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Il Napoli è ancora primo in classifica (anche se non se n’è accorto nessuno)

Chievo-Napoli era una partita da vincere, mentre gli altri possono soffrire. Ma il Napoli è ancora in testa, alla vigilia di una settimana cruciale per il calcio italiano.

Il Napoli è ancora primo in classifica (anche se non se n’è accorto nessuno)

Il solito refrain

“Quella contro il Chievo era una partita da vincere tutti i costi”.
“Perdere due punti contro il Chievo equivale a un disastro”
“Il presidente ha fatto male a vendere Zapata e Strinic”
“Senza Ghoulam non è lo stesso Napoli”
“Abbiamo perso 4 punti dopo le partite di Champions”

Questi sono solo alcuni dei commenti a valle del pareggio esterno del Napoli contro il Chievo. Cercare di argomentare, mostrare numeri e statistiche, dare delle risposte razionali, in questi frangenti diventa un esercizio inutile.

Da un lato ci sono i tifosi pessimisti, umorali, che vedono sempre e soltanto il bicchiere mezzo vuoto, dall’altro ci sono quelli che usano queste occasioni per scagliarsi contro il nemico di sempre, il presidente che “non caccia i soldi”. Nel mezzo ci sono commentatori ed addetti ai lavori che non aspettavano altro per tirare fuori i soliti refrain sul Napoli stanco, sulla coperta corta, sul “gioco troppo bello per portare punti”.

Devi Vincere

“Vincere a tutti i costi” fa tornare le lancette degli orologi ai tempi di Benitez, quando il “devi vincere” divenne lo slogan che rese l’atmosfera intorno al Napoli irrespirabile, tanto che l’allenatore spagnolo dovette coniare a sua volta lo slogan “si vince spalla a spalla”.

“Vincere a tutti i costi”. Bene, il Napoli a Verona ci ha provato, ha gestito la partita con un possesso palla ininterrotto, anche se in attacco è stato meno brillante del solito. Una gara dispendiosa fisicamente e psicologicamente come quella contro il Manchester City non si assorbe in breve tempo. Gran parte del merito va comunque al Chievo e a Maran che ha organizzato una linea Maginot efficacissima. Più volte da queste pagine avevamo scritto che Il tesoretto di punti accumulati dal Napoli poteva tornare utile in caso di mezzi passi falsi. Perché un campionato di 38 giornate è disseminato di trappole inattese.

Basti guardare la fatica immane che ha dovuto fare la Juventus (anch’essa reduce da una gara di Champions) per vincere contro il Benevento. Vittoria di misura, con la squadra bianconera a lungo in svantaggio, contro la cenerentola della Serie A. Successo risicato, salutato però dal solito salottino Sky nella più totale indifferenza, tanto che un Marocchi senza vergogna ha detto tranquillamente ad Allegri che non c’è nulla di strano nel soffrire contro un Benevento che era andato a Torino per fare la partita della vita. Partita della vita talmente complicata per la Juventus che la vittoria esterna era quotata a 45, record assoluto in Serie A.

Perché il paradosso è che ciò che non è strano per gli altri, diventa inaccettabile per il Napoli. O diviene addirittura eroico nel caso dell’Inter, che è stata lodata per la sua tenacia dopo il misero pareggio interno (dopo essere stata in svantaggio) contro una squadra che in classifica ha un punticino in più rispetto al Chievo che ha fermato il Napoli. Questione di percezioni. Si vabbè… Ma quella col Chievo era una partita da “vincere a tutti i costi”…

Nostalgia canaglia

Tanto che la nostalgia canaglia per due calciatori come Zapata e Strinic, che hanno giocato pochissimo a Napoli, torna imperiosa. Una nostalgia anche ignorante purtroppo. Perché molti, compresi gli addetti ai lavori, dimenticano, o fingono di dimenticare, che la Federazione ha imposto delle regole precise per la composizione delle rose delle squadre di Serie A.
Mantenere a Napoli (contro la loro volontà) i due fuoriclasse, sconsideratamente ed incautamente ceduti alla Sampdoria, voleva dire rinunciare a due giocatori della rosa attuale.

Ammesso e non concesso che Zapata si fosse riuscito ad integrare negli schemi di Sarri e che Strinic sia meglio di Mario Rui. Anche perché il terzino portoghese ha dimostrato che il suo ruolo lo sa interpretare sufficientemente bene. E le critiche (preventive) ed i paragoni con Ghoulam (e le relative stroncature) suonano abbastanza ingenerosi alla luce di quanto si è visto al Bentegodi.

Il Napoli campione, oggi

Ma questo ai critici un tanto al chilo non interessa. L’importante è assecondare gli umori del tifoso che “vuole vincere”. Tanto che i 32 punti conquistati, sui 36 disponibili, sono presto diventati “4 punti persi”. Come se il Napoli il campionato lo dovesse terminare a punteggio pieno. L’ansia ed il pessimismo si sono talmente impossessati del popolo tifoso da fargli dimenticare che ci sono ancora 26 giornate per stabilire le gerarchie definitive. E che se si finisse domani il Napoli sarebbe campione.
Perché nonostante il pareggio di Verona, gli azzurri continuano ad essere primi in classifica. Anche se pare che non se ne sia accorto nessuno.

Spero che questa settimana di pausa per gli spareggi mondiali porti un minimo di riflessioni, tanto razionali quanto positive, intorno al Napoli. Sarà una settimana importantissima per l’intero calcio italiano, anche se la Serie A resterà ferma. Il risultato dello spareggio contro la Svezia potrebbe avere dei serissimi contraccolpi sullo stesso campionato. Soprattutto se il calcio italiano dovesse arrivare alla resa dei conti. Speriamo solo che il Napoli si ritrovi con dei calciatori integri, fisicamente e psicologicamente, e sufficientemente motivati per riprendere la corsa con il massimo vigore.

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