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Il Napoli e i suoi tesserati sono ricchi, il Napoli squadra popolare è letteratura

Una foto sul paragone Maradona-Fidel e Insigne-Salvini fa capire quanto la poesia sul Napoli operaista abbia preso il sopravvento sulla realtà. Ma il Napoli è una squadra alto-borghese.

Il Napoli e i suoi tesserati sono ricchi, il Napoli squadra popolare è letteratura

Tutto nasce da Salvini

Un amico mi inoltra un’immagine che contrappone Diego Maradona con Fidel Castro e il fatidico selfie di Matteo Salvini con Lorenzo Insigne, De Laurentiis jr e Callejòn. Una scritta recita: “Poi ti chiedi perché non avrai mai la numero 10”.

Il messaggio è rivolto, per l’appunto, all’attuale 24 ed arriva da una di quelle pagine che sul bolscevismo del Calcio Napoli, tra parodia e romanticismo politico, ci sta facendo letteratura. Il selfie con Salvini mi fa pensare ad un’altra foto alla quale Insigne si è prestato di recente: con Nicola Oddati, esponente del Pd di Napoli ed ex assessore della giunta Iervolino.

In questo scatto Lorenzinho indossa una giacca di pelle sulla quale, per la piega che ha preso la mia carriera professionale, mi sono trovato a soffermarmi. È un capo Gucci che costa (se riconosco il modello) circa 2.500 euro. Prima ancora di pensare di scrivere questo pezzullo, mi ero baloccato in un gioco intellettuale: che tipo di sforzo finanziario richiede, per uno col reddito di Insigne, spendere una cifra simile per un giubbino? Secondo quanto riportato dalla stampa, il ragazzo guadagna 4,5 milioni netti a stagione. Fanno oltre 12.300 euro al giorno, festivi inclusi. Il giubbino gli è costato meno di 5 ore di lavoro. Una mattinata di luglio sulle vette dolomitiche di Dimaro, per visualizzare.

Insigne con Nicola Oddati

Non è che abbiamo esagerato con la retorica della “squadra popolare”?

Adesso, il dubbio che mi sovviene è: non è che abbiamo esagerato con la retorica del “Napoli squadra popolare”? Lo scatto/autoscatto di Salvini con i giocatori azzurri ha urtato la suscettibilità dei supporter nostrani su più livelli. Il primo è pre-politico: un milanista, noto per aver cantato cori anti-napoletani, che per ragioni di comodo vampirizza la popolarità di beniamini partenopei. Il secondo partitico: un ex-giovane rampante di un movimento ex-nordista che ora si ripulisce l’immagine a uso e consumo elettorale con una photo-opportunity. Il terzo è ideologico (e il meme di cui sopra lo testimonia): che diavolo ci fa Insigne con uno degli alfieri del sovranismo italiano?

La lezione di Giangiacomo Feltrinelli

E qui, appunto, si innesta il sospetto che la storia del Napoli popolare abbia creato un solco tra poesia e realtà. Perché solo il retroterra di anni di pensieri su Insigne “spia di Frattagrad”, sulle “prese del Palazzo di Inverno”, sulla squadra come un Soviet e su Sarri come Lenin (tutti i credits vanno a Sarrismo – Gioia e Rivoluzione) poteva portare a un tale sconcerto. La premessa è che Sarri (figlio di operai, nato a Bagnoli, che lascia il lavoro in banca – banca – per inseguire il sogno) è comunista. Un comunista che guadagna tra gli 1,5 e i 2 milioni di euro l’anno e che si vuole “arricchire”: ma questo non è necessariamente un problema, Giangiacomo Feltrinelli insegna che si può essere imprenditori di successo e rivoluzionari attivi.

Il Napoli è una squadra alto-borghese

Per il resto, il bolscevismo del Napoli è narrativa. Il club ha sì un monte ingaggi (calcoli Gazzetta), inferiore a quelli di Juve, Roma e milanesi, ma comunque superiore a quello delle altre 15 di Serie A. Così come ha il quinto fatturato della categoria. Più che squadra popolare, il Napoli è una squadra alto-borghese. Più che posto all’Italsider, studio professionale a viale Gramsci.

Ecco, non c’è niente di male a lasciare che la letteratura continui ad autoalimentarsi. E che il pubblico continui (me compreso) a godersela. Solo dispiace vedere che, quando prosa e poesia collidono, qualcuno ci rimane male. Non sapremo mai se, e per chi, vota Insigne. Ma sappiamo che Lorenzo è uno che va agli allenamenti con un cardigan (ancora Gucci) rosso fuoco, tempestato di paperini, dal prezzo di 1690 dollari. Salvini o non, sulla sua ortodossia socialista non scommetterei. Questo è sicuro.

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