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Rassegna stampa Juventus / Le intercettazioni di Andrea Agnelli in nessuna prima pagina

Nessun commento, mai la parola ‘ndrangheta in un titolo, solo freddi (anche puntuali) resoconti di cronaca. Repubblica avanza l’ipotesi di una sanzione sportiva.

Rassegna stampa Juventus / Le intercettazioni di Andrea Agnelli in nessuna prima pagina
Andrea Agnelli

Anche oggi la rassegna stampa del caso Juventus merita uno sguardo. All’indomani dell’audizione in Antimafia dell’avvocato della Juventus Chiappero e della comparsa di intercettazioni – di cui la difesa non era a conoscenza – che rivelerebbero la consapevolezza di Andrea Agnelli del casellario giudiziale familiare dei suoi interlocutori (i rapporti con la’ndrangheta), diamo uno sguardo ai quotidiani e innanzitutto notiamo che la notizia non c’è in alcuna prima pagina. Così come non compare la parola ‘ndrangjeta in alcun titolo. Non c’è nemmeno un commento, nessuno ha avuto l’ardire di esporsi di fronte a queste intercettazioni inedite. Gli editorialisti della Gazzetta continuanon ad esercitarsi su altro. L’unica testata che ha reso un servizio giornalistico-informativo degno di questo nome è stato l’Huffington Post diretto da Lucia Annunziata.

La Gazzetta dello Sport

Le cronache sono tutte attente. C’èchi concede più spazio, chi meno. Ma i resoconti ci sono tutti. La Gazzetta comincia così l’articolo, un attacco con richiamo al De Gregori de “La ragazza e la miniera”: “La Juve è «sconvolta» e, potesse tornare indietro, terrebbe ferma la barra di fronte alle pressioni degli ultrà, alcuni scoperti in odor di mafia. «Alto Piemonte», l’indagine sulle infiltrazioni della ‘ndranghe- ta al Nord arrivata alla porte dello Stadium, ha lasciato cicatrici profonde: l’avvocato dei bianconeri Luigi Chiappero, riascoltato per la seconda volta dalla Commissione parlamentare antimafia, lo ha ammesso ieri».

La notiziola di Libero

E ancora, sempre la Gazzetta:

«Questa esperienza ci ha minato profondamente – ha così detto Chiappero in una seduta secretata tre volte –. Se ammettiamo quanto ci viene contestato sulla gestione della vendita dei posti assegnati, quello che non ci consente di chiudere la partita col procuratore federale (patteggiando, ndr) è che siamo accusati di aver utilizzato, sapendolo, la figura di Rocco Dominello, della cui provenienza eravamo invece totalmente all’insaputa».

Repubblica

Repubblica titola “I colloqui di Agnelli con gli ultrà” e attacca così la sua cronaca: «Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, incontrava i capi ultrà nella sede della sua società, la Lamse Spa, nel salotto buono di Torino. È l’agosto 2016 quando, intercettato dalla squadra mobile, il figlio di Umberto parla al telefono con il security manager Alessandro D’Angelo di un incontro con Dino Mocciola, il carismatico capo dei Drughi, uscito nel 2005 dopo più vent’anni di galera per l’omicidio di un carabiniere. «Ci pagan subito e poi gestiscon loro tutto» spiega Agnelli al suo collaboratore». Inquietate, per i bianconeri, la conclusione dell’articolo:

Secondo quanto riportato dal pm della Federcalcio Giuseppe Pecoraro che Agnelli parlasse di biglietti con gli ultrà è accertato. E rende concreto lo spettro di una condanna sportiva e di un’inibizione dal ruolo di presidente.

Il Messaggero

La Stampa

La Stampa evidenzia invece la richiesta della Juventus di desecretare tutti gli atti: “Caso ultrà, la Juve si sente sotto attacco. «Via il segreto, leggiamo tutte le carte»”. Ecco un passaggio: “Chiappero gioca in contropiede: «Abbiamo ribadito – sottolinea il legale bianconero – ancora una volta quanto letto negli atti, mi piacerebbe ci fosse una desecretazione di tutto quanto perché mi sono stati evidenziati un paio di passaggi che, francamente, nelle carte non ho trovato. Neanche all’interno del deferimento sportivo…». E anche un altro: “Di sicuro è quantomeno curioso che, al di là della difesa della Juve, siano gli stessi membri della Commissione a chiedersi se esistano queste intercettazioni o ad affermare che siano dentro ad un deferimento (sportivo) di sole venti pagine senza che tutti ne siano a conoscenza. Allo stato dell’arte, la Juve è come se avesse la sensazione di essere accusata dalla procura Figc di qualcosa di cui non conosce la matrice, se davvero c’è”.

La Stampa

Una notizia breve per il Fatto quotidiano, anche Libero. Un articolo del Corriere della Sera in cui viene ripresa la dichiarazione di Marco Di Lello presidente della commissione mafia e sport: «Senza nulla togliere alla consapevolezza su chi aveva di fronte, forse è stato affrettato dire: escludo categoricamente ogni tipo di rapporto. Serviva più prudenza».

Infine una citazione per Antonio Corsa giornalista certamente fazioso come del resto lo siamo noi (lui è juventino, noi napolisti) che però si sente anche un cittadino di questo Stato. Il suo punto di vista è meno appiattito di tante testate che dovrebbero essere super partes. Ovviamente dalla parte di un tifoso della Juventus. È un tema su cui torneremo e che ci sta molto a cuore (perché, ovviamente, ci sentiamo molto coinvolti, tra le tante accuse da noi ricevute c’è anche quella di essere juventini): si può essere faziosi senza rinnegare sé stessi e le proprie idee di cittadini.

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