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La Juventus, Dybala e Higuain. La differenza la fanno i top player (quelli veri)

Una lezione da Cardiff, per gli juventini e non solo: il mercato spiega tutto, Dybala arriva dal Palermo e Higuain è stato ceduto a cuor leggero dal Real.

La Juventus, Dybala e Higuain. La differenza la fanno i top player (quelli veri)

Le delusioni

Nel day after di Juventus-Real Madrid arriva una lezione alla tifoseria. L’ennesima lezione del campo alla tifoseria. Quanto pesa e come pesa il calciomercato. Le due più grandi delusioni del match di Cardiff, basta leggere i pezzi di tutti i pagellisti d’Italia, sono Paulo Dybala e Gonzalo Higuain. Ecco, noi vogliamo discutere su questo. Su questa equiparazione smodata, o quantomeno avventata, tra questi due calciatori. Già una volta, sul Napolista abbiamo scritto, di Dybala in senso di applauso e di “lezione di mercato”. Dybala, dal Palermo a top player. Non cambiamo opinione rispetto a ieri sera. Ecco perché vogliamo sottolineare, senza essere troppo pruriginosi, che la vera delusione di Cardiff si chiama Gonzalo Higuain.

Dal pezzo su Dybala linkato sopra:

Ragioniamo su Dybala, sul senso del suo acquisto e della sua crescita. Anzi, sulla percezione che Dybala ha esercitato ed esercita. E leghiamolo ad altri grandi colpi dei club italiani, che per fatturato occupano una posizione “di rincalzo”, diciamo così, nella mappa del calcio europeo. Negli ultimi anni, i trasferimenti interni ed esterni più remunerativi del nostro calcio sono stati quelli di Pogba (record mondiale), Higuain (record storico italiano), Pjanic, Cavani (dal Napoli al Psg), Marquinhos, Lamela (dalla Roma verso Psg e Tottenham), Cuadrado (dalla Fiorentina al Chelsea), Benatia (dalla Roma al Bayern Monaco), Vidal (dalla Juve al Bayern), proprio Dybala.

Rileggeteli bene: a parte Higuain e Pjanic – trasferimenti interni per clausola rescissoria e comunque da grande club a top club -, di quanti calciatori di livello assoluto parliamo? Spieghiamo bene: di quanti calciatori fatti e finiti parliamo? Top player riconosciuti, che hanno scelto l’Italia dietro l’investimento di grandi cifre. Nessuno, esatto. Tutti grandissimi campioni acquistati in provincia, o comunque da un certo estero, e poi valorizzati e rivenduti. Dybala e Cavani sono stati importati dal Palermo, Benatia e Cuadrado dall’Udinese; Lamela arrivava dal River Plate, Vidal dal Bayer Leverkusen e Marquinhos dal Corinthians. Ah, e poi c’è Pogba. Acquistato a parametro zero dal Manchester United.

La dimensione

Ecco, appunto. Da un calciatore così, come Dybala, che due anni fa – mentre la Juve preparava la finale di Berlino – era il protagonista della salvezza del Palermo di Iachini, è giusto aspettarsi una finale difficile. Sottotono, opaca, d’assenza. Questione di dimensione raggiunta e costruita: i due geni creativi delle due squadre, per l’appunto Isco e Dybala, hanno un solo anno di differenza. Ma il primo ha giocato 51 partite in Champions, il secondo 17. La forza di un calciatore non sta solo nella sua narrazione (o meglio, nella sua narrazione interna), altrimenti la “imperforabile Bbc” della Juventus non avrebbe subito quattro gol ieri sera. La forza va dimostrata sul campo, partita per partita. Altrimenti non vinci.

Dybala sta diventando o è diventato top player. Dall’altra parte, però, ci sono stati avversari che hanno già concluso questo percorso. Da tempo. Perché l’hanno iniziato prima, perché hanno avuto più possibilità, perché sono più forti. Non è dato sapersi, ma intanto è un dato di fatto.

Coscienza

“Scandalizzarsi” perché Dybala non ha reso al massimo contro il Real Madrid vuol dire non essere coscienti di questa dimensione. Della dimensione di Dybala, della dimensione del Real Madrid. Che, nella zona del fantasista argentino, faceva agire Casemiro. Un 1992 da 35 partite in Champions League e altre 5 in Copa Libertadores. Al di là di confronti con poco senso, ecco che il fallimento di Dybala diventa meno fragoroso rispetto a quello del compagno argentino d’attacco. Perché Dybala viene dal Palermo, è uno Zielinski o un Milik molto più forte (e molto più pompato).

È paragonabile ad Insigne – per alcuni napolisti è anche più forte di lui -, ma non è questo il punto. Il punto è che di fronte aveva una squadra più forte. Calciatori più forti, più pronti. Profili che Paulo vorrebbe ritagliare su se stesso. Se la Juventus ha puntato su di lui per far girare la squadra, probabilmente non poteva fare di più. Ha scelto bene, Dybala è fortissimo. Ma vale 5 gol in 17 partite di Champions. Dall’altra parte, ce n’era uno da 105. Sarebbe stata la stessa cosa, numero più numero meno, con Insigne.

Higuain

Da qui, facile facile, discende il discorso su Higuain. Riferito alla partita di ieri sera, all’intera Champions (3 gol in 12 partite, di cui 2 in un solo match). Higuain ha deluso, ma non per quello che sapevamo potesse essere. Ha deluso in relazione alla quantità di denaro investita su di lui. Se Dybala, costato 40 milioni (32 + 8 di bonus), è stato acquistato perché crescesse nella Juve, Higuain è stato acquistato perché facesse crescere la Juve. Ecco, è andata così? Forse sì, forse no. Nel senso: la Juve è arrivata in finale di Champions anche due anni fa. Senza Higuain. Vincendo campionato e Coppa Italia, come in questa stagione.

Una partita basta a inficiare l’intero giudizio su un acquisto? Sì, se il tuo obiettivo dichiarato (sbandierato) tramite questo acquisto non viene centrato. È stato sfiorato, ci siamo. Noi non ne abbiamo nemmeno sentito l’odore. Chapeau alla Juve. Ma giocare le finali non vuol dire vincerle. È lo stesso concetto di quello “scudetto del bel gioco” che assegniamo (assegnano) al Napoli con tanto sprezzo.

L’equazione ha un risultato semplice: Higuain non è ancora un top player. Nonostante sia stato pagato e giudicato e raccontato come tale. Non è riuscito ancora ad essere decisivo, impattante, se non a Napoli. Fuoriclasse in azzurro, grandissimo attaccante in bianconero. Anche questa è una definizione, la definizione della grandezza attuale di Gonzalo. Che, risultati alla mano, non ha fatto molto di più di Pogba e Morata. E che, almanacchi alla mano, è stato ceduto a cuor leggero dal Madrid per fare spazio a Bale, Benzema, Cristiano Ronaldo. I top player. Tre Champions League e una semifinale in tre anni, quattro stagioni. Ecco, appunto. 

La lezione

Non è una colpa della Juventus. Che magari l’anno prossimo, a Kiev, magari torna in finale e vince. Con Dybala, con Higuain. Il primo sta crescendo, sono i colpi che possono fare le squadre italiane. Sta imparando a essere decisivo. Ma arriva dal Palermo, sta studiando. Sta provando a farlo anche il secondo. Non ci è ancora riuscito. Lui, però, è un po’ più in ritardo. E parte da una precondizione decisamente differente.

Questa è la lezione: il mercato, del calcio e dei soldi, orienta tutto. Ti dice le cose come stanno. Oggi, il Real è più forte della Juventus perché può comprare calciatori più forti. Idem la Juventus col Napoli, o con la Roma. Niente di male, niente di sbagliato. Per noi, per loro.

C’è sempre chi è più forte di te. Metabolizzare questa cosa è il primo passo per capire dove migliorare. E fin dove è possibile spingersi: ovvero, fino a quando gli avversari più forti te lo concedono. Se sei martello, se sei incudine. Capiamo i nostri ruol ie i ruoli degli altri, prima di criticare. La nostra forza, la forza altrui. Cristiano Ronaldo è e sarà più forte di Higuain, ed è (per il momento, probabilmente per sempre) più forte di Dybala. Vincerà il primo, vincerà il Real Madrid. Ha vinto il Real Madrid, infatti.

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