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Vincere la partita, non la sfida tattica: il nuovo Napoli, forte e consapevole

Lazio-Napoli, l’analisi tattica: Inzaghi “vince” il primo tempo, poi però è condannato dalla sfortuna e da un Napoli che ha imparato ad aspettare.

Vincere la partita, non la sfida tattica: il nuovo Napoli, forte e consapevole
Jorginho a Roma contro la Lazio (Photo Matteo Ciambelli)

La sfida tattica, la sfida sul campo

Diciamolo, senza paura. La sfida tattica tra Maurizio Sarri e Simone Inzaghi è stata vinta dal tecnico della Lazio. Diverso è il discorso della partita, della sfida sul campo, è un po’ come parlare del Napoli che gioca bene e della Juventus che vince gli scudetti (o del Real Madrid che vince la Champions). Stesso discorso di sempre: i valori dei calciatori, alla fine, vengono fuori. E determinano il risultato. È stato così anche ieri, con una Lazio splendida nel primo tempo – ovvero fino a quando la sfortuna gli ha permesso di tenere in campo una squadra ordinata, coerente e con ogni calciatore nel suo ruolo. Dopo, ecco gli infortuni ed ecco venir fuori la maggiore forza del Napoli. Che vince, incantando pur senza incantare. Perché, ripetiamolo senza paura: la sfida tattica del primo tempo è stata vinta da Inzaghi. Vediamo perché.

Innanzitutto per una questione di valori: gli undici titolari del Napoli sono decisamente più forti di quelli della Lazio. Eppure, un Napoli non molle ma comunque non “esaltato” (nel senso di velocissimo, arrembante, intenso) è andato al riposo sotto di un gol. Nel computo delle occasioni totali (3 conclusioni per la Lazio, 5 per il Napoli) il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio, ma la squadra di Inzaghi si è difesa in maniera ordinata, ha concesso pochissimo (le due occasioni dopo il vantaggio di De Vrij), ha colpito un palo (casuale) e più volte ha dimostrato di saper fare ciò che gli viene chiesto dal suo allenatore. Banalmente, sfruttare le qualità dei calciatori migliori in organico: la verticalità di Immobile, la bravura nella doppia fase di Milinkovic-Savic, la creatività di Luis Alberto.

Le differenze tra Lazio e Napoli, in un’immagine: le posizioni medie in fase di non possesso all’intervallo. La Lazio si difende compattando le linee in posizione bassa, in modo da “costringere” gli avversari a salire sul campo; il Napoli, invece, tiene le linee più alte in modo da recuperare velocemente il pallone senza concedere profondità all’avversario. Principi di gioco decisamente diversi, ma due squadre che esaltano allo stesso modo le qualità dei loro organici. La Lazio schiera dodici calciatori perché si considera il cambio Marusic/Bastos.

In un contesto tattico del genere, di solito, vince la squadra con maggiore valore assoluto e maggiore consapevolezza dei momenti della partita. In una definizione, la squadra più forte. Ieri sera, invece, la migliore Lazio era riuscita ad andare in vantaggio e a non subire il gol del pareggio del Napoli. Un mix di bravura (di Inzaghi, di Strakosha, di De Vrij), attenzione difensiva e fortuna.

Perché fortuna? Come detto da Sarri nel postpartita, il Napoli non ha “giocato male” nel primo tempo. Ha trovato di fronte una squadra bravissima a difendere la propria area dalle imbucate in verticale, o comunque dagli ultimi passaggi. Sotto, la mappa di tutti gli appoggi sbagliati dal Napoli nel primo tempo (accuracy media dell’83%). Tutti, o quasi, nella bassa trequarti dei padroni di casa. Per respingerne o intercettarne tanti, ci vuole una grande preparazione difensiva. Ma anche un pizzico di buona sorte. Meritata, però, dai ragazzi di Inzaghi. Proprio loro, però, non potevano sapere che avrebbero pagato tutto nella ripresa. E con gli interessi, per giunta.

Ritmi ed infortuni

Una Lazio che perde Bastos e poi De Vrij è condannata a perdere certezze. Una squadra che gioca un calcio reattivo, quindi dispendioso dal punto di vista fisico e mentale, è condannata a perdere brillantezza nel corso dei 90′. È stato un mix letale per i ragazzi di Inzaghi, mentre un Napoli sornione non ha fatto altro che continuare a tessere la propria tela. È il discorso tra la sfida tattica e la sfida del campo: alla fine, quasi sempre, vince chi ha i calciatori più forti. Perché quelli meno forti sono più inclini agli errori. Perché quelli più forti sanno inventarsi soluzioni nuove, che cambiano l’inerzia della partita.

È quello che è successo nei dieci minuti di follia che hanno portato il Napoli sul 3-1. Marusic perde completamente Albiol su calcio d’angolo, Koulibaly pareggia; Callejon si inventa una lettura tattica da favola, che unita a una gran giocata di Jorginho mette in crisi il sistema difensivo di Inzaghi; Mertens disegna l’arcobaleno del 3-1 dopo un altro gran pallone verticale di Jorginho. In questa sede, noi che ci occupiamo di tattica dobbiamo per forza mostrare quello che è successo in occasione del secondo gol. Quello meno casuale, più studiato, più interessante da vedere e analizzare.

Lazio che difende col solito modulo 3-5-2 e la solita densità sul lato forte e nella fascia centrale. Il Napoli non ha bisogno di cambiare gioco, perché Jorginho evita la linea del pressing con una finta di corpo di grande intelligenza, che apre lo spazio per Hamsik nell’halfspaces di centrosinistra. Osservate, però, cosa succede in attacco. Callejon, a inizio azione, converge senza palla offrendo ai centrali difensivi un’ulteriore opzione di scarico centrale. A quel punto, Mertens va subito a coprirlo sulla destra, si tratta di un rapido interscambio di posizione tra esterno e centravanti. L’azione che si sviluppa sulla sinistra troverà proprio lo spagnolo in area, mentre Mertens continuava a tenere bassi due dei tre centrali di Inzaghi. Il terzo, Basta, si fa risucchiare da Hamsik e Ghoulam. La somma della giocata di Jorginho e della lettura di Callejon portano a un gol semplice, praticamente a tre tocchi.

È un gol di grande valore tattico. Per la bellezza, per gli automatismi. Ma soprattutto per le “novità” che ci sono dentro. Ovvero: il movimento alternativo di Callejon, che viene al centro invece di rimanere largo a destra; l’intercambiabilità con Mertens; l’inserimento di Hamsik alle spalle del centrocampo, che chiama fuori Basta e poi trova il corridoio libero nell’halfspaces. Insomma, ci sono tutti i principi di un Napoli che gioca a memoria, ma riesce andare anche oltre il suo spartito. Riesce a trovare nuove soluzioni all’interno del suo campionario. Quello che serve per vincere anche partite in cui la sfida tattica fa difetto, o comunque non ti elegge vincitore incontrastato. Quello che fanno i campioni. Da qui, per proprietà transitiva: i grandi calciatori ti fanno vincere le partite quando la sfida tattica non ti sorride. È la forza delle squadre più grandi, gioco e giocate che possono sovrapporsi. È la ricetta buona per un Napoli che studia da grande, davvero.

Calciatori

Dal punto di vista puramente tattico, c’è poco altro da segnalare. La Lazio è e sarà una squadra difficile da affrontare per chiunque, ha un giocatore di livello decisamente superiore (Milinkovic-Savic: cinque dribbling riusciti, altrettanti duelli one-to-one vinti), un difensore di grande affidabilità ma bravo anche in costruzione (De Vrij, 90% di precisione nei passaggi) e uno stile di gioco che si adatta all’avversario, ma sempre per cercare di metterlo in difficoltà, mai in senso puramente speculativo.

iiIl Napoli resta il Napoli, ha tanti pregi e pochi difetti: ieri ha concesso il primo gol su azione, anche se in realtà si trattava di una palla “nata” da corner; il possesso è di nuovo alto (63% a 37%, merito però del secondo tempo) e non è quasi mai fine a sé stesso. La sensazione è che questa squadra sia diventata consapevole: aspetta il momento buono per attivare il meglio del suo gioco, del suo repertorio. Forse è una scelta orientata a gestire le partite e quindi le energie: delle 17 conclusioni tentate, 16 sono arrivate dopo il gol di De Vrij.

Il Napoli attacca da destra a sinistra.

Tra i calciatori, da segnalare la prova assoluta di Jorginho (131 palloni toccati, 92% di precisione nei passaggi e un ruolo chiave in due gol) e la condizione positiva di Hamsik: per lo slovacco, assist numero due in stagione, due passaggi chiave e il palo colpito su uscita di Strakosha. Sopra, la heatmap del capitano, di nuovo centro di gravità del Napoli nel punto in cui il Napoli costruisce il suo gioco. È la strada giusta per Marek, è la strada giusta per il Napoli. Che difficilmente giocherà di nuovo contro una squadra forte e preparata come la Lazio di Inzaghi, ma intanto l’ha battuta 4-1. Difficile chiedere di più.

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