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Gabbiadini non è il centravanti di questo Napoli: meglio cederlo, per il suo e il nostro bene

La presa di coscienza: Gabbiadini è inadeguato come sostituto di Higuain. Sappiamo che è forte, ma le caratteristiche tecniche e caratteriali non sono quelle giuste.

Gabbiadini non è il centravanti di questo Napoli: meglio cederlo, per il suo e il nostro bene

Un solo movimento da centravanti di Sarri

Il gol di Mertens in Napoli-Nizza è stato l’unico momento in cui Manolo Gabbiadini si è comportato come il centravanti del Napoli. Il belga tagliava da sinistra palla al piede, puntando la porta; l’ex doriano, nel frattempo, correva in diagonale dal centro verso sinistra, per aprire lo spazio alla conclusione del fantasista belga. Un bel movimento, una buona interpretazione degli schemi di Sarri. Una cosa che va pure al di là di Higuain, che l’anno scorso avrebbe invece attaccato la profondità e magari si sarebbe pure lamentato un po’ in caso di mancato gol più mancato assist.

Il problema è che tutto il resto della partita di Manolo Gabbiadini si cristallizza nel niente. O meglio, siamo più diretti e meno aulici: è un resto che non c’è. Gabbiadini non ha mai creato reali pericoli per la difesa del Nizza, se non attraverso movimenti o dialoghi con i compagni. Certo, ci ricordiamo e nel contempo riconosciamo che si tratta di un’amichevole, tra l’altro pure contro una squadra più debole e dichiaratamente scesa a Napoli «con rispetto, per non guastare la festa».

Incertezza tattica e psicologica

Però, qui subentra il secondo problema. Un problema che Ilaria Puglia, nelle pagelle napoliste al match del primo agosto, ha centrato in maniera perfetta: «Sì, però, dico io, Higuain se ne va, sui giornali ti danno ovunque tranne che nel Napoli, e lascialo un ricordo di uno sprazzo di grinta. E fatti un sorriso, santa pace. Pensavo lo avesse accompagnato lui a Gonzalo all’aeroporto, invece sembra uno che non si ricorda dove ha parcheggiato l’auto». Il voto è 5,5, ed è chiaramente di stima e fiducia. Basta leggere il giudizio.

Quindi, come dire: c’è una doppia incertezza che aleggia sull’ex attaccante della Sampdoria. Una di natura tattica e una di natura puramente psicologica. L’abbiamo scritto diverse volte nella scorsa stagione: Gabbiadini non era adatto al ruolo di vice-Higuain, e se non cambia il Napoli resta inadeguato pure a una sua sostituzione. La media gol, altissima, c’entra poco: intanto perché le reti sono arrivate in partite particolari: Napoli-Lazio e Frosinone-Napoli erano partite finite ben prima delle due realizzazioni di Manolo, Napoli-Verona e Napoli-Bologna erano test contro squadre senza più motivazioni e comunque ben al di sotto, in quanto a valori tecnici, agli azzurri. Del gironcino di Europa League è inutile parlare.

I limiti di adattamento al gioco di Sarri

Appena il gioco si è fatto un po’ più duro (Villarreal e Inter), Gabbiadini ha palesato tutti i suoi limiti di adattamento al gioco costruito da Sarri. Una cosa che si vede ancora oggi, del resto: la scena muta contro il Nizza e contro l’Entella, i due gol e qualche momento positivo nell’altra sfida di Trento, contro i padroni di casa gialloblù. Una squadra di dilettanti, innanzitutto; e poi giocate estemporanee, sempre e comunque figlie di azioni lontane dal lavoro di cuneo offensivo che il 4-3-3 chiede alla sua unica punta.

Il gol d’apertura di Trento-Napoli, bello, segnato da lontano, nasce da uno scambio di posizione con Callejon e da un movimento a convergere dalla destra. Una cosa che potrebbe diventare consueta, ma che sconfesserebbe il lavoro di un anno intorno al lavoro di un attaccante. Che si chiamava pure Gonzalo Higuain, ok, ma che ha portato il Napoli a realizzare 106 gol stagionali. Di questi, 39 sono stati segnati dal Pipita, ma la fase offensiva è stata cucita intorno a lui e agli altri suoi interpreti. Ed ha funzionato. Non c’è motivo di cambiarla, proprio per questo. Più facile, magari, cambiare centravanti.

Gabbiadini è infastidito dall’arrivo di Milik?

Ecco il punto: Manolo deve essere ceduto? Entra qui in gioco l’altra faccia della medaglia, quella psicologica. Gabbiadini è infastidito dall’arrivo di Milik? Potrebbe essere. Stai vivendo un’occasione irripetibile pure se sei messo al centro di molte voci di mercato. Puoi diventare il centravanti titolare di una squadra che l’anno prossimo, anche se a sentire in giro non sembra, giocherà la Champions League. Puoi cercare di sostituire, perché giocava nel tuo ruolo, uno dei migliori calciatori del mondo trasformatosi all’improvviso in un traditore della patria azzurra. Rispondi a questa occasione, fai vedere qualcosa che trascini il pubblico dalla tua parte più di quanto non lo sia già.

Sì, perché Gabbiadini ha un grande partito di sostenitori. Quelli che, durante la trattativa Icardi, continuavano (continuano, anche se la pista pare essere tramontata) a sostenere che Manolo deve essere il centravanti del futuro, l’alternativa bella e pronta al vecchio idolo finito a Torino. Quelli che, però, si scontrano adesso con la realtà dei fatti: Manolo sembra inadatto a questa eredità così pesante, tecnicamente ed emotivamente.

Va ceduto, per il bene di tutti

Quindi, la (nostra) risposta alla domanda che ha aperto il paragrafo precedente. Sì, deve essere ceduto. Per il suo bene, per il nostro bene. Per il bene pure di chi non lo cederebbe mai, perché la verità è che abbiamo paura che Gabbiadini esploda altrove, per quella strana legge comune a tutti i tifosi di calcio: i giocatori, quelli bravi soprattutto, che non riescono a fare bene a casa tua, faranno molto meglio da qualche altra parte. Gabbiadini è forte, lo sapevamo e lo sappiamo.

Solo che c’entra poco nel contesto che si è venuto a creare, ed è un po’ colpa sua (che pare non ci metta la giusta garra, che non sembra propenso ad adattarsi a nuovi ruoli o a nuovi compiti) e un po’ colpa di chi, l’anno scorso, ha trovato una quadratura che sembra non voler scalfire. Solo che siamo arrivati secondi, con il record di punti nella storia del calcio Napoli. E il nostro centravanti non giocava come Gabbiadini, perché Gabbiadini non era forte quanto lui ma aveva ed ha pure caratteristiche diverse. Succede, non c’è niente di male o di scandaloso. Bisognerebbe farsene semplicemente una ragione. E sarebbe buono separarsi, nell’affare per Icardi o attraverso qualsiasi altra formula, per fare il bene di tutti.

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