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Come gioca la Roma di Di Francesco: il nuovo lavoro difensivo e Nainggolan mezzala

Recupero palla attraverso il pressing, difesa a quattro e movimenti offensivi coordinati. Una squadra dal grande potenziale, una contender per il titolo.

Come gioca la Roma di Di Francesco: il nuovo lavoro difensivo e Nainggolan mezzala

Cosa è cambiato

Il modulo, ovviamente, è solo una parte del discorso tattico inerente a una squadra di calcio. Soprattutto una che cambia da una stagione all’altra, in maniera chiara e visibile. Nel senso: se tutti, indistintamente, notano un cambiamento netto nel gioco di una squadra, i cambi di posizione possono incidere fino a un certo punto. È l’interpretazione dei concetti di gioco a fare la differenza, anzi a segnarla e identificarla. Il passaggio della Roma dalla difesa a tre (ibrida) di Spalletti allo schema fisso 4-3-3 di Di Francesco non basta a spiegare tutte le variazioni che si percepiscono.

Come detto prima, è questione di principi. La Roma di oggi è una squadra ancora più verticale di quella costruita da Spalletti, che accompagna in maniera diversa la prima punta e risale il campo con costruzioni differenti rispetto all’anno scorso. Dzeko è un caso particolare: segna di meno (7 gol in 16 partite giocate tra campionato e Champions League), ma lavora in maniera molto diversa per la squadra. Il gol di Gerson a Firenze è un esempio rispetto al gioco nuovo del centravanti bosniaco in un’azione tipica del calcio di Di Francesco.

Il gol dello 0-1, dopo pochi minuti di gioco

Ecco, in quest’azione si vede una grande parte del nuovo corso tecnico-tattico impostato da Di Francesco. ovvero: aggressione alta a recuperare palla, Nainggolan che si adopera in questa fase, Dzeko che non fa da riferimento ma entra in una decodifica della difesa avversaria (il suo movimento serve ad aprire lo spazio all’esterno opposto), e il taglio di Gerson servito da El Shaarawy che si stringe al centro. Ecco, tutto questo è lavoro in allenamento espresso in campo. E si capisce dall’accompagnamento di Kolarov (subito a sinistra), dal fatto che De Rossi resti in copertura per non scoprire troppo la squadra.

L’atteggiamento della Roma è questo, soprattutto questo. È puro lavoro difensivo collettivo e rapida verticalizzazione in avanti, a sfruttare l’altissima qualità del reparto offensivo. Che, unitamente a quello di centrocampo, compone un blocco davvero importanti per valore assoluto: si pensi a Perotti, El Shaarawy, Defrel, Pellegrini, Strootman, Florenzi, De Rossi, Gonalons, Under, Gerson e Nainggolan (l’abbiamo messo per ultimo perché lui è un discorso a parte). E poi c’è Schick, praticamente inutilizzato finora.

La difesa

In questo modo, Di Francesco ha costruito un record (la Roma ha la miglior difesa del campionato, 8 gol subiti nonostante sia quinta in classifica per tiri concessi, 12,6 per match). E ha anche disintegrato il principio mentale secondo cui Spalletti sia passato alla linea a tre, lo scorso anno, per via dell’inadeguatezza di Fazio alla difesa a quattro. L’ex Siviglia, insieme con Manolas, compone oggi la coppia di centrali giallorossa. Ed è il leader di un subreparto che, ad occhio, rappresenta l’unica piccola falla nell’organico di Di Francesco: le riserve dell’argentino e del greco sono Juan Jesus, Moreno e Castan. Calciatori affidabili, ma molto lontani dalla qualità dei titolari.

Insomma, la Roma costruita da Monchi e Di Francesco è una squadra completa e che gioca un calcio funzionale e pure piacevole. Il tecnico abruzzese sembra aver incastrato perfettamente il lavoro culturale di Spalletti in una nuova filosofia di gioco, che inizialmente sembrava lontana dall’organico giallorosso e invece si sta rivelando vincente. Grazie al turn over, alla disponibilità dei calciatori, nel sacrificarsi in ruoli nuovi e nell’accettare compiti diversi. Si prenda il caso di Dzeko, nelle prime partite anche polemico col nuovo stile di gioco perché restava troppo isolato.

Radja

E si prenda il caso di Radja Nainggolan. Che Spalletti aveva trasformato in incursore offensivo, partner arretrato del centravanti bosniaco. Tanti gol, spesso bellissimi e parecchie volte decisivi. Ecco, nuova metamorfosi, un ritorno al futuro. Oggi gioca da mezzala, accompagna Pellegrini o Strootman (soprattutto loro due) nell’appoggio al regista. Come abbiamo visto sopra, utilizza la sua fisicità per guidare la pressione alta, per cercare di avviare la transizione positiva secondo i concetti verticali di Di Francesco.

Heatmap di Nainggolan contro la Fiorentina: definizione di uomo a tutto campo.

L’unico gol segnato non deve fa credere che il suo contributo in fase d’attacco non sia determinante per la Roma. Anzi, probabilmente è proprio lui il calciatore che impersona meglio l’idea di gioco del suo nuovo allenatore. Il recupero del pallone l’abbiamo visto, ma c’è anche l’azione offensiva, che consiste nel ribaltare velocemente il fronte, palla al piede o con un servizio – soprattutto sugli esterni. Sopra, nel gol alla Fiorentina, c’è anche quello. Sotto, una compilation sul nuovo gioco del centrocampista belga. Centrocampista, appunto. Una scommessa vinta da Di Francesco, assolutamente,

Conclusioni

La squadra di Di Francesco sarà una valida avversaria per tutte le contener al titolo. Lo leggi nella classifica e nel calendario di ieri e di domani: tanti successi, imbattuta in Champions (nonostante un girone della morte con Chelsea e Atletico Madrid), solo due stop contro Inter e Napoli. Il secondo, quello contro gli azzurri, è stato decisamente più giusto rispetto a quello contro l’ex Spalletti. Non solo per i pali colpiti dalla squadra di Di Francesco, ma anche per la percezione di una qualità diversa, perché minore, rispetto all’avversario.

Probabilmente, quella Roma era una squadra ancora in rodaggio, lontana dalla forma e dagli automatismi di oggi. È una squadra da 30 punti potenziali (in attesa di recuperare la sfida contro la Sampdoria di Giampaolo, recensita qui), che però va nuovamente verificata negli scontri diretti contro avversari in buone condizioni. A differenza, per dire, del Chelsea di Conte (in disarmo) affrontato all’Olimpico in Champions. La Lazio, al rientro dalla sosta, sarà un banco di prova tecnicamente ed emotivamente perfetto. In ogni caso, non cancellerà il grande lavoro compiuto finora da Di Francesco e Monchi.

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