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Klopp e Emery, all’estero (non a Napoli) la “coppetta” vale una stagione

Klopp e Emery, all’estero (non a Napoli) la “coppetta” vale una stagione

Juegen Klopp, ieri sera, è arrivato e ha praticamente riscritto una festa già organizzata, un tavolo già imbandito. Perché Real-Atletico si sarebbero già giocate la Champions a Milano, e intanto il Siviglia domava lo Shakthar in Andalusia e ipotecava con tutta la calma del mondo la sua terza finale consecutiva di Europa League. L’ein plein spagnolo era pronto per essere servito, ma niente da fare.

Jurgen da Stoccarda, nel frattempo, aveva il compito più difficile. Rimontare, pure se ad Anfield, un gol contro una delle squadre più difficili da affrontare, quel Villarreal che a Napoli abbiamo conosciuto bene in quanto a garra, compattezza e fortuna. Gli spagnoli, dopo aver eliminato gli azzurri di Sarri (al netto di tutto, i partenopei erano i favoriti assoluti per la coppa insieme al Borussia Dortmund), avevano buttato fuori il temibilissimo Leverkusen e poi il “morbido” (chiedere alla Lazio) Sparta Praga nei quarti. Insomma, una squadra tosta. Che, alla faccia di una sfida sul blasone che non può neanche essere pensata, partiva almeno alla pari con i Reds. Anzi, anche un gradino sopra dopo un’andata al Madrigal giocata bene e risolta con un gol a tempo scaduto di Adrian Lopez.

E invece, ecco il miracoloso guastafeste o il guastafeste miracoloso, a seconda del vostro schieramento ideale. Jurgen Klopp ha confermato il suo magic moment europeo e ha eliminato la terza grande favorita dopo il Borussia Dortmund e il Manchester United. L’ha fatto con pieno merito, riuscendo anche a neutralizzare l’incredibile statistica riferita all’egemonia spagnola nelle coppe europee: negli ultimi 50 confronti ad eliminazione (andata e ritorno) tra squadre della Liga e squadre di un altro paese, i club spagnoli hanno vinto 46 volte. Una in meno grazie al 3-0 confezionato ieri sera nel delirio di Anfield, grazia a un autogol di Bruno Soriano, a un gol di Sturridge e alla rete in chiusura di Lallana. In mezzo, anche un piccolo vecchio pezzo di Napoli che non fa una bellissima figura: Victor Ruiz, centrale del Villarreal, espulso per doppia ammonizione e ha anche applaudito l’arbitro dopo essersi visto sventolare il rosso. 

Una notte da trionfatore assoluto per Klopp che ora ha l’opportunità di coronare con un trofeo la sua prima (mezza) stagione sulla Mersey e di riscattare anche la sconfitta patita nella finale di Coppa di Lega, con il Manchester City vittorioso ai rigori a Wembley. Una stagione che deve far riflettere molto chi tifa Napoli. Perché la “grande stagione” di Klopp, che arriva in finale di Europa League, fa il paio con un campionato in cui il Liverpool è lontanissimo non solo dalla zona-Champions ma è pure distanziato da quella che consente l’accesso ad un’altra Europa League: i punti di distacco dal quarto posto sono nove, quelli dal sesto sono quattro. A tre partite dalla fine, abbastanza per rischiare di rimanere fuori dall’Europa. 

Come dire: progettualità, fiducia, pure in assenza di risultati. Anche in una competizione che intanto Unai Emery rischia di vincere per la terza volta di fila col suo Siviglia. Nella stessa competizione in cui l’anno scorso il Napoli investì gran parte della sua stagione e che fu persa, in circostanze non proprio limpidissime, a un passo dalla finale. Una Europa League che a Napoli è sempre stata considerata una coppetta, anche se i tifosi avevano già acquistato i biglietti per la finale di Varsavia. Si parlò di stagione fallimentare nonostante una qualificazione europea che è poi effettivamente arrivata, e che non è stata alla Champions solo per un rigore sbagliato nell’ultima partita.

E ci deve far riflettere anche su quest’anno, in cui qualcuno si riempie la bocca di un’eventuale annata deludente anche in caso di terzo posto. Perché se il Liverpool perde a Basilea, resta fuori dalla Champions e dall’Europa League. Diversa ma non tanto la situazione del Siviglia, matematicamente settimo in Liga e quindi sicuramente fuori dalla prossima Champions. Se perde, al massimo finisce ai preliminari di Europa League. Forse, da queste parti, bisognerebbe rivalutare un attimo il concetto di fallimento.

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