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Il Napoli paga il complesso d’inferiorità nei confronti della Juventus

Come ogni anno, il Napoli impiega sempre troppo tempo a riprendersi dalle sconfitte con i bianconeri. L’inattesa involuzione di Sarri che ha perso il sorriso

Il Napoli paga il complesso d’inferiorità nei confronti della Juventus

La partita di Rotterdam si è giocata in Ucraina

È inutile negarlo. Buona parte della partita del Napoli non si è giocata a Rotterdam, ma in Ucraina. Alla notizia dei gol dello Shakhtar Donetsk, e ancor di più quando si è capito che il City non aveva alcuna voglia di lottare per una partita inutile, il Napoli si è come spento.

E sicuramente questo è un limite.

Però a freddo mi chiedo quali sarebbero stati i nostri commenti se una qualsiasi altra squadra, prendiamo a caso la Juventus, avesse diminuito l’intensità fino a perdere nel finale una partita ormai inutile per la qualificazione. Sicuramente si sarebbe parlato di sano pragmatismo e di giusto risparmio di energie in vista dei prossimi impegni.

Resta però il fatto che Napoli ha giocato male (e non ci siamo abituati) e forse qualche problema c’è.

Forse la verità è solo che dal calendario dovrebbero cancellare la partita con la Juventus.

Crocevia psicologico negativo

Troppo spesso una non-partita, una fatica mentale immane fatta di attesa, preparazione meticolosa, stress da esame, fino a svuotare la squadra di quelle energie mentali che, appena una decina di giorni fa, avevano fatto scrivere al Napolista “…Non abbiamo più il complesso di dover piacere, che poi è una variante del complesso d’inferiorità…“.

Quello con la Juventus purtroppo si conferma un crocevia psicologico negativo, un ritorno imperioso del complesso di inferiorità che indebolisce la squadra azzurra nella testa e nelle gambe, ma che soprattutto destabilizza l’ambiente. Eppure dovremmo essere abituati a perdere con la Juventus, non si tratta di una squadra che il Napoli è abituato a battere.

Invece, nonostante tutto, le scorie restano ogni anno e passa tempo prima di superare il contraccolpo.

Gli anni passati

Basta tornare alla scorsa stagione, quando, subito dopo la sconfitta di Torino, il Napoli giocò una delle sue partite più brutte in Turchia contro il Besiktas, riuscendo a non perdere solo a 8 minuti dalla fine. Poi pareggiò in casa contro la Lazio, più per mancanza di certezze mentali che per un deficit di gioco.

Dovettero passare tre settimane prima di ritrovare una (sofferta) vittoria ad  Udine.

Addirittura due stagioni fa, dopo la sconfitta allo Stadium del 13 febbraio 2016, il Napoli inanellò una serie di performance negative che andarono dalla sconfitta a Villarreal, ai brutti pareggi in campionato con Milan e Fiorentina, facendosi nel frattempo eliminare definitivamente dall’Europa League dagli spagnoli, prima di riprendersi. Sedici giorni pessimi, e cinque partite senza vittorie.

L’inutile partita persa di ieri si può anche superare, a patto che l’intero gruppo di Maurizio Sarri sia consapevole che ormai la sconfitta casalinga con la Juventus è acqua passata.

L’inaspettata involuzione di Sarri che ha perso il sorriso

Una delle principali preoccupazioni riguarda invece proprio l’allenatore del Napoli. In questi ultimi giorni ha subito un’involuzione inattesa. È tornato a mostrare la faccia un po’ triste, poco serena, e soprattutto è sembrato di nuovo pronto a lamentarsi. Una fase che sembrava ormai superata rischia di riproporsi sorprendentemente.

Maurizio Sarri non ama perdere. È talmente bravo e talmente perfezionista che quando il Napoli esce battuto dal campo, soprattutto quando accade non per semplici errori individuali, ma perché magari l’allenatore avversario lo ha imbrigliato preparando la partita meglio di lui, dà tanto l’impressione di innervosirsi, anche se fosse solo con se stesso.

Questo aspetto caratteriale uscì fuori la prima volta in quella famosa Napoli-Inter di Coppa Italia in cui apostrofò di brutto Mancini. Fu chiaro a tutti che si trattò di uno scatto di rabbia, di una reazione impulsiva.

L’altro Sarri triste l’abbiamo conosciuto dopo la partenza di Higuain, rinuncia forse mai completamente digerita, e dopo ogni sconfitta contro la Juventus di Allegri.

Spero proprio che il Sarri sorridente e simpatico, che pensa dieci secondi in più prima di esternare le sue opinioni, che tira fuori la battuta divertente, che non si lamenta e non irrita i suoi colleghi, torni al più presto. Sarebbe il segnale di una ritrovata serenità.

Il lavoro è appena all’inizio

Anche perché il lavoro è appena all’inizio. Il Napoli resta impegnato su tre fronti e non si può permettere di mollare la presa appena a dicembre.

Resta solo da capire quanto l’Europa League interessi realmente al Napoli e a Napoli.

Non vorrei che ancora una volta una competizione internazionale si rivelasse un fastidio per società, squadra e ambiente.

Anche perché l’Europa League fa crescere calciatori e società, è fondamentale per il ranking, e soprattutto, rispetto alla Champions League, è molto più alla portata del Napoli.

Napoli che, insieme alla favorita d’obbligo Atletico Madrid, è la mina vagante del torneo e forse una delle migliori squadre tra le 32 che si giocheranno la coppa.

Tra l’altro il Napoli potrà operare anche un turnover maggiore in Europa League rispetto a quanto avrebbe fatto in un eventuale ottavo di finale di Champions. E mantenere intatte le possibilità di andare avanti in Coppa, senza però intaccare le chance di campionato.

Gli azzurri ed il loro allenatore devono solo azzerare tutti i cattivi pensieri. E, come ha scritto Il Napolista, è il momento del silenzio.

Almeno fino a domenica, quando chi ama il Napoli dovrà sostenere ancor di più la squadra.

Perché l’amore si dimostra nei momenti difficili.

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