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Juventus-Napoli equilibrata nei numeri. Decisa da Allegri e dagli errori del Napoli

Episodi, ingenuità individuali e la Juve che cambia e prende in mano il controllo emotivo della partita: Allegri ha vinto così.

Juventus-Napoli equilibrata nei numeri. Decisa da Allegri e dagli errori del Napoli

Il peso degli episodi

Sapete che la nostra analisi tattica prova a spiegare in maniera “numerica”, azzarderemmo “empirica”, quello che succede in campo. Ebbene, mai come questa volta il risultato di Juventus-Napoli è stato deciso dagli episodi. Ovviamente, parliamo di episodi in senso lato, riferendoci a tutto quello che è avvenuto in campo. Rientrano nella dicitura, alla stessa maniera, la difesa del Napoli, i cambi tattici della Juventus, l’arbitro. Anzi, il signor Valeri non verrà mai menzionato. Ma tutte queste cose sono state in concorso per determinare il risultato finale. Che al di là delle sensazioni tra primo e secondo tempo, poteva tranquillamente essere diverso.

Lo dicono i numeri, che sono sempre un’espressione quadrata e immodificabile della realtà. Al 90esimo minuto, le conclusioni tentate sono state 13 a 9 in favore della  Juventus; nel secondo tempo di dominio Juve – per parafrasare certi osservatori -, i bianconeri hanno tirato in porta per 3 volte. Rigori compresi. E il numero dei passaggi effettuati sorride ancora al Napoli (279 a 235).

Numeri e sensazioni

Bisogna rendere onore al merito: la Juventus ha avuto quello di autodeterminare la sua partita, dal punto di vista del ritmo, dell’intensità, del controllo emotivo. Sensazioni che non sono verificabili nei numeri. I parametri misurabili ci dicono, altresì, che la partita è stata equilibrata. Ed è stata decisa solo dallo sfruttamento degli episodi favorevoli da parte dei bianconeri. L’errore di lettura sulla rimessa laterale (il primo rigore di Dybala), il pessimo duetto Reina-Koulibaly sul gol di Higuain, il secondo rigore di Dybala. Al di là di questi tre momenti, la Juventus ha semplicemente attaccato in maniera più intensa rispetto al primo tempo. È bastato questo perché il Napoli non riuscisse più ad autodeterminarsi. La colpa/merito di questa sconfitta è quindi sbilanciata dalla parte del Napoli, che ha commesso errori madornali. Allo stesso modo, parlare di “dominio Juve” è un’enfatizzazione della realtà. Un’estremizzazione, anche nella ripresa.

Il primo tempo

Allegri ha commesso un errore sostanziale nei primi 45′ di gioco: pensava di essere l’Atalanta. Ha imitato la disposizione tattica di Gasperini, senza rinunciare però a nessuno dei tre attaccanti. In questo modo, ha finito per patire inferiorità numerica nelle zone di costruzione della manovra.

La disposizione 3-4-3 asimmetrica della Juventus, con Mandzukic spostato a sinistra, in fase di costruzione di gioco; il Napoli risponde con il classico 4-5-1, e chiude tutte le linee di passaggio brevi. Uomo su uomo, in parità numerica. Diawara resta “uomo in più”, Dybala non è raggiungibile perché gli spazi sono chiusi e l’unica scelta è sfruttare il lancio lungo.

Nel dopopartita, il tecnico juventino ha spiegato che la sua squadra non ha giocato un buon primo tempo per i «troppi errori tecnici». Vero, perché il Napoli riusciva (come spiegato sopra) a chiudere tutti gli spazi iniziali, costringendo i bianconeri a forzare la giocata. A cercare il pallone lungo. Una situazione di gioco a cui il Napoli riusciva a rispondere in maniera “genetica”, grazie alla posizione “alta” della difesa: nei primi 45′ di gioco, 4 offside fischiati alla squadra bianconera.

Dal punto di vista difensivo, la Juventus riusciva ad evitare gli scompensi del suo schieramento attraverso la collaborazione di Mandzukic e Dybala alla fase di non possesso. A differenza dell’Atalanta, i bianconeri non seguivano i calciatori di Sarri uno contro uno, ma rimanevano bassi a copertura degli spazi. Il Napoli non ha creato occasioni nitide a parte il gol, che oltre a essere un manifesto di qualità tecnica è anche una precisa conseguenza delle dinamiche tattiche del primo tempo. Quelle che abbiamo appena descritto.

La disposizione difensiva a tre prevede che i due “centrali laterali” escano a coprire in base alla posizione del pallone, lasciando comunque due uomini alle loro spalle. Inoltre, l’esterno basso (il quinto o quarto di centrocampo) offre il suo supporto. In questo caso, la velocità dell’azione del Napoli consente a Insigne di anticipare il movimento di Barzagli; Lichtsteiner copre su Strinic (fuori inquadratura), quindi è troppo lontano dal pallone, e Milik è perfetto nell’apertura. La palla al centro “chiama” la scalata a Bonucci, Chiellini e soprattutto Asamoah. Il ghanese, esterno basso a sinistra, ha troppo spazio da coprire e si fa superare dalla (solita) lettura anticipata di Callejon.

Una Juve con lo schema a tre difensori è abituata a difendere bassa, ad attendere l’avversario nella sua metà campo se non nella sua area. Anche perché le qualità fisiche dei difensori di Allegri sono ben diverse dalla freschezza atletica di Caldara e Toloi, ad esempio. Con una palla veloce, il Napoli ha disinnescato il dispositivo difensivo bianconero. E ha fatto gol. Ma non solo. Nei primi 45′ di gioco, la squadra di Sarri ha anche creato più occasioni in open play: i key passes del primo tempo dicono 6-4 per il Napoli. Dei quattro della Juventus, uno nasce da situazione di calcio d’angolo.

Dall’altra parte del campo, le migliori occasioni della Juventus sono nate da situazione di scompenso posizionale: il cross di Chiellini al 44esimo, il taglio in campo di Asamoah per la puntata di Higuain. Solo una volta il Napoli si è fatto sorprendere da una giocata posizionale, il lancio di Bonucci dietro la linea. In quel caso, fuorigioco saltato e Reina bravo in uscita sull’attaccante argentino. Sotto, la mappa dei tiri del primo tempo. I numeri dicono 6-6: partita perfettamente in equilibrio. E la squadra più ordinata, il Napoli, in vantaggio.

Da sinistra a destra (e in arancione) La Juventus; da destra a sinistra il Napoli.

Il secondo tempo

Allegri rimedia agli errori iniziali, attraverso un cambio di modulo che presuppone un aumento di intensità di gioco. L’inserimento di Cuadrado permette alla Juventus di creare vantaggi numerici e posizionali nella fase di possesso e in quella di non possesso.

Disposizione 4-4-2 per la Juvetus in fase di non possesso, sempre attraverso il concetto della copertura degli spazi.

Con l’inserimento di Cuadrado e il passaggio alla difesa a quattro, la Juventus si è garantita l’ampiezza necessaria per un primo possesso di ribaltamento. L’essenza del Napoli di Sarri è concentrare la maggior parte degli uomini disponibili, in fase difensiva, nella zona di circolazione del pallone. “Richiamando” gli azzurri a un pressing (in inferiorità numerica iniziale, tra l’altro) su un lato del campo, la squadra di Allegri si creava lo spazio per girare il pallone sul terzino opposto, lasciato solo. A quel punto, con lo spazio giusto per avanzare e una soluzione di passaggio sull’esterno (Cuadrado a destra, Mandzukic a sinistra) la Juventus poteva subito alzare il ritmo della manovra offensiva.

Come detto prima, però, i risultati in termini di occasioni create non sono molto cambiati. Al netto delle situazioni che hanno portato ai gol, la Juventus ha concluso verso la porta in sole 4 occasioni, con zero tentativi finiti nello specchio della porta (per il Napoli, 3 tiri totali tutti respinti). Dal punto di vista delle occasioni create, quelle in open play attraverso passaggi chiave sono 4 (contro le 3 del Napoli).

Controllo emotivo

Paradossalmente, quindi, il cambio di marcia dei bianconeri ha portato a dei benefici più difensivi che puramente offensivi. Il merito di Allegri è stato quello di riuscire a portare dalla parte della Juventus la gestione emotiva del match. Il discorso dell’autodeterminazione di cui sopra, a cui il Napoli ha aggiunto le sue classiche disattenzioni individuali difensive.

Gli stessi dati dei calciatori sottolineano quanto la differenza tra le due squadre sia meno ampia di quanto “descritto” da più parti. Il miglior giocatore statistico della Juventus è stato Cuadrado, con appena 2 key passes e 2 cross tentati. Importante il contributo aereo di Mandzukic sui molti lanci a cercare la sua forza aerea: il croato ha vinto 5 duelli in quota, record in campo. Per il Napoli, bene Insigne (l’assist e altri 2 key pass, e il record di 78 palloni giocati) e Rog; il croato è stato il miglior uomo d’appoggio della squadra, con un’accuratezza del 90% su 44 palloni giocati.

Conclusioni

Il vero man of the match, però, è stato Allegri. Che ha perso in partenza, e soprattutto per propri cervellotici demeriti, lo scontro tattico con Sarri. Per poi leggere bene la partita in corso d’opera e trovare gli episodi giusti (e fortunati) per portare il punteggio dalla sua.

Per il Napoli, discorso opposto. Sarri, dati gli uomini a disposizione e la struttura della sua squadra, può rimproverarsi poco. Se non le continue nefandezze difensive. Che però – al solito – non dipendono strettamente dal suo dispositivo, quanto dalla capacità di concentrazione di alcuni calciatori. Come detto, al netto delle reti, il Napoli ha concesso 7 tiri verso la porta in 90′. Alla Juventus. Ci pare un numero “comprensibile”, accettabile. Gli errori individuali, purtroppo, vanno però a tabellino esattamente come quelli di squadra. Che peccato, per questo Napoli.

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