ilNapolista

Come può cambiare il Napoli con Gabbiadini

L’abbraccio nel momento della rabbia è sintomatico di un gruppo che funziona. Perché nonostante la rivalità tattica fortemente sproporzionata a suo favore, è stato proprio Manolo Gabbiadini a cercare di calmare Higuain durante la sfuriata di Udine. Un bel momento, di calcio e amicizia. Noi però vogliamo vederci pure un ideale e temporaneo passaggio del testimone. Un “Lievete nu poco a miezo, mò” del tutto innocente e riferito solo alla sana concorrenza per lo stesso ruolo.

Insomma, Gabbiadini che fiuta e che sfrutta al meglio un’occasione irripetibile. L’assenza di Higuain produrrà sicuramente dei danni al gioco del Napoli, non fosse altro per i 32 gol stagionali realizzati di cui 30 in campionato. Insomma, è uno di quei casi in cui il valore è oggettivo e la perdita di efficacia una sorta di conseguenza inevitabile. Però, ci piace immaginare un Manolo Gabbiadini che prenda il Napoli per mano e lo porti ancora all’inseguimento della Juventus per restituire pure al suo carnefice tattico Higuain il sogno dello scudetto. Noi del Napolista auspicammo un ritorno in auge di Manolo dopo Napoli-Genoa, con un ruolo à la Carnevale. Perché, ovviamente, tutto ci aspettavamo fuorché una squalifica di Higuain, addirittura per quattro turni in attesa del ricorso.

Certo, guardare al campo vuol dire trovare subito almeno diecimila difficoltà diverse per impostare la squadra su quello che, essenzialmente, è un attaccante diverso dal Pipita. Lo abbiamo scritto nelle nostre analisi tattiche, più volte: Higuain e Gabbiadini sono due calciatori estremamente differenti, per modo di giocare e di tentare la strada del gol. Il primo è un classico “giocatore di pallone” dei tempi che furono. Nessuno, tantomeno chi scrive l’ha visto giocare, però ci piacerebbe immaginare che Higuain possa essere in qualche modo avvicinabile ad Alfredo Di Stefano, con cui condivide molto a livello di “figura” (le origini capresi della Saeta Rubia e la configurazione ormai partenopea del Pipita, la maglia del Real Madrid, ovviamente la nazionalità rioplatense) e forse anche a livello tattico: un centravanti goleador, innanzitutto, ma anche un formidabile regista e fromboliere offensivo. Uno che, insomma, fa fare al pallone quasi quello che vuole. Gabbiadini, invece, è un calciatore ibrido figlio dei tempi moderni. Una prima punta atipica, anche quasi seconda, schierabile (à la Mihajlovic) come esterno tiratore d’attacco.

Queste differenze “genetiche” fanno in modo che pure i movimenti, in qualche modo, cambino: Higuain è un accentratore assoluto ma pure un finalizzatore, che può toccare indifferentemente uno o cento palloni in qualsiasi zona del campo ed essere pericoloso. Gabbiadini, di converso, si muove prevalentemente nella zona difensiva avversaria, soprattutto parallelamente o alle spalle della terza linea che si ritrova contro. Le sue caratteristiche migliori sono il tiro da posizione laterale e il taglio in area su pallone giocato nello spazio dall’esterno come in zona centrale. Gran parte dei gol (11 in totale) segnati col Napoli di Benitez nascono proprio da questo tipo di situazioni, con Higuain ad aprirgli spazio per la conclusione dalla distanza breve o media o l’inserimento su cross da destra o sinistra.

Diversa invece la situazione di quest’anno, in un Napoli più verticale: il primo gol in campionato (contro la Lazio) e il primo della sfida contro il Midtjylland in trasferta nascono infatti da un pallone giocato basso alle spalle della difesa, quelli bellisssimi di Frosinone e il secondo Herning sono invece delle vere e proprie genialate balistiche, nate da un sinistro capace di coniugare tecnica e potenza come in pochi altri calciatori della sua generazione.

View post on imgur.com


Il resto delle partite “vere” giocate da Gabbiadini racconta della sua difficoltà di emulare e sostituire Higuain: contro l’Inter in Coppa Italia, ad esempio, scrivemmo di un calciatore troppo statico e sempre alla ricerca della profondità. Dopo Villarreal-Napoli, invece, inquadrammo un Gabbiadini in difficoltà per la sua eccessiva propensione a “nascondersi” dietro il centrale avversario. Il Napoli soffrì queste due caratteristiche del suo attaccante di riferimento, perché con Higuain succede il contrario: il Pipita offre la possibilità di scaricare il pallone, di appoggiarlo facilmente anche in una zona di campo che non è di sua competenza. Insomma, Higuain torna a prendersi il pallone mentre Gabbiadini è un attaccante puro che si comporta come tale. Una roba diversa. E quindi, anche il Napoli deve cambiare per assecondarla.

Una possibilità è l’utilizzo in combinata con Valdifiori, regista vertical bravo a scavalcare il pressing avversario e a cercare la punta alle spalle delle linee di difesa e centrocampo altui. Difficile pensare a un Napoli che rinunci anche a Jorginho in una delle sue prime partite in emergenza (mancheranno anche Mertens e Koulibaly), ma la diversa concezione dell’ex empolese potrebbe aiutare Manolo. Un’altra possibilità sarebbe quella di avvicinare di più uno dei due esterni all’ex doriano, in modo da permettergli quel gioco di scambi bassi e stretti che potrebbero tirare fuori la prevedibile difesa bassissima del Verona e assecondare il cambio di campo o l’inserimento da dietro di uno dei due centrocampisti. Una sorta di coppia d’attacco alternata e alternativa, un po’ zoppa, con Insigne o Callejon a turno più ad affiancare Gabbiadini che a cercare ampiezza sugli esterni.

Il Napoli non avrà il Pipita, e quindi non potrà più essere Pipitacentrico. Per forza di cose, dovrà cercarsi dentro delle alternative nuove. Tocca a Sarri, dunque. Che forse non avrebbe mai detto “Lievete a miezo” al suo campione più decisivo, e ci mancherebbe altro, ma che ha ora l’occasione di dimostrare ancora la sua duttilità tattica e di poter rigenerare un vero talento. Anche Gabbiadini ha l’occasione di potersi riaffermare, magari anche in vista Europeo. Il suo abbraccio è stato sincero e disinteressato nei confronti del compagno, ci giuriamo e ci vogliamo credere. Anzi, ne siamo sicuri. Però, la seconda cosa che ha pensato, forse, è stata proprio “Lievete a miezo”. Perché adesso tocca a me.

ilnapolista © riproduzione riservata