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Mattia Perin e il Napoli: può essere il portiere giusto (ma deve migliorare con i piedi)

La voce di mercato del giorno, sviscerata e analizzata: per il Napoli, Perin è un investimento perfetto. Però, ha un’area tecnica da migliorare per essere perfetto pure per Sarri.

Mattia Perin e il Napoli: può essere il portiere giusto (ma deve migliorare con i piedi)

Nella nostra “Guida ragionata all’acquisto del nuovo portiere del Napoli“, c’era un pezzettino dedicato a Mattia Perin. Una roba piccola, che a una prima lettura potrebbe sembrare “contro”. Nel senso di non consigliare l’acquisto del portiere del Genoa.

La differenza tra i portieri di Serie A e Reina si legge tutta nella percentuale riferita alla qualità della distribuzione. Il portiere spagnolo raggiunge quota 81%, meglio di Buffon e Szczęsny. Perin, ad esempio – un giocatore avvicinabile al Napoli – non arriva al 63%.

Operazione fattibile (e appetibile)

Ovviamente, “il giocatore avvicinabile al Napoli” riferito a Perin non era un indizio di mercato. Era solo una presa di coscienza sulla fattibilità di un’operazione di mercato. Che, numeri alla mano, sarebbe intelligente. Quasi scontata, nella sua semplicità. Mattia Perin, al di là di questo discorso del pallone giocato coi piedi (ci ritorneremo), è un profilo perfetto per il Napoli. Giovane, futuribile, dal costo neanche troppo proibitivo. Dal grande potenziale tecnico ed economico, data anche l’età assolutamente sproporzionata rispetto all’esperienza. Perin ha compiuto 24 anni un mese e mezzo fa. Eppure, è già alla quinta stagione vera in Serie A.

Poi c’è l’infortunio, poi c’è la presenza in nazionale e la partecipazione (come mascotte, o terzo portiere) al Mondiale brasiliano del 2014. Insomma, c’è tutto quello che deve e può essere il nuovo portiere del Napoli. Come concetto, non come doti, caratteristiche tecniche. Giovane, affamato, proveniente da una realtà al tempo stesso provinciale e blasonata. Ovvero, un grandissimo club senza obblighi di classifica reali, se non quello di fare bella figura a ogni stagione. A Perin è riuscito, eccome.

Il fatto che ci sia lo stemma del Manchester United vuol dire che qualcuno ha pensato potesse essere un obiettivo dei Red Devils. Magari solo lo youtubers, ma è guà qualcosa.

Oggi, Perin è una certezza assoluta per il Genoa e per il calcio italiano. Le sue caratteristiche ce le facciamo spiegare da Luca Marchegiani, intervistato da Rivista Undici: «Perin mi piace molto. Certo non è un gigante, pur essendo quasi un metro e novanta, ma è molto reattivo. Non vedo nel suo modo di giocare dei limiti fisici, anzi, la reattività è la sua dote principale. È più fisico che tecnico come portiere, perciò è uno che potrà far bene. Certo, gli devono far fare quel salto di qualità di cui parlavamo prima. Ci deve essere una società che giochi partite internazionali, che lotti per i massimi livelli, che lo possa portare a giocare partite importanti, con obiettivi importanti. Perché l’esperienza la fai così, se non soprattutto così». La fai con il Napoli, magari.

Le parole dell’ex portiere della Lazio sono la perfetta descrizione del video di cui sopra. Perin è molto reattivo, soprattutto tra i pali. In uscita è coraggioso, non ha sempre dei tempi perfetti come Reina ma riesce in qualche modo a controbilanciare la lettura incerta con l’esuberanza fisica. E poi, lo ripetiamo: 24 anni compiuti da poco, praticamente un minorenne per essere un portiere. Quindi, enormi margini di miglioramento. Soprattutto nel calcio ad alta quota a cui ormai partecipa stabilmente il Napoli.

Ma al Napoli serve anche un regista difensivo

Il famoso discorso del gioco con i piedi. Che è l’estrinsecazione più moderna del concetto di portiere-libero, ovvero di una serie di atteggiamenti e consegne tattiche che devono far capo al portiere di Sarri. Reina, in questo senso, è perfetto. Lo abbiamo scritto più volte: il suo carisma e la sua capacità di tenere la difesa, ovvero il suo leggere preventivamente le situazioni e quindi il modo migliore per mantenere un determinato baricentro, quasi fa passare in secondo piano gli errori nel parare. Abbastanza frequenti, nella sua carriera. Che costano anche dei punti. Ma che diventano secondari, perché accanto c’è tutta questa roba da portiere moderno. E se vi sembra poco, o comunque non abbastanza, ricordiamoci per un attimo Rafael e Andujar. Ovvero, portieri peggiori di Reina ma pure assolutamente inadatti a gestire una linea difensiva proattiva.

Dove migliorare Perin

L’unica perplessità su Perin, avendo già elencato tutti i (tanti) pro dell’affare, è proprio questa. La combo tra carisma e capacità di espletare quelli che sono i compiti di distribuzione del pallone e coordinamento della linea difensiva – secondo un certo stile. Un qualcosa che Perin non ha ancora dimostrato, forse perché non ha potuto. Il Genoa, differentemente dal Napoli, non ha mai praticato un gioco difensivo così strutturato sul rischio, così bisognoso di un portiere-libero. Quindi, non possiamo sapere i risultati di un Perin utilizzato in questo modo un po’ particolare.

I piedi, quelli sì che possono (devono) migliorare. Il 63% di cui abbiamo parlato sopra resta una percentuale bassa, ma si compone di due sub-dati: percentuale di distribuzione con le mani (i famosi rilanci) e con i piedi. Perin è addirittura il migliore, in Serie A, nella prima graduatoria (58%). Con i piedi, invece, siamo poco oltre il 53%. Quindi, serve (servirebbe) un lavoro importante per migliorare il resto di questo fondamentale. Una roba che conta tanto, oggi: se Joe Hart gioca al Torino, è perché a Guardiola serve Bravo al City. Che gioca con i piedi, e in un certo modo. Ecco, il Napoli non è ancora a questi livelli. Si può pensare di prendere Perin, dunque. Abbiamo pure capito dove farlo migliorare. Era il senso di quello che dicevamo anche nella nostra “Guida”.

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