Posta Napolista / Per ritrovare l’unità perduta, ci vorrebbe una lettura del De Pace Fidei di Niccolò Cusano
Le recenti vicende pedavacanziere rimarranno scolpite ad imperitura memoria nello spirito dei tifosi azzurri. Nulla da nascondere, uno scenario terrificante. Il Pipita che ci lascia, il Presidente che incassa – in senso lato – una figura barbina dalla dirigenza bianconera (con clausola annessa).
Nel frattempo, il livello del dibattito cittadino, raggiunge delle vette inimmaginabili a far data dal ’26 in poi. I fini dicitori – quelli che non si lasciano passare la mosca maleodorante sotto le froge – si prodigano per il bene comune nell’arduo cimento di dedurre il V postulato di Euclide: Riemann, Bolyai e Lobachevsky, sinceramente ringraziano per l’impegno profuso.
Molte anime affrante, invece, si mettono a studiare – illico et immediate – la vocazione profetica di Gioacchino da Fiore.
A mio sommesso parere, per ritrovare l’unità perduta, ci vorrebbe una lettura del De Pace Fidei di Niccolò Cusano. Mi taccio subito onde scongiurare un’altra scomunica dell’onnipresente Vescovo Tempier.
Eccomi dunque, dopo una lunga meditazione, all’estrema convinzione di metà agosto: i nostrani Colonnelli Buendía finalmente vinceranno la loro trentatreesima guerra (per la cronaca letteraria le sconfitte di Aureliano furono trentadue). Evviva, dunque, la Rivoluzione! Evviva Napoli, l’eterna Macondo.
Per fortuna mi basta poco per rinsavire; nell’immediatezza di Napoli-Milan, ascolto, con gusto, i proclami dell’Antico Toscano: un uomo energicamente concentrato sul presente (ad un tratto per reminiscenza mi sovviene il pensiero di Nietzsche).
Intanto, nella confusione dal rientro estivo, registro la candidatura del Sindaco Magistriello alla Palma d’oro di Cannes 2016, con il titolo “Un Punteruolo su Via Marina”.
Le certezze diventano due.
Saluti ai pedatori
Firmato
Mihalic