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Il 16enne Vinicius al Real per 46 milioni di euro: un racconto (inevitabile) del football di oggi

Non ha senso scandalizzarsi, un’operazione del genere è perfettamente calata nel nostro tempo. Anzi, è una conseguenza del nostro tempo.

Il 16enne Vinicius al Real per 46 milioni di euro: un racconto (inevitabile) del football di oggi

Un figlio del calcio moderno

Guardare i video di Vinicius su Youtube è un’esperienza necessaria per chi vuole capire il calcio moderno. Non è un calciatore molto diverso da tutti gli altri, da quelli che popolano la piattaforma video con le loro giocate, i loro dribbling, i loro gol. È solo una questione di tempi, di età. È solo questo. Vinicius, il ragazzino che vediamo fare impazzire tanti altri ragazzini della sua età con la maglia rubronegra del Flamengo, ha solo 16 anni. Ed è già stato acquistato dal Real Madrid. Anzi, diciamola bene. È già stato acquistato dal Real Madrid per 46 milioni di euro. Il secondo brasiliano più costoso della storia del calcio, dopo Neymar. Il 30esimo trasferimento più costoso nella storia del calcio (fonte Transfermarkt). Per un calciatore che, come scrive oggi il Guardian, ha giocato una sola partita da professionista.

Nel frattempo, però, ha segnato 19 reti in 22 partite con l’Under 17 brasiliana; ha vinto il Sudamericano di categoria laureandosi capocannoniere della kermesse; è stato definito dal sito del Real Madrid «uno dei talenti più brillanti del calcio giovanile a livello mondiale. Queste referenze bastano per spendere 46 milioni di euro?

Guardiola

Due giorni fa abbiamo scritto di Pep Guardiola. Anzi, abbiamo riportato Pep Guardiola che parla del Napoli, gli fa i complimenti. Nel suo discorso sulla forza dei club, all’improvviso, entra anche Vinicius. Che, semplicemente, è una rappresentazione di assoluta onnipotenza sul mercato. Il Real Madrid ha speso per lui una cifra che il Napoli, per esempio, non ha mai speso nella sua storia. Un investimento importante, pesantissimo, che si concretizzerà solo a luglio del 2018. Anzi, luglio del 2019. Sempre secondo il Guardian, l’accordo per la cessione del calciatore diventerà reale ed ufficiale nell’estate del prossimo anno, ma il calciatore resterà a Rio fino a tutto l’anno successivo. In pratica, si unirà al Real tra due anni esatti. Per averlo, il Real ha (ovviamente) pagato ora. Come il presidente della Longobarda, Borlotti, mentre faceva il mercato con Oronzo Canà a Milano. Solo che il Real non deve cedere Falchetti e Mengoni alla Juventus. Il Real compra. E basta.

Così va il calcio

Scandalizzarsi, gridare alla perdita di valori, indignarsi. Sono pratiche assolutamente fuori tempo, fuori contesto. Vinicius non è altro che una spiegazione di quello che il calcio è diventato. Anzi, di quello che il calcio doveva diventare per forza. L’insegnamento arriva dal film cult che abbiamo appena citato sopra, L’allenatore nel pallone. Nel 1984, un sedicente osservatore e un tecnico italiano vanno in un campetto brasiliano e si portano via un giovane fenomeno sconosciuto. Nel 2016, l’era dell’informazione moltiplica talmente canali di comunicazione e risorse destinate al calcio che ora, in Brasile, si vanno a prendere i sedicenni per 46 milioni di euro. Pulito, semplice, inevitabile. Giusto? Forse no. Ma ha senso discuterne?

L’esempio giusto, questo sì, su come prenderla arriva proprio da Guardiola. La risposta degli altri a questo strapotere economico non può essere che il lavoro. Il lavoro per migliorare tutto quello che c’è da migliorare – Guardiola intendeva un miglioramento di campo, ma il concetto è espandibile. Il lavoro per crescere, per far sì che «i soldi non siano abbastanza» (altra frase di Pep) e una certa programmazione possa finire per bilanciarla. È difficile, ci vorrà tempo. L’ha detto sempre Guardiola: «Decenni». Anche perché, nel frattempo, il Real non si ferma. Acquista Vinicius per 46 milioni, magari l’ha visto su Youtube e poi ha mandato Bergonzoni a Rio. Solo che Bergonzoni guardava le donne, quello del Real guardava prima i giocatori. Forse solo quelli, ma non vogliamo presumere. È la professionalità. È il lavoro che dice Guardiola, a livelli ancora più alti. Con tanti soldi da spendere in più. È il calcio. È la vita.

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