L’potesi “Lega Channel”, Piano B per l’asta dei diritti tv: come costruire il Netflix del calcio

Un articolo di Repubblica spiega la situazione dei diritti tv: i problemi tecnici e legali per un canale della Lega, che cambierebbe tutto per non cambiare niente.

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L’articolo su Repubblica

La possibilità esiste, eccome. Ognuno la giudica dal proprio punto di vista, come spiega anche Repubblica nel suo pezzo. Per Urbano Cairo si tratta di una «killer applications»; per altri, invece, è una «scacciacani». Parliamo di “Lega Channel”, ovvero il progetto di un canale sportivo attraverso cui la Lega Serie A potrebbe autoprodurre e distribuire le partite di Serie A nel prossimo ciclo triennale. Come spiegato, è un’ipotesi concreta, si parla addirittura di “Netflix del calcio”: tutto dipenderà dall’esito della seconda asta per i diritti tv.

Le 400 pagine che spiegano come potrebbe funzionare sono state presentate venerdì in Lega da Luigi De Siervo, numero uno di Infront. Repubblica spiega come funzionerà: «Verrà creata una società ad hoc, la Distribution co. che verrà partecipata da Lega e “da soggetti terzi”(ancora da individuare) e di cui Infront sarà advisor. Distribution co. avrà due partner, uno “produttivo”,
già individuato in Discovery Channel, che materialmente realizzerà la produzione dei match; e uno finanziario, ancora da individuare, che garantirà alla Lega un miliardo l’anno per dieci anni».

E poi: «Lega-Discovery declinerà la Serie A in tre canali, uno per piattaforma. Il primo, quello “deluxe”, andrà sul satellite e trasmettera al “prezzo suggerito” di 24,90/mese, le partite di otto squadre. Il secondo, quello “silver”, andrà sul digitale terrestre e trasmetterà per 19,90/mese le gare di sei squadre. Il terzo, “light”, trasmetterà per 12/90 on line (Ott) i match di 4 squadre, secondo un modello a “fruibilità elastica” che ricalca quello di Netflix».

Cambia tanto (per non cambiare niente)

Per gli spettatori, in realtà, il cambiamento sarebbe minimo. Anche perché questi tre canali non sarebbero venduti ai telespettatori, ma agli operatori classici. Quindi Sky, Mediaset e probabilmente Perform per la fruzione online. Ovviamente, il progetto va ancora definito. Dal punto di vista tecnico ma soprattutto legale. Repubblica spiega infatti che questa decisione non sarebbe altro che «un tentato dribbling – chiamiamolo così – alla legge Melandri, che prevede sì un’ipotesi di canale di Lega ma la vincola alla vendita diretta al cliente finale».

Si tratta di un Piano B audace e rischioso, ma necessario. Anche perché la situazione in vista della seconda asta non sembra molto migliorata rispetto alla prima. Sky sembra rimanere ferma a un’offerta da 500 milioni, difficilmente Mediaset supererà i 250. A quel punto, sperare in un investimento di 250 milioni di Perform sarebbe alquanto audace. E poi c’è il discorso del “Netflix del calcio”, che vuoi o non vuoi finirebbe per abbassare i costi, e quindi anche il valore assoluto – alla lunga. Vedremo come andrà.

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