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Le lacrime di Marotta, ovvero come oscurare la bella serata della Juventus

Le lacrime di Marotta, ovvero come oscurare la bella serata della Juventus

Non devi essere particolarmente sensibile alla bellezza se, al termine di 120 minuti di ottimo calcio, di una partita emozionante che hai rischiato seriamente vincere dopo aver impartito una lezione di tattica per circa un’ora di gioco ai signori del Bayern, se dopo tutto questo te ne freghi di quell’adrenalina che ancora ti scorre addosso e ti metti a piangere per l’arbitraggio. Come ha fatto Beppe Marotta al termine di Bayern-Juventus. Ci sono situazioni in cui puoi rinviare certi discorsi, come ha fatto Allegri che con gran classe ha evitato l’argomento. Parlare degli arbitri dopo essere stati vicini così a battere il Bayern di Guardiola a casa sua, senza Chiellini, Marchisio e Dybala, è fantascienza. Anche perché è vero che ilgol di Morata era regolare ma poi il 2-0 è arrivato e se la Juventus non ha dilagato quando avrebbe potuto,la responsabilità non è certo dell’arbitro.

Marotta ha spostato l’attenzione da una serata di bel calcio a una polemicuccia che Guardiola ha liquidato quasi sprezzante: “Quando perdi, stringi la mano all’avversario e te ne vai”. Così si fa. A maggior ragione dopo aver partecipato da protagonista a una delle partite più belle della stagione. Poi, magari – ma questo a noi del Napolista interessa meno – rifletti sul perché hai beccato gol al 91esimo così come noi abbiamo riflettuto quando ci è capitato allo Juventus Stadium. Perché nulla avviene per caso.

Ma non puoi, nella serata in cui hai dimostrato che la finale di Champions dello scorso non è stata un caso, metterti a piangere per l’arbitraggio. È irrispettoso soprattutto per la tua squadra. Ne ridimensiona il valore della prestazione. Vincere sarà l’unica cosa che conta. Ma a volte saper perdere ti dà la misura della tua statura.

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