ilNapolista

Il nuovo amore tra il Napoli e le palle inattive: già sei gol tra corner e punizioni

L’anno scorso era una mancanza, quest’anno si sta trasformando in un’arma. Gli schemi di Sarri sono valsi quattro gol nelle ultime sei partite, tre volte con i difensori.

Il nuovo amore tra il Napoli e le palle inattive: già sei gol tra corner e punizioni

A maggio 2016, erano stati 9 in tutta la stagione. A ottobre 2016, con l’annata calcistica che è arrivata giusto a un terzo del suo cammino, sono già 6. Il Napoli ha già messo insieme il 66% dei gol su palla inattiva segnati lo scorso anno. Il tutto, al netto dei calci di rigore: in questa nostra piccola analisi, infatti, stiamo considerando solo i calci di punizione (diretti e/o indiretti) e i corner.

Ebbene, come avrete potuto intendere dai numeri in relazione al tempo, il Napoli ha vissuto e sta vivendo un netto miglioramento in questo senso. Una crescita esponenziale, verrebbe da dire. Che poi è una cosa a cui teniamo particolarmente, di cui abbiamo già scritto: l’anno scorso, in un resoconto su cosa non funzionava o non funzionava benissimo nel Napoli di Sarri. Era il 26 aprile del 2016, e sostenevamo cose così:

Juventus-Napoli 14-6. Perdonateci se facciamo riferimento sempre e solo alla Juventus, ma crediamo che per una squadra  in questo momento seconda in classifica, si debba sempre guardare all’unica che la precede. E quindi, Juventus batte Napoli con le cifre di cui sopra per i gol da calcio piazzato (escluso rigori). Più del doppio per i bianconeri, terzi in questa speciale classifica dopo il verona (che ha segnato, in pratica, solo così) e la Roma (toh!).

Il Napoli non ha soluzioni di questo tipo. Ha segnato 4 volte da corner e 2 volte da calcio di punizione diretto. Sono situazioni episodiche. La Juventus ha trasformato i calci d’angolo in gol in 8 occasioni, di cui 5 nelle ultime 8 partite. In questi match, ha aggiunto un calcio di punizione diretto e uno indiretto. Così, diventa un’arma.

Sarri sembrava essere il profeta (anche) delle palle da fermo, degli schemi da sfruttare per sbloccare le partite più difficili. Anche a Napoli, l’anno scorso, Rugani fece gol dopo una splendida combinazione da corner che era palesemente preparata in allenamento. E invece, niente. Colpa, certamente, di giocatori non adatti a questo genere di pratica calcistica: il Napoli non ha saltatori (appena 5 gol di testa in campionato) se non i due centrali difensivi.

E poi, l’ultima dissertazione sui tiratori di questi benedetti angoli. Non esiste in rete una statistica che dica quante volte Jorginho abbia trovato un compagno in area. E forse, è meglio così. A memoria d’uomo, l’ultimo schema riuscito in maniera pulita è quello che ha portato al gol di Chiriches in Napoli-Chievo. Una vita fa.

Poi, ne abbiamo riscritto. Era il 29 agosto, Milik aveva appena segnato contro il Milan nella notte del suo esordio al San Paolo. Di testa, su calcio d’angolo. Una novità, da queste parti. Noi scrivevamo così:

Con Jorginho in campo, rientrante dopo la squalifica di Pescara, i corner non sono stati battuti da Jorginho. Una novità per il Napoli 2016/2017 rispetto alla edizione di un anno fa. Un cambiamento sostanziale, che noi avevamo invocato nel pezzo di cui sopra e di cui siamo estremamente felici. Certo, siamo consapevoli che una rondine (il gol dell’ex Ajax) non fa primavera, o almeno non subito. Se però poi andiamo a leggere le statistiche, e vediamo che a Pescara i corner sono stati battuti da Ghoulam (6) dalla destra e Callejon (3) dalla sinistra, registriamo una prima inversione di tendenza (di cui vi avevamo scritto da Dimaro). Confermata poi col Milan: 9 tiri dalla bandierina, 6 battuti da Callejon (dalla snistra) e 3 da Ghoulam (dal lato opposto).

È un buon inizio. E segna un cambiamento rispetto al passato. Una roba che serve perché il Napoli possa crescere ancora: nel pezzo cui abbiamo fatto riferimento sopra, scritto all’indomani della sconfitta di Roma (e quindi dello scudetto matematico alla Juventus), calcolammo che se avessimo eliminato i gol da calcio piazzato dallo score dei bianconeri (14 alla 35esima giornata, sarebbero stati 17 a fine anno), si sarebbero ritrovati con 4 punti in meno in classifica e un gol del vantaggio cancellato. Una loro arma, in pratica. Che, chissà, potrebbe essere diventata anche nostra. Intanto, ci stiamo provando.

Ora possiamo ampliare quel discorso. Non è che ci stiamo provando. È che ci stiamo riuscendo. Il Napoli ha segnato su schema d’angolo per tre volte nelle ultime quattro partite, cinque nelle ultime sei: Hamsik contro il Benfica, Koulibaly contro la Roma, Maksimovic contro il Crotone, Chiriches contro l’Empoli. Tre gol dei difensori centrali. Per due volte il merito è stato di Hamsik, che è finito sul tabellino come assist-man l’altro ieri sera; idem per Koulibaly, che oltre alla capocciata contro i giallorossi ha toccato (forse) il pallone poi deviato in rete dal difensore serbo allo Scida.

Questione di schemi, di sfruttamento di questa possibilità. Attraverso un lavoro che è visibile e simile per tutte le occasioni: cross teso (non di Jorginho, il che è comunque una cosa da sottolineare), uomo che viene incontro sul primo palo e spizzata. Di solito, questo compito spetta ad Hamsik, che può toccare in direzione della porta (Benfica) o magari allungare la traiettoria sul secondo palo (Empoli, per Chiriches). Dove, appunto, è solito inserirsi il secondo centrale, perché nel frattempo Koulibaly da sfogo alla seconda possibilità, quella “classica” del salto in mezzo all’area a svettare sui difendenti avversari.

Sarri ha dovuto imparare a fare a meno di Higuain, poi di Milik. Persino di Gabbiadini. Intanto, però, ha (im)portato qualcos’altro di suo a Napoli, roba che l’anno scorso era mancata: queste situazioni qui, da giocare in modi diversi a seconda delle situazioni. Persino il tanto vituperato angolo corto, con il gioco a tre intorno alla bandierina per muovere la difesa avversaria (che con l’Empoli ha anche portato a una figuraccia nella ripresa, sotto la curva B), a volte riesce ad azionare un qualcosa. Prima abbiamo parlato del fatto che Jorginho non li batta più, ma ovviamente non dipende solo dal modo con cui vengono calciati. È anche, se non soprattutto, uno studio che è cresciuto durante la settimana di lavoro su dinamiche posizionali e di movimento che sono diventate un’arma in più per il Napoli, una freccia in aggiunta alla faretra di una squadra che non ha mai dimenticato come si segna, nonostante le avversità. Che sa farlo anche così, ora, esattamente come gli avversari di domani sera. Loro sono sullo stesso livello, a differenza dell’anno scorso: 6 a 6, tra campionato e Champions. Devono preoccuparsi anche di questo, nei 90′ che ci aspettano. Non male, viste le premesse.

ilnapolista © riproduzione riservata