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Keita al Monaco, la vittoria assoluta di Lotito (com’era la storia del progetto vincente?)

Tre milioni di ingaggio (a salire) bastano a Keita per dimenticare la Juventus. Che, come l’Inter e il Napoli, ha risparmiato sull’unica cosa che serviva: i soldi.

Keita al Monaco, la vittoria assoluta di Lotito (com’era la storia del progetto vincente?)

Ribaltone di mercato

A volte funziona, a volte no. Considerare il calciomercato come luogo in cui attendere/sfruttare l’occasione può essere rischioso. L’hanno imparato Inter e Juventus, secondo noi ma anche secondo la Gazzetta dello Sport. L’ha insegnato Lotito, che dopo anni di intransigenza conferma il suo modus operandi con Keita: lo blocca alla Lazio, nonostante il rischio concreto di rimetterci un pacco di milioni, e alla fine ha ragione lui. Ecco il Monaco, che ha soldi e fretta perché Mbappé va a Parigi. 30 milioni, nessun problema. Anzi, ecco altri due di bonus. Ecco Keita. Arrivederci e grazie. Al calcio italiano. Alla Lazio, che sorride di gusto. Alla Juventus, all’Inter. Al concetto di “progetto vincente”.

Ecco, noi abbiamo scritto già una volta di questa storia. Di questa idea diffusa e comune sul fatto che i calciatori scelgano le squadre cui aggregarsi in base alla “forza” del piano tecnico o industriale. No, non è così. Keita non voleva la Juventus a tutti i costi perché innamorato del bianconero. La voleva magari a paragone con il Napoli, perché casomai la Juventus gli offriva qualcosa in più di ingaggio. Ma è bastato un Monaco qualsiasi perché il bianconero scomparisse dalla testa di Keita. Anzi, è bastato/servito l’ingaggio da tre milioni a salire garantitogli dal club del Principato. Allora sì.

Il triangolo di una trattativa

Una lezione di mercato. Di Lotito, che fa all-in e alla fine porta a casa tutto il piatto. Magari il paragone è forzato, perché il Monaco è il classico asso nella manica. Ma neanche più di tanto, perché si tratta di una squadra letteralmente smantellata al mercato e che avrebbe dovuto cercare per forza un uomo d’attacco da mettere vicino a Falcao. Secondo la Gazzetta, la mediazione di Jorge Mendes è stata decisiva. Sarà quel che sarà, intanto Juve o Inter hanno capito cosa vuol dire aspettare fino alla fine per scucire uno sconto. Hanno capito cosa può succedere. Rimanendo nell’ambito del poker, si chiama Slow Play. È la strada più sicura. Non è detto sia quella vincente.

Sì, perché le trattative sono triangolari. Club venditore, giocatore (inteso come uomo-calciatore ed entourage), acquirente. E quando arriva il Monaco – che sarà pure stato ridimensionato ma viene da una semifinale di Champions e ha una grande quantità di liquidi dopo il mercato -, che in un modo o nell’altro accontenta tutti, non basta avere la promessa d’accordo con il calciatore. Non basta più. Specie quando poi il presidente del club venditore decide di rischiare. Lotito dice di farlo “per amore delle regole, noi le rispettiamo”. È una bella versione, ma sarà che forse Lotito sapeva. Gli è andata bene. Chapeau.

Le altre restano italiane restano “fregate”, perché avevano deciso di risparmiare sull’unica cosa che conta davvero. I soldi. Il Napoli non ne ha offerti abbastanza a Keita perché dimenticasse la Juve. La Juve non ne ha offerti abbastanza a Lotito perché dimenticasse Keita. Idem l’Inter, tutte e due le big si facevano forti del contratto in scadenza. Poi è arrivato il Monaco. E Lotito ha vinto. Di nuovo. Showdown, prendi e porta a casa.

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