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Bisogna raccontare anche uno zero a zero

In un treno, tra la neve, sfogliando la Gazzetta, pensando al Napoli che non deve avere paura di questo momento

Bisogna raccontare anche uno zero a zero
Foto Ssc Napoli

Napoli – Fiorentina

Gli zero a zero non mi piacciono, si sa. E a chi dovrebbero piacere? Mi piacciono ancor meno da quando scrivo del Napoli. Immaginatevi di dovervi alzare molto presto, di aver un treno da prendere poco dopo le sei, di dover attraversare un bel pezzo di pianura tra Veneto e Lombardia, pure carica di neve; un paesaggio irreale. Avere freddo, avere sonno e dover scrivere di un pareggio abbastanza scialbo; non vi faccio tenerezza? Non mi dareste una mano, allungandomi una frolla o portandomi un caffè? D’altronde non possiamo fare altro che raccontarlo questo pareggio, e per farlo dobbiamo proprio pensare a un indefinito spazio bianco, come una campagna piena di neve alle prime luci del mattino, dove non si muove una foglia, non vola un uccello, si vedono soltanto un paio di luci accese tra le poche finestre che il treno si lascia alle spalle. A giocarcela siamo io e questo binario, vediamo se almeno lo scenario riuscirà a stimolare un minimo di fantasia.

Sfogliando la Gazzetta

Ho sfogliato un po’ La Gazzetta, più che altro per dare un’occhiata alle classifiche e ai risultati dei campionati esteri; niente di nuovo mi pare. Vince il Bayern, vincono il Barcellona e il Real, vince il City sullo United, e mi sa che saluta tutti; il Chelsea perde di nuovo e questo è un po’ strano, il buon Rafa perde in casa dal Leicester. Il Psg vince, naturalmente, l’unica novità è che non abbia segnato Cavani. Fine della parte divertente de La Gazzetta. Se vi interessa, Moscardelli (lo ricordate?), va ancora facendo doppiette nelle serie minori. Ecco, le pagine dedicate alla Lega Pro mi piacciono molto, quando meno te l’aspetti c’è una foto di un Liverani che punta il dito verso uno dei suoi calciatori. La parte che riguarda la Serie A è francamente noiosa, non sanno proprio cosa scrivere di una giornata di campionato super moscia, e allora Bonaventura diventa Pippo Inzaghi e si può leggere un intero articolo di commento al profilo social di Spalletti. Brividi.

Momento Scalfari

Quasi quasi faccio come Eugenio Scalfari e mi intervisto da solo, ma riesco a farmi una sola domanda, la seguente:

  • Caro Gianni, come va?
  • Benino, grazie, ma due palle così.

Fine dell’intervista.

Tra le colline del Kentucky

Ho appena finito di leggere un libro di racconti molto belli, che si intitola “Nelle terre di nessuno”, l’autore è Chris Offutt (minimum fax, trad. di Roberto Serrai); si tratta di racconti durissimi e meravigliosi ambientati tra le colline del Kentucky. I personaggi sono rudi, tormentati, uomini e donne di poche parole, tutti figli di qualche tragedia o di un abbandono, che si muovono tra orsi feroci, strani misteri e leggende, e tortuosi addii. La desolazione di queste storie è simile a quella di un pareggio a reti inviolate, ma il modo strepitoso in cui Offutt rende quel particolare 0 a 0 una meraviglia.

La differenza qual è? La differenza la fa sempre il gioco, quel gioco che, da un mesetto a questa parte, al Napoli è un po’ mancato. Di sicuro, come ho già scritto negli ultimi pezzi, manca un po’ di brillantezza e qualche assenza sta pesando più di quanto ci aspettassimo, perché la panchina non è all’altezza, altrimenti non si chiamerebbe “panchina”. Possiamo dire quel che vogliamo ma Mario Rui non è Ghoulam; e lo stesso Ghoulam non era Ghoulam fino a un anno, un anno e mezzo fa. L’algerino ci ha messo parecchio a diventare sé stesso, un casino insomma.

La paura

Nel libro di cui vi dicevo, tra le altre, si legge una frase che mi piace molto, la dice un nonno rivolgendosi al nipote: «Non avere paura di qualcosa solo per dove vive. Vale anche per le persone». Il Napoli non deve aver paura di questo momento, solo perché concentrato in nove/dieci giorni o perché coincide con la sconfitta contro la Juventus e l’uscita dalla Champions. Non bisogna aver paura di qualcosa, bisogna attraversarla. E questo vale anche per gli altri. I tre 0 a 0 di questa giornata sono figli di molte cose. Potremmo dire che tra Juve e Inter ha prevalso la solidità delle difese; potremmo dire che la Roma non ha vinto a causa della partita splendida giocata da Sorrentino del Chievo; potremmo ribadire ciò che abbiamo già detto sul Napoli. Una cosa che accomuna questi tre pareggi c’è, però, ed è la Champions League, la fase a gironi logora a prescindere dall’esito, e poi c’è dicembre mese in coda a un periodo intenso, che ne precede un altro. Vabbè.

Ho notato che la depressione sta lasciando il posto a qualche tentativo di analisi un po’ più serio, ci stiamo abituando. Il napoletano si abitua, ma non è mai un’abitudine passiva: abituarsi è un modo per ripartire, nel caso del Napoli è sapere (qualora non ne fossimo già consci) che la lotta è serrata e allora bisognerà essere molto tosti. E l’essere tosti non deve farci dimenticare che noi stiamo dove stiamo, al punto in cui siamo, perché abbiamo giocato sempre bene, perciò bisogna ritornare a giocare a pallone. Noi giochiamo bene e gli avversari si spaventano, e se si spaventano poi perdono.

Il treno è in ritardo, neve ovunque, questo 0 a 0 non può durare che fino a sabato prossimo.

Note a margine:

  • Mertens venti giorni fa avrebbe segnato.
  • Zielinski sette giorni fa avrebbe segnato.
  • Reina ha compiuto un altro intervento decisivo e siamo ancora la miglior difesa del campionato.
  • Mi piacerebbe ritornassimo a essere il miglior attacco.
  • Prepariamoci a battere il Lipsia.
  • “Sarri faceva il bancario”, mi ricordano e Sacchi vendeva scarpe, dico. Stiamo a vedere se al bancario andrà bene come al venditore. Saluti.
  • #IoStoConSarri mai come in questi giorni.
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