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L’errore arbitrale c’è stato, ma la psicosi della Juventus può fare solo il male del Napoli

Cosa resta di Cagliari-Juventus, cosa non deve restare. E il ricordo di due anni fa, quando il Napoli scoppiò a Udine subito dopo il derby di Torino.

L’errore arbitrale c’è stato, ma la psicosi della Juventus può fare solo il male del Napoli

Cosa resta di Cagliari-Juventus

Ci siamo, doveva succedere. La Juventus incappa nel primo caso arbitrale controverso, tra l’altro nell’anno del Var. E in un nulla è già scoppiato il finimondo, tra commentatori, giornali, social media e semplici appunti dei tifosi. Il Napoli è ancora primo in classifica, in tutto questo, e sembra aver sviluppato la normalità di questa condizione. Ha un punto di vantaggio sulla Juventus, che è “inciampata” nella prima valutazione grandemente favorevole della stagione. Una valutazione sbagliata?

Sì, perché basta ripercorrere tutte le moviole del giorno dopo per rendersi conto che qualcosa è successo. Qualcosa di grave, sì, ma che non può far (già) gridare allo scandalo, al complotto internazionale e intergenerazionale. Meglio di tutti lo ha spiegato Luca Marelli, ex arbitro, sul suo blog. Il gol della Juventus era da assegnare per regolamento, esattamente come il rigore al Cagliari. Che non è stato rivisto al Var, una settimana dopo che con Mertens è stato applicato lo stesso metro di giudizio.

Anche questo, se ci pensiamo, ci sconsiglia di esagerare con i toni polemici. Assorbito che nel gol della Juventus c’è un’interpretazione non difforme dal regolamento, l’episodio chiave resta il mani di Bernardeschi. C’è differenza rispetto al caso-Mertens? Sì, c’è una dinamica leggermente più chiara. Ma da qui a sentirsi traditi per “il calcio malato” o per “il solito pasticciaccio degli arbitri” ce ne passa, eccome.

Cosa (non deve) resta(re) di Cagliari-Juventus

Per tutto questo, e per la situazione che si è delineata in classifica, la psicosi arbitrale è l’ultima cosa che serve al Napoli. La teoria del complotto, della sudditanza psicologica, del “campionato già deciso”. Pensieri che cozzano con quel che il Napoli è stato, con quel che il Napoli sembra poter essere. E cioè una squadra candidata allo scudetto in maniera autorevole, che esprime la sua forza sul campo e non si perde dietro sterili polemiche arbitrali.

Basta tornare con la mente a due anni fa, quando a Udine il signor Gonzalo Higuain esplose in una reazione senza senso e mise fine alla rincorsa alla Juventus. Certo, non fu tutta colpa sua, ci mancherebbe. Ma il fatto che quella fosse la prima partita dopo Torino-Juventus 1-4 – ricorderete il caso Bonucci-Rizzoli – non deve passare inosservato. Perché non fu certo un caso.

Il Napoli scoppiò per inesperienza e mancanza di qualità rispetto alla Juventus, certo, ma anche perché la condizione mentale di chi si sente derubato – verificata o meno – non è mai facile. È sempre suscettibile. E infatti “bastarono” alcune interpretazioni arbitrali negative, alla Dacia Arena, per cancellare le residue speranze di scudetto.

Cosa deve restare di questa prima parte di stagione

Il Napoli è arrivato alla ventesima giornata con 51 punti. Ne ha persi 9, e tutti quelli che ha perso li ha persi con pieno merito. Anzi, forse in alcune partite non avrebbe meritato davvero di vincere (ci vengono in mente Udinese-Napoli e Roma-Napoli), per esempio, quindi è una grande squadra. Che vince tanto, perché subisce poco. Tiene la Juventus a distanza minima, in un duello aperto e finora contaminato solo di striscio dai casi arbitrali. Ecco, questo deve essere il nostro discorso. Questo deve essere il nostro approccio.

È l’unico modo che abbiamo perché il Napoli possa davvero pensare di fare la corsa con la Juventus: concentrarsi sul campo e solo su quello, le energie che si investono fuori sono solo energie sprecate. C’è da sistemare qualcosa nel rapporto tra gli arbitri e il Var, l’abbiamo scritto anche noi (e secondo noi è il vero tema, il rapporto con la tecnologia). Non c’è serenità da parte della categoria dei direttori di gara, perché ora i loro errori sono ancora più gravi. Ecco, per un Napoli, per questo Napoli, non potrebbe andare meglio di così. La psicosi mettiamola via, in questi quindici giorni e nei cinque mesi che verranno. È tutt’altro che utile. Anzi, è più utile agli altri che a noi. La storia è una prova, in certi casi.

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