Le avversarie di Champions: il Feyenoord, di nuovo protagonista

Il progetto di Van Bronckhorst ha un respiro europeo, i principi di gioco sono offensivi tuttavia imbevuti di pragmatismo. Il miglior calciatore è Tonny Vilhena.

Feyenoord

L’idea

Abbiamo già scritto del Feyenoord. Non è stato troppo tempo fa, abbiamo parlato della vittoria del titolo nazionale, di come quel successo era stato costruito dopo anni di difficoltà, con un progetto organico. Il mercato, il campo, lo stadio. Il Feyenoord ha provato e sta provando a reagire alla crisi dell’Eredivisie con ragionamenti lineari, puliti, moderni. Applicati anche in questo mercato pre-Champions: i biancorossi di Rotterdam saranno l’unica squadra olandese nella massima competizione continentale, una delle due in Europa (solo il Vitesse si è qualificato al tabellone principale di Europa League). Una responsabilità acquisita con merito, si diceva, attraverso un lavoro messo insieme nel tempo.

Attraverso la politica dell sell-to-buy, che quest’anno si è concentrata sulla modifica della difesa. Van Bronckhorst, tecnico ed ex calciatore di livello, ha perso Karsdorp e Kongolo, approdati a Roma e Monaco. Totale incasso: 29 milioni di euro, divisi praticamente a metà (15 per Kongolo). Per rimpiazzarli, manco a dirlo, investimenti giovani. Il ventenne Diks in presto “di valorizzazione” dalla Fiorentina, l’altro ventenne St. Juste dall’Heerenven. E poi due investimenti importanti, da circa sei milioni, per confermare Berghuis (era in prestito dal Watford) e per il terzino sinistro Haps. L’idea è sempre la stessa: ciclo continuo, ininterrotto, di calciatori. Per crescere in campo. Per consolidare il bilancio. E per finanziare la ristrutturazione dello stadio De Kuip.

Il gioco

Il Feyenoord di Van Bronckhorst nasce e si sviluppa intorno al modello classico olandese, ma presenta significative variazioni sul tema. Costruzione bassa, grande importanza agli esterni, interscambi di posizione e inserimento. Il sistema di riferimento è il 4-3-3, ma la fluidità è stata l’arma in più in un contesto tattico estremamente statico come la Eredivisie. Un campionato in cui tutti giocano allo stesso modo, in cui regna un idealismo anacronistico e non collegato con l’evoluzione del gioco.

I principi sono fondamentalmente offensivi, la squadra di Rotterdam segna molto (86 reti nell’ultima stagione, 3 nelle prime due partite del campionato in corso) e subisce relativamente poco, è disposta in campo cercando di mantenere l’equilibrio tra le due fasi e per attivare il vero centro motore del gioco, Tonny Vilhena. Il centrocampista olandese, ex trequartista di fino trasformato da Van Bronckhorst in regista a tutto campo, agisce come mezzala e come hub di palloni per il reparto avanzato. Che, dopo il ritiro di Kuyt, si schiera con Jorgensen centravanti supportato da Berghuis e Boetius.

La crescita mentale e tecnica della squadra passerà dal confronto in Champions, anche perché l’ultima esperienza europea non è stata esaltante. Nell’ultima Europa League, il Feyenoord è stato eliminato da Fenerbahce e Man United dopo la fase a gironi. Nell’anno precedente, il primo di Van Bronckhorst in panchina, il club non era qualificato alle coppe europee. Il progetto è quindi giovane, è un tentativo di ricostruire identità e blasone attraverso concetti coerenti con la tradizione olandese e con le necessità nuove di un movimento in difficoltà.

La sfida con il Napoli

La squadra di Sarri parte indubbiamente avvantaggiata. Non fosse altro che per la semplici forza ed esperienza a certi livelli di buona parte dell’organico azzurro. Rispetto al Feyenoord, la dimensione è completamente diversa. Anche se, alla fine, gli olandesi erano probabilmente la “seconda squadra più pericolosa della quarta fascia”. Dopo il Lipsia, ovviamente.

La trasferta in Olanda sarà complicata, soprattutto per le condizioni ambientali: la tifoseria del Feyenoord, fortemente nazionalista, non è famosa nel mondo per la mansuetudine e l’accoglienza del pubblico straniero. Basti ricordare l’esperienza europea della Roma, sedicesimi di Europa League 2014/2015. I tifosi olandesi a Roma e la famosa devastazione della fontana, ma anche l’atmosfera bollente al ritorno. La differenza di valori in campo allora, nettamente visibile, fu compressa da un supporto quasi intimidatorio, ed è forse questo l’aspetto più preoccupante – insieme al fatto che l’ultima partita sarà proprio al De Kuip, e potrebbe valere potenzialmente la qualificazione.

L’ideale, per il Napoli, sarebbe arrivarci a giochi già fatti, dopo aver vinto in casa con un buon margine. Possibile, anche se nel frattempo il valore dell’organico del Feyenoord è praticamente raddoppiato (dai 50 milioni a maggio 2015 fino ai 96 di oggi). È il risultato di una gestione oculata, intelligente, del lavoro di un tecnico moderno e non idealista, in grado di trarre il meglio dai suoi calciatori pur non essendo un santone come i grandi uomini di campo della tradizione olandese.

L’esordio al San Paolo, in questa nuova avventura in Champions, sarà proprio contro la squadra di Van Bronckhorst. Che, nel frattempo, avrà calato le sue prime carte contro il Manchester City, in casa. Sarà una partita importante. Ovviamente, vi aggiorneremo sullo stato dell’arte, del gioco e di salute degli olandesi, in modo da arrivare preparati a fine settembre. In conclusione: poteva andare meglio, ma parliamo di una squadra alla portata del miglior Napoli. E con un buon progetto.

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