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Il Chievo ha fatto il Chievo, il Napoli non ha fatto il Napoli (in attacco)

Chievo-Napoli, l’analisi tattica: la partita speculativa di Maran, la mancanza di brillantezza. E il lavoro sulla fascia sinistra, sopravvissuto a Ghoulam.

Il Chievo ha fatto il Chievo, il Napoli non ha fatto il Napoli (in attacco)

Fermare il Napoli

La scelta di Maran è stata semplice, quanto intelligente. C’è una possibilità di fare punti? Ecco, nella risposta a questa domanda si legge la tattica puramente speculativa e difensiva del Chievo, che però resta il Chievo e quindi non può inventarsi molto di più. I gialloblù non hanno fatto altro che cercare di fermare il Napoli, preparando e interpretando una partita di grande attenzione e concentrazione difensiva. Basata su due concetti principali: densità e copertura degli spazi.

L’idea è stata chiara fin dai primissimi minuti: il Napoli non veniva pressato in fase di possesso, almeno non durante la prima costruzione. Il pallone doveva entrare in una zona “attaccabile” perché i calciatori del Chievo diventassero aggressivi, e dal punto di vista puramente spaziale la discriminante era la linea verticale. Nel senso: il passaggio per corridoi interni portava i giocatori di Maran ad alzare il pressing, quello sui corridoi esterni attivava solo un semplice spostamento orizzontale. La densità restava alta nella zona di eventuale ricezione del pallone, non in quella in cui il gioco viene costruito. In due immagini spieghiamo questa serie di concetti.

Il famoso 4-4-2 preparato da Maran per arginare il Napoli: Birsa sostiene Inglese in una prima pressione non ossessiva, che in realtà ha la semplice finalità di chiudere la linea di passaggio verso Jorginho. I quattro centrocampisti ragionano tenendo una linea, la loro posizione non è ampia, ma molto stretta. Quindi non si tratta di un 4-4-2 reale, con gli esterni in marcatura sugli esterni avverari, quanto di una linea mediana composta da quattro centrali di centrocampo. Ovvero, i tre mediani nominali (Radovanovic, Depaoli e Hetemaj) più Castro. Albiol ha l’opportunità di scaricare sulla destra, Hysaj ha anche una buona porzione di campo da attaccare. Ma questo, per il Chievo, è un rischio calcolato.

Qualche minuto dopo

Il Napoli che sale sulla fascia, indifferentemente destra o sinistra, si ritrova in questa condizione. Il Chievo sposta nove uomini dal lato di costruzione del gioco, in modo da coprire tutte le possibili imbucate. L’idea è semplice: costringere la squadra di Sarri a giocare molto sugli esterni depotenzia il valore di un attacco brevilineo, anche perché è molto difficile servire Mertens con palloni laterali senza “incontrare” i centrali di Maran. Ovvero Tomovic e Gamberini, ben piazzati fisicamente (184 e 185 cm) ma non statici. Gli uomini migliori per arginare il belga nel corpo a corpo, ma anche per non patire i suoi spunti in velocità – ieri davvero molto rari.

Nel caso dell’immagine appena sopra, vediamo come il Napoli ha una sola opportunità: cambiare completamente gioco, lanciare il pallone in uno spazio che i difensori del Chievo possono coprire muovendosi orizzontalmente sul campo. Con un’apertura veloce di questo tipo, Insigne e Mario Rui potrebbero (teoricamente) avere gioco facile negli scambi e nella penetrazione esterna, ma il concetto del Chievo non è quello di recuperare il pallone, quanto quello di ridurre i rischi. Quindi, spostamento della squadra sul nuovo lato cieco e rinnovo dei concetti iniziali: densità e copertura degli spazi.

Le conseguenze

Con questo tipo di atteggiamento, il Chievo ha inibito il Napoli. Non tanto dal punto di vista numerico, quanto nella qualità (intesa come nitidezza) delle palle gol create. Questo è il punto su cui discutere in merito alla prestazione della squadra di Sarri. Che ha messo insieme 19 tentativi verso la porta di Sorrentino, eppure non ha quasi mai dato l’impressione di essere davvero pericolosa. Sotto, la mappa delle conclusioni tentate dal Napoli nei 90′. Una grafica che spiega tante cose.

Saved sta per tiri parati; Off target per “fuori dallo specchio della porta”; Blocked per “tiri respinti”.

Cosa leggiamo? Che quattro delle cinque conclusioni entrate nello specchio della porta e intercettate da Sorrentino sono arrivate da posizioni complesse (due da fuori area, due dal lato corto); l’altra è invece quella morbida di Hamsik facilmente deviata dal portiere del Chievo. Per il resto, otto tiri respinti da un difensore e l’occasione di Callejon. Il tiro diagonale dello spagnolo è un esempio di quello che Sarri ha spiegato nel postpartita, un’analisi che incontra il nostro pensiero. Rivediamo, e spieghiamo.

Sarri ha parlato di «mancanza di brillantezza», che si può tradurre in “difficoltà nella costruzione di occasioni di questo tipo”. I calciatori del Napoli, al di là dei movimenti coordinati e codificati, sono riusciti a muovere velocemente e con precisione il pallone, portando Callejon a una conclusione da posizione favorevole. Le giocate ispirate e positive di Mertens e Hamsik (così come di Insigne in altre situazioni, Lorenzo è stato un poco più continuo rispetto ai compagni) sono mancate lungo l’arco dei 90′. Per merito della tattica del Chievo, che però poteva essere forzata proprio così, come visto in questa brevissima porzione di highlights. Come dire: laddove finiscono i meriti della squadra di Maran, iniziano le difficoltà di quella di Sarri. Che, semplicemente, non è riuscita a costruire chance nitida come questa in maniera continua.

Numeri e calciatori

Dal punto di vista offensivo, la proposta del Chievo non poteva essere altro che legata a improvvisazioni momentanee. Al di là del tiro di Radovanovic, ben dietro la propria metà campo, la squadra di Maran ha concluso altre due volte verso la porta. Tre tiri in 90′, uno ogni mezz’ora di media. Sarri ha lodato la prestazione tattica del suo Napoli, ma è lo stesso discorso di sopra: i meriti di uno, i demeriti dell’altro. Se l’unica arma di gioco del Chievo è stato il lancio lungo (80 su 313 passaggi totali, in media uno ogni quattro) alla ricerca di Inglese (8 duelli aerei per lui), organizzare la manovra difensiva diventa relativamente facile.

Chiudiamo tornando al discorso di prima sulla mancanza di brillantezza. Non abbiamo i dati di Sarri, quelli sulla condizione fisica dei calciatori del Napoli. Ma abbiamo quelli della partita, che ci dicono come il Napoli abbia giocato in maniera non differente dal solito, per espressione di squadra (possesso palla al 73%, 50% delle azioni costruite sulla sinistra) e dei singoli (5 passaggi chiave a testa per Hamsik e Insigne, 2 per Mario Rui: il lavoro del triangolo mancino che non cambia nonostante l’assenza di Ghoulam). La mancanza del gol, alla luce di quanto scritto sopra, non può che derivare da una fase conclusiva limitata. Dal Chievo, ma anche dalla mancanza di una giocata risolutiva. Se il Napoli avesse vinto, parleremmo di partita sporca, portata a casa. Invece, parliamo di un pareggio che nasce dalla mancanza di occasioni nitide, forse anche di alternative (tipo Milik, ma questa è una sensazione). Sottili differenze, che valgono due punti.

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