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Con il sarrita Beoni per la Primavera, il Napoli fa le prove di modello-Barcellona

Un primo passo per implementare un modello e una cultura di gioco condivisi tra giovanili e prima squadra. Siamo lontani da un reale paragone, ma intanto cominciamo.

Con il sarrita Beoni per la Primavera, il Napoli fa le prove di modello-Barcellona

Oltre le suggestioni

Ne sappiamo qualcosa, noi a Napoli, della retorica sul Barcellona. Siamo appena usciti da una settimana di giochi di ruolo Sarri-Guardiola, abbiamo dovuto fare una specie di full immersion nella narrazione azulgrana, nella storia bella e ricca di successi di un modello virtuoso di gestione. Con tante sfaccettature, come ad esempio la Masia. In cui Guardiola si è formato come calciatore, come allenatore, come scout interno. Nel suo Triplete del 2009, c’erano Busquets, Inesta e Messi come protagonisti assoluti, fatti in casa. Più altri ragazzi simpatici fatti in casa che sarebbero subentrati dopo, si pensi a Pedro o a Bojan.

Quando oggi abbiamo saputo e scritto di Loris Beoni, nuovo tecnico della Primavera del Napoli, ci sono subito venuti in mente i soliti cattivi pensieri (leggi paragoni). Ecco che il Napoli assume un allenatore in perfetta continuità tattica e persino emotiva con Sarri, ecco che il Napoli ha avviato un progetto di interfacciamento organico e facilitato tra prima squadra e giovanili. Insomma, tutte quelle belle cose che vengono in mente quando succedono cose del genere. Quando si concretizzano situazioni che sono lontane dalla cultura italiana del gioco e della programmazione – che non ha una grande tradizione, diciamo così.

In realtà, il Napoli ha assunto un allenatore che si è alternato con Sarri sulla panchina della Sansovino. Che ha una buona esperienza di formazione, che per questo potrebbe risultare più performante di Saurini secondo i criteri condivisi con Sarri. Tutto buono, ma ovviamente siamo ben lontani dal Barcellona. Siamo ben lontani da un reale piano di cicli iterativi tra i vari livelli del Napoli, ma almeno possiamo festeggiare un inizio. Un primo passo, anzi un primo primo passo. Che può avere diversi significati.

Implementare un modello

L’arrivo di Beoni al Napoli conduce a due considerazioni. Numero uno: il club partenopeo vuole implementare un modello di gioco. Osiamo: una cultura di gioco. Che, questo lo possiamo dire, possa effettivamente facilitare l’ingresso dei giocatori della Primavera nei meccanismi della prima squadra. È una regola cruijffiana, inventata all’Ajax e importata al Barcellona. È un filo logico e concettuale che unisce e guida il lavoro di chi fa business calcistico. Beoni, teoricamente, permetterebbe al Sarrismo (o Sarri-ball secondo il Telegraph) di sbarcare anche nello step che precede immediatamente Insigne e Mertens, Koulibaly e Albiol. Ovviamente, si tratta di un tema che va molto oltre il 4-3-3, rientra nell’idea ampia dei principi di gioco, di allenamento, di occupazione degli spazi in campo. Come detto è un primo passo, perché l’ideale sarebbe che anche i primi calci venissero formati fin da subito a giocare in un certo modo. Ma, come dire: c’è tempo.

Seconda considerazione: Sarri che non fa il mercato, o che comunque si limita a fare semplicemente l’allenatore-istruttore della prima squadra. Chiunque abbia creduto a questa leggenda metropolitana (leggasi panzana, bufala, fake news, credenza popolare) ora avrà di che ricredersi. Sarri non è certo di rimanere al Napoli, assolutamente no, ma è sempre entrato e continua ad entrare nelle dinamiche delle scelte societarie. La sua è una voce importante, anzi determinante, nella costruzione del Napoli. Inoltre, questo va detto, ha acquisito un credito abbastanza ampio perché il suo giudizio conti qualcosa. Nonostante a lui non piaccia particolarmente essere identificato come un responsabile strategico.

Il futuro

Detto questo, non è che possiamo scrivere molto altro. Anche perché non sappiamo altro. Nel senso: il contratto da sei mesi firmato da Beoni rientra nel gioco delle parti, ci sarà anche un (comprensibile, giustificato) periodo di prova per un tecnico alla prima esperienza lontano dai dilettanti. Quindi, non crediamo ancora nel progetto pluriennale ancora nel segno di Sarri. Almeno, non possiamo crederci di più a causa di questa notizia arrivata oggi. Al tempo stesso, però, ci sembra un’indicazione chiara su ciò che il Napoli vuole essere. Un gruppo di lavoro guidato da principi condivisi. Al momento sono quelli del Sarrismo. Domani potrebbero essere anche altri, ma intanto il Napoli ha scelto un’identità. A cui potrebbe adattarsi, perché no, anche il nuovo allenatore – qualora dovessimo aver bisogno di assumerne uno. Il Barcellona è lontano, ma il concetto fondativo iniziale non è molto diverso da quello di Beoni. Il resto è venuto dopo.

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