffon e Cristiano Ronaldo, al termine della partita. Dal sito ufficiale della Juventus

Le bolle speculative

Il crollo della Juventus in casa – personalmente tanto inatteso quanto sperato – è un disastro ben peggiore della nazionale italiana fuori dai mondiali russi. Dunque, ahimè, ci coinvolge tra la polvere dei suoi numerosi detriti.

Ci dice, anzitutto, che il calcio del Belpaese è immerso in mille bolle speculative incastonate una nell’altra, delle quali la maggiore è appena scoppiata ieri sera. E se il Napoli, da seconda potenza del campionato, vive la propria – il record di punti, l’estetica del gioco e l’assenza di trofei da tre anni a questa parte – la Juventus ha mostrato ieri di essere immersa in una ancora più gigante: nell’ansia di mostrarsi unico altare della vittoria si è a tal punto disinteressata del gioco e delle sue caratteristiche minime elementari da soprassedere su problemi concreti e serissimi – la tenuta dei propri campioni, il valore assoluto della propria rosa e l’incapacità di rinnovarsi.

L’irrilevanza europea di Juve e Napoli

Sono pessime notizie, perché queste due squadre sono, incontrastate, alla testa del campionato e, di fatto, non sono riuscite a misurarsi con nessuna realtà sovranazionale. Esiste, cioè, un gap culturale prima ancora che economico col resto del continente tutt’altro che trascurabile.

La sensazione è che entrambe abbiano fallito in tal senso perché troppo concentrate a trovare la posizione migliore nelle scaramucce casalinghe. Il Napoli ha rinunciato alle coppe per giocarsi ogni cosa tra le mura nazionali; la Juventus ha pervicacemente continuato a dire che contavano solo i tre punti in Serie A e chiunque obiettasse sulla pochezza del suo gioco fosse un incompetente infiacchito nei costumi dalle sirene della moda. Il risultato è che sono arrivati due calci nel sedere che ci hanno scansato con poca fatica. Per ora, almeno. Vedremo cosa accadrà a Madrid.

La provincializzazione

Insomma, sembra strano a dirsi, ma si è provincializzata anche la Juventus. E lo ha fatto principalmente, a mio avviso, perché nel contrasto interno con il Napoli, e a valle di due finali perse su tre, ha osservato uno smottamento del terreno culturale su cui ha da sempre basato la propria egemonia nazionale. Un dominio basato sull’idea debole che la vittoria, pur fondamentale, copra tutto il resto, contrastata da un’idea altrettanto debole in quanto consolatoria, in casa napoletana, che tutto il resto sia invece l’unica cosa che conti al di sopra della vittoria.

Resta un rammarico. Ed è che questa sconfitta poderosa mostra una falla importante nella costruzione bianconera, che il Napoli durante la stagione sembrava potesse quasi sfruttare – quando, tenendo dietro i bianconeri mediante un gioco di certo più esaltante oltre che redditizio, ha iniziato ha presentarsi come alternativa culturale al motto di Boniperti. Ma, neanche a dirlo, l’occasione si è spenta presto in quanto figlia più delle vicende contingenti che di una idea discussa e costruita, riportando tutto all’ordine storico delle cose.

Insomma si gode, è evidente, ma si gode sotto le macerie della nostra comune irrilevanza. Vedremo chi sarà il primo a provare a rimetter su un mattone.

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