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Il paravento di Guardiola che sa di poter contare sul petrolio

Non riusciamo a credere all’allenatore del Manchester City che ci sa fare e sa di avere un presidente senza problemi di liquidità

Il paravento di Guardiola che sa di poter contare sul petrolio

Il solito copione

La sconfitta, sacrosanta o immeritata che sia, lascia sempre strascichi e il popolo dei “rosicatori” è già in attività. In testa ci metterei il presidente De Laurentiis che non rinuncia a comportarsi come l’elefantino nella cristalliera ma subito dietro, con buon distacco sul terzo che è il tifoso al quale la possibilità di potersi improvvisare allenatore procura una sorta di orgasmo, avanza la sagoma di Maurizio Sarri che, come tutti sanno, ha conseguito la laurea magistrale in scienza del calcio, ma è stato impietosamente bocciato all’esame di diplomazia. Al resto, cioè a rendere sempre elettrica l’atmosfera, provvedono i social e un po’ di stampa da bar dello sport. E così la frittata è fatta.

Turn-over e dintorni

A Manchester il copione è stato rispettato alla lettera. Atto primo: il presidente afferra il microfono e fa invasione di campo affermando, con la perentorietà di chi non è molto ferrato sull’argomento ma non riesce a contenersi: «fossi Sarri, opererei un profondo turnover».

Atto secondo: la notizia vola e viene subito sbranata dai talk – ve li raccomando quelli – con il risultato di inasprire vieppiù il rapporto società-allenatore che cammina da sempre pericolosamente in bilico sul ciglio del burrone.
Atto terzo: il campo dove si celebra che il campo, e solo il campo, è giudice inappellabile. Pep vince di misura e Sarri esce con il plauso della corte, ma nella conferenza stampa il tecnico si toglie dalla scarpa il sasso che il presidente gli ha infilato ventiquattro ore prima.
Il risultato è un altro scazzo consumato e si fa fatica a credere che questa sana dialettica fa onore al Napoli che si iscrive nella storia calcistica del Belpaese come la società nella quale i vertici strategici e tecnici dialogano senza infingimenti. “Utinam”, cioè volesse il cielo, diceva il mio vecchio professore di latino. E l’allievo, pur modesto, non ha dimenticato la lezione: per buona pace del progetto Napoli ne faremmo volentieri a meno.

I complimenti di Guardiola

L’altro argomento sul quale vorremmo intrattenervi è l’apprezzamento, invero inusitato, con il quale Guardiola ha giudicato il suo collega napoletano. Ha usato parole tanto lusinghiere da apparire addirittura una presa in giro e, per evitare questo rischio, prima di congedarsi, ha tenuto a precisare che la sua non è una sviolinata da paraculo (il derby delle maleparole è finito 1-1, almeno un punto ce lo portiamo a casa, e il vocabolo del tecnico catalano fa il paio con il “faccia di cazzo” cui ha fatto ricorso Maurizio) ma, al contrario, un sincero e sentito apprezzamento.
Noi gli crediamo ma, realisticamente, non dimentichiamo che il City deve renderci la visita il 1° novembre ed è lecito il sospetto che il soave Pep possa avere in serbo una nuova “paraculata” e portarsi a casa altri tre punti. È un cattivo e ingiusto pensiero, lo scacciamo subito. Pep è tutto acqua e sapone, anche perché sa che il suo presidente, che possiede il 9% del petrolio del mondo, lo accontenta senza complicargli mai la vita.
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