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Reina, Sarri, il Napoli e quel “patto” tradito fuori tempo massimo

Il (presunto) caso Reina, analizzato secondo la lettura dei fatti: il Napoli compatto e coeso fin da primavera, poi il dietrofront che non fa felice Sarri.

Reina, Sarri, il Napoli e quel “patto” tradito fuori tempo massimo

Il “patto”

Il caso-Reina, un caso che esiste solo nella presunzione della sua esistenza, almeno fino a dichiarazioni ufficiali, è strettamente legato al famoso patto-scudetto. Che noi del Napolista, non tanto per scaramanzia quanto per pura natura delle cose, definiremmo “patto” e basta. Perché lo scudetto è l’obiettivo virtuale, ma questo famoso “patto” non è altro che un tentativo per raggiungere il massimo risultato possibile. Ed è un accordo trasversale, tra club, giocatori, allenatore. Tutte le componenti.

È palpabile, visibile, al di là di tempistiche e situazioni differenti. L’anno scorso, tra estate e primo autunno, Callejon, Hysaj, Koulibaly e Albiol hanno rinnovato i loro contratti. A primavera è stato il turno di Insigne. Poi Mertens. Tutti, vuoi o non vuoi, hanno firmato per uno stipendio probabilmente (sicuramente) inferiore a quello che avrebbero guadagnato altrove. Tutti hanno meritato il prolungamento. Compreso Sarri, che è d’accordo con la società per un altro/ultimo (non è importante, in questo caso) anno insieme dopo le ottime risposte del girone di ritorno 2016/2017. Tutti hanno remato e remano nella stessa direzione. Tutti hanno firmato questo accordo virtuale.

Restano “fuori” da questa politica contrattuale Reina e Ghoulam. Il discorso sull’algerino pare sia in dirittura d’arrivo, dopo un balletto tra offerte (inesistenti) e procuratori che cambiano. Su Reina, invece, il Napoli è più cauto. Da qui in poi si entra nella soggettività. Noi, in questa sede, ci limitiamo a riportare i fatti: Reina è un ottimo portiere, un leader tecnico (per il contributo al gioco) e carismatico che però ha 35 anni da compiere e viene da un paio di stagioni non proprio splendide nel puro rendimento. Il Napoli fa le sue valutazioni e decide di non rinnovare il suo contratto. O comunque di offrire un accordo al ribasso. Il resto, seppur presunta, è cronaca recente. Ecco, questo è il racconto del patto – almeno secondo noi.

Sarri

La rabbia di Sarri, documentata questa mattina, nasce(rebbe) proprio da tutto questo. Ovvero: io, tu, noi tutti siamo qui e siamo stati d’accordo sul da farsi. Un altro/ultimo anno insieme, perché ci siamo trovati benissimo e abbiamo fatto ancora meglio. Tutti, vedi sopra, hanno anteposto questa decisione comune e collettiva allo sviluppo della propria carriera. Quindi, anche alla crescita del conto in banca. Tu hai e avevi tutto il diritto di dire “no, grazie”. Ma la differenza la fa il tempo. È quello a qualificare il tuo comportamento.

Il fatto che Reina abbia 35 anni e non sia un portiere proprio irreprensibile – dal punto di vista del rendimento, noi parliamo solo di quello – non è “colpa” del Napoli. Il fatto che il Psg (forse “spontaneamente”, forse no, vedi Quillon) avrebb fatto (il condizionale è d’obbligo) un’offerta superiore a quella del Napoli non è colpa di Reina. Ognuno ha fatto le proprie valutazioni, ma il discorso che sembra portare avanti Sarri è sempre quello del timing riferito alle mosse della ditta Reina-Quillon. E tra il “non turbare per il preliminare” e il “turbare a cinque giorni dalla fine del mercato” non c’è questa grandissima differenza.

Conclusione

Al di là di ciò che sembra, di un grande amore per Napoli, Reina resta un professionista. Un professionista che a giugno del 2014 non ci ha pensato un secondo prima di unirsi al Bayern, per fare la riserva fissa di Neuer. Quindi, figurarsi se non considererebbe la (presunta) possibilità di aggregarsi al Psg. Non ha neanche torto. Non secondo Sarri, però. Che gli contesterebbe il dietrofront rispetto al patto, per una questione che è innanzitutto economica. Dopo viene tutto il resto, soprattutto dopo aver letto/sentito le parole di Quillon ieri.

La situazione è talmente semplice da essere autoevidente. Vedremo come Napoli, intesa come città/ambiente, gestirà il match con l’Atalanta (Reina sarà in porta, almeno fino alle ultime notizie) e il rapporto con il suo portiere-feticcio. E con quell’allenatore-idolo che si è sentito un po’ tradito. In un patto che però non sarà “professionale” o “professionistico”, ma che per altri pare – ed è parso – avere un grande, grandissimo valore.

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