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Operazione Biglietti per il Napoli: il sogno di convertirsi a Internet ed eliminare i tagliandi cartacei

Siamo venuti in possesso del sequel di Operazione San Gennaro. La trama ruota attorno al colpo di eliminare i biglietti cartacei dal Calcio Napoli

Operazione Biglietti per il Napoli: il sogno di convertirsi a Internet ed eliminare i tagliandi cartacei
Nino Manfredi e Totò nella pellicola restaurata di Operazione San Gennaro

Il sequel di Operazione San Gennaro

Grazie ad un lungo e meticoloso lavoro di ricerca, il Napolista è giunto in possesso del soggetto del sequel di Operazione San Gennaro che il visionario Dino Risi aveva immaginato, già nel lontano 1966, con un titolo spiazzante: Operazione Biglietti per il Napoli.

Per un imprevedibile scherzo del destino, il santo benemerito è stavolta Aurelio De Laurentiis, il cui tesoro – nel parallelo del grande regista – sono i biglietti per accedere al San Paolo (quest’ultimo unico santo menzionato nel film, a spodestare il protettore della città). Adesso a far visita ad Armandino Girasole non è più la strepitosa Senta Berger che impersona Meggie, ma un ingegnere informatico modello The IT Crowd, scapolone fuoricorso da due anni e amante dei giochi di ruolo (forse una svolta arcobaleno di Risi?).

Hackerare il sito del Calcio Napoli

L’ingegnere propone di hackerare il dipartimento informatico della SSC Napoli, in modo da vietare la vendita dei biglietti cartacei e permettere esclusivamente quella di e-ticket – idea che Don Vincenzo o’ fenomeno nel sequel non esita a chiamare “o’ miracolo ca manco San Gennaro” in una straordinaria e toccante scena con Agonia e Dudú. Il gruppo così formatosi pianifica il colpo e, per non dare nell’occhio, come nel film precedente, si mette alla ricerca di un potenziale giorno di festa, in cui la città sonnecchia distratta, per sferrare l’attacco; ma – dopo aver consultato neoborbonici, movimentisti arancioni, élite cittadine e cantanti neomelodici – si accorge inaspettatamente che non esiste alcuna festa popolare di richiamo nella Napoli degli anni duemila. Per cui viene scelto un giorno qualunque.

Le grida disperate dei tifosi

L’attacco ha luogo il mercoledì precedente lo scontro con il Milan. Decine di migliaia di cittadini si addensano già alle cinque del mattino agli angoli delle ricevitorie di tutta Napoli – qui Risi immagina scene dall’alto e campi lunghi sulle musiche di Armando Trovajoli. Rumore della prima poderosa serranda che si rialza e poi disperate grida spezzate dal dolore dei tifosi assiepati, cui i singoli negozianti confidano di non aver avuto alcuna sacra investitura da De Laurentiis per stampare alcunché.

Orfani disperati delle ore passate in fila sotto pioggia e sole, dei bigliettai che staccano tagliandi prima ad amici e parenti, della carta dove stampare i biglietti che manca, degli orari di apertura e chiusura, i tifosi di Vomero, Vicaria, Chiaiano e Stella si organizzano, in una cordata hacker trasversale, per annientare i server di Dudú ed il giovane ingegnere ed impedire la vendita online.

Mamma Assunta chiama Bezos

A mettere il definitivo bastone tra le ruote sarà di nuovo Mamma Assunta, distrutta dall’onta di avere un figlio che odia il caldo contatto umano col botteghino. Sarà lei a chiamare Jeff Bezos che, con un astuto doppio gioco, inganna Armandino facendogli credere di volerlo aiutare con l’e-commerce mentre, in combutta col delfino Edo, vende, in un’area di servizio dismessa sulla A16, il laptop del povero ingegnere a Paolo Cannavaro, convincendo quest’ultimo della convenienza del prezzo e costringendo il candidato fuoricorso a laurearsi con altri due anni di ritardo.

La restaurazione

Il finale melodrammatico vede la folla impazzita di tifosi entrare nella camera d’albergo dove alloggia l’ex centrale azzurro, nei pressi di Piazza Mercato, per smontare schede e circuiti del computer, formare una nuova lunga fila ai piedi di De Laurentiis – immobile in posa ieratica di fronte al duomo, riccamente ammantato come il santo patrono – ed offrirgli a mo’ di ex-voto la refurtiva – mouse, monitor, prese USB – al grido: “Tiene, Aure’, chesta e’ robba toja!”

Sfortunatamente la pagina finale del soggetto è andata perduta. Non è chiaro se il grande Dino avesse in mente una processione con i tifosi festanti ai piedi del carro su cui sedevano Edo ed Aurelio, o piuttosto propendesse per un finale aperto, quasi fantascientifico, kubrikiano, in cui si immaginava un domani in cui davvero i biglietti cartacei non sarebbero più esistiti.

In ogni caso, sappiamo che il grande regista aveva già pronto il nome del produttore.

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