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Juventus-Inter, brutta ma neanche tanto: ci ha restituito due squadre in lotta per il titolo

Un commento sulla partita dello Stadium, tra appunti sul gioco, forza d’urto (potenziale) della Juventus e l’Inter “sorniona” e camaleontica.

Juventus-Inter, brutta ma neanche tanto: ci ha restituito due squadre in lotta per il titolo

Oltre lo 0-0

Mario Sconcerti, scrivendo di Juventus-Inter, l’ha definita «una partita brutta». Evidentemente, ha adoperato dei criteri estetico-calcistici legati al numero di occasioni da gol, all’intensità del gioco offensivo. Tutte cose che, effettivamente, sono mancate durante il match dello Stadium. Questa, però, è solo una parte del discorso. Non è stata una partita di grande qualità in fase d’attacco, nonostante i migliori calciatori delle due squadre occupino proprio certe posizioni. Anzi, probabilmente questo ha spinto i due tecnici a pensare prima ai dettagli passivi che a quelli proattivi.

Allo stesso tempo, però, chi ha guardato con una certa attenzione i 90′ di Torino non potrà negare di aver visto in campo due grandi squadre, forse autolimitate (perché autolimitatesi) nell’espressione “libera” del proprio gioco, ma comunque in grado di portare avanti un discorso di vertice. Soprattutto la Juventus ha dato questa sensazione: la squadra di Allegri, contro un avversario geneticamente (e non solo) meno sbilanciato del Napoli, non ha potuto riutilizzare gli stessi schemi tattici e mentali per portarsi a casa il gol che avrebbe potuto indirizzare il risultato. Di conseguenza, per vincerla ha dovuto alzare i giri. Quando l’ha fatto, ha dato la misura parziale di una forza d’urto impressionante. O, almeno, potenzialmente impressionante.

Probabilmente è proprio questo che gli “esteti” imputano ai bianconeri: non adottare per ampi tratti della partita un atteggiamento di questo tipo, preferire periodi di gestione energetica a un gioco fatto di intensità tecnica e pressione fisica. È una scelta del tecnico, è una cosa connaturata al “dna” storico di casa-Juventus. Ci può stare, soprattutto quando l’obiettivo è arrivare in fondo per tutte le competizioni. Ma può essere anche un’arma a doppio taglio quando incontri avversari con valori più alti, oppure quando i tuoi valori si abbassano per condizione fisica non ottimale.

L’Inter

Dall’altra parte si è vista la “solita” Inter dei big match. Una squadra che i padri della narrativa sportiva avrebbero definito con il desueto termine sorniona. Messa lì, in campo, per sviluppare le proprie idee e insieme limitare quelle degli avversari. Spalletti ha la forza e l’elasticità per reinventarsi partita dopo partita, possiede un’ampia varietà di concetti che gli permette di scegliere, e di rendersi proattivo o reattivo a seconda del contesto. Un menu con molte pagine, necessario quando la squadra a disposizione è forte ma non la più forte; quando i tuoi giocatori non sono come quelli del Napoli (tutti di qualità, ma di modesto impatto fisico) ma non sono ancora all’altezza tecnica di quelli della Juventus. Quando, semplicemente, ci sono degli organici che sono migliori del tuo, e allora devi coltivare le alternative.

Conclusioni

Juventus-Inter ci consegna due squadre diverse dal Napoli, che proprio per questo saranno avversarie della squadra di Sarri fino a fine stagione. Per lo scudetto, per un posto Champions, per quello che il Napoli riuscirà ad essere. La percezione è che, tra le due squadre, la Juventus sia quella più attrezzata per correre fino a maggio verso il primo posto. Questione di forza dell’organico, ma anche di segnali: ieri sera, come ha scritto proprio Sconcerti, è l’unica squadra che ha davvero provato a vincere. A modo suo, a qualcuno non basta. Ma finora è bastato per vincere, e parliamo del campionato. Il resto sono gusti personali sul gioco, ma questo è tutto un altro discorso. L’Inter, in qualche modo, segue la stessa stella cometa.

 

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