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Il progresso di Allan: da papabile riserva ad anima (anche tecnica) del centrocampo

Una crescita mostruosa, Allan ha saputo integrare i miglioramenti nel palleggio all’interpretazione perfetta del ruolo di equilibratore a centrocampo.

Il progresso di Allan: da papabile riserva ad anima (anche tecnica) del centrocampo
Allan (Carlo Hermann)

Estate 2017

Allan Marques Lodeiro è arrivato a Napoli nell’estate 2015, ed è stato una piccola rivoluzione. Da anni, il Napoli era alla ricerca di un calciatore con le sue caratteristiche: fisico, corsa e una tecnica elementare ma non analfabeta. Un perfetto mediano per un centrocampo a due, solo che Sarri ha cambiato il Napoli e Allan è diventato un punto fondamentale come equilibratore del gioco, a destra, accanto a ragionatori più fini come Hamsik e Jorginho.

Un anno dopo, sono arrivati Zielinski, Diawara e Rog. In un’ipotetica griglia in prospettiva, il brasiliano sarebbe finito alle spalle dei due giovanotti e ovviamente dell’intoccabile Hamsik. Al massimo, l’ex Udinese sarebbe stato in competizione con Rog per il ruolo di prima riserva, con Zielinski mezzala destra di riferimento accanto al regista (Jorginho/Diawara) e l’intoccabile capitano slovacco. L’anno scorso, per un po’, è andata proprio così: Zielinski seppe ritagliarsi il suo spazio, Sarri ruotava lui e Allan come interni e il mondo sembrava aver preso la strada prevista. L’estate del 2017 e la nuova stagione arrivano e partono con questi presupposti.

Poi qualcosa è cambiato. Allan è partito davanti, ha continuato ad essere davanti. Oggi è ancora davanti. Nessuno si sorprenda, e non è “colpa di Zielinski perché non è cresciuto”. No, stavolta è merito di Allan.

Il punto di partenza

La piccola rivoluzione di Allan, all’inizio della stagione 2015/2016, è stata raccontata in un vecchio pezzo del Napolista:

Allan è il calciatore-novità dell’organico azzurro. Quello che serviva ed è sempre mancato, soprattutto nel biennio di Benitez e nelle ultime due stagioni di Mazzarri. Allan è, finalmente, il centrocampista che utilizza benissimo la sciabola, bene il fioretto, alla grande la testa. Possiede la famosa e imprescindibile garra, i piedi educati, la giusta attenzione tattica. E, soprattutto, sa essere sicurezza assoluta.

Fateci caso: Allan insegue l’avversario, alla ricerca della palla. La recupera con la forza, la tiene vicina, e si fa una fatica immane a portargliela via. Poi non la getta mai, preferisce la giocata pulita per il compagno meglio piazzato. Infine corre a farsi vedere, a proporsi per l’azione successiva. Sempre. Un martello continuo, infinito.

Allan è partito da qui, in una squadra che parlava un linguaggio tecnico elevato, ben oltre la media ma con una media non eccellente. Poi il dialogo col pallone è molto migliorato, è cresciuta la qualità complessiva (del gioco e dei giocatori) e allora Allan sembrava destinato a cedere il passo. A retrocedere, quantomeno, nell’ordine di partenza per un posto da titolare.

Migliorare

E invece no, qualcosa è cambiato. Anzi, qualcosa è migliorato, Allan è cresciuto, è diventato un centrocampista completo senza rinnegare le sue caratteristiche migliori. La giocata non è più basica, è lontana dal campionario di Zielinski o di Hamsik, ma riesce ad andare oltre la banalità del tocco o la forza motrice della percussione. Le letture sono avanzate, e vengono assecondate da una tecnica molto progredita. C’è un’azione, in questa prima metà di stagione, che in pochi ricordano ma rappresenta un turning point emotivo importante per il Napoli. E nasce da un’intuizione di Allan, da un suo pallone giocato con grande qualità:

Nel Napoli di oggi, Allan è importante perché sa abbinare palle del genere al suo repertorio classe. La somma delle sue caratteristiche, oggi, restituisce un calciatore composito, completo, e perfettamente aderente ai compiti che gli vengono richiesti. Che venivano richiesti ad Allan prima della sua crescita e che esistono ancora, ma vivono insieme ad altro. Secondo noi, la concorrenza di e con Zelinski ha saputo stimolare il brasiliano sulla strada della definizione di sé stesso, sulla coltivazione delle proprie qualità. Oggi Allan vale il 62% dei duelli individuali portati a casa, una precisione dei passaggi pari all’89% e pure 15 occasioni create in 17 partite giocate in campionato. Sa fare tutto, lo sa fare bene. Meglio degli altri, magari non è una definizione totale ma vale in certi ambiti, per certe valutazioni. Come definirlo altrimenti, se non con il termine “insostituibile”?

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