ilNapolista

La svolta cacciasordista dei tifosi dell’Arsenal che hanno pure lo stadio: «Where’s our money?»

Le proteste contro società e manager, che quest’anno hanno fatto (di nuovo) fatica sul mercato. E dopo aver pure ripreso a spendere.

La svolta cacciasordista dei tifosi dell’Arsenal che hanno pure lo stadio: «Where’s our money?»

C’è fermento nella Londra Gooner. I fan dell’Arsenal sono sul piede di guerra nei confronti della società, e il motivo di questa protesta è abbastanza familiare a chi mastica un po’ di Napoli: il club deve cacciare e’ sordi.

I tifosi l’hanno detto e ribadito ieri, dopo le prime avvisaglie di insofferenza della scorsa stagione. Certo, non ha aiutato la sconfitta interna con il Liverpool, alla prima di campionato: un 3-4 rocambolesco, bellissimo, che però era un 1-4 a un certo punto della partita e ha dato il via alla nuova contestazione. Che non ha sorpreso i giornali inglesi, già consci di un’atmosfera difficile intorno al manager Wenger da diversi mesi al centro delle critiche. Ieri, il grido di battaglia è stato: «Where’s our money?», ovvero “Dove sono i nostri soldi?”.

Ne hanno scritto il Guardian, il Sun, l’Evening Standard. L’area di contestazione non può passare inosservata, e chiarisce quella che è la vera natura del tifoso di calcio. Ovunque uguale, sempre identica a ogni latitudine: l’Arsenal ha uno stadio fantastico, il più recente e moderno di tutta Londra dopo il Wembley Stadium, tempio della Nazionale in cui i club non mettono piede se non per motivi d’emergenza. Le famose strutture, che da noi sono diventate il must dei cori anti De Laurentiis. Pure le strutture, però, non fanno la felicità se non sono accompagnate dai risultati. Ma, prima di tutto, da una spesa forte al mercato. Sotto, ad esempio, il tweet di James Benge con uno dei cartelli che ieri l’Emirates Stadium ha indirizzato al tecnico francese.

L’Arsenal ha inaugurato il suo stadio di proprietà ormai dieci anni fa, e ha in qualche modo rotto il periodo di austerity post-Emirates solo nel 2013, riaprendo i cordoni della borsa con l’acquisto monstre di Mesut Ozil, 47 milioni dal Real Madrid e aggiungendovi l’anno dopo un investimento di 118 milioni di euro (Sanchez, Wellbeck, Chambers, Debuchy). Quest’anno è arrivato Xhaka, 45 milioni, ma ai tifosi pare non bastare. Wenger, secondo quanto raccontato dai giornali inglesi, ha un tesoretto abbondante da spendere, altri sostengono che avrebbe potuto pagare la clausola di Higuain ma non ha voluto farlo. La verità, almeno per quanto si legge sui giornali, è che pure l’ultimo bilancio si è concluso con un (piccolo) rosso, 3,4 milioni di sterline.

Insomma le strutture ok, sono importanti, ma poi ci vogliono i grandi investimenti e i risultati. Se non arrivano, anche dopo lo stadio o il centro d’allenamento, si comincia a protestare. E parliamo dell’Arsenal, un club storico da 13 titoli inglesi, 14 Fa Cup e una finale di Champions nel 2006. Un atteggiamento che sarebbe pure giustificato dalla storia e forse anche dallo storico dei trasferimenti (i Gunners hanno quasi sempre concluso il mercato in attivo, almeno fino al 2013) ma che è miope nei confronti dello sforzo compiuto dalla società per la famosa «stabilità a lungo termine». Che, evidentemente, non è una cosa che si conquista in un anno di sacrifici (sul mercato, orrore), ma con almeno dieci anni di programmazione. Pure all’Arsenal, dove si protesta comodamente seduti in uno degli stadi più belli del mondo. In un impianto che farebbe brillare gli occhi a tutti i tifosi napoletani, molto più di Icardi o di Cavani. O forse no?

 

ilnapolista © riproduzione riservata