ilNapolista

I 1.500 grammi che inquietarono Napoli. Ma il nodo è più nella testa che nella pancia

I 1.500 grammi che inquietarono Napoli. Ma il nodo è più nella testa che nella pancia

Questo sarebbe stato un affare per Duncan MacDougall, il medico americano che all’inizio del Novecento individuò il peso dell’anima, di quanto un essere umano si alleggerisse esalando l’ultimo respiro. Ventuno grammi. Resi famosi dal film di Alejandro Gonzalez Inarritu. Oggi a Napoli, nella Napoli pallonara, si parla molto di grammi. Li ha portati al centro della scena il nostro presidente, Aurelio De Laurentiis, produttore cinematografico, quindi presumibilmente amante del cinema. Millecinquecento i grammi che ha sbattuto in prima pagina. A tanto ammonterebbe non l’anima bensì il sovrappeso di Gonzalo Higuain, centravanti ancora in corsa per battere il record di tutti i tempi dei marcatori di serie A e che le regole dello show mediatico oggi impongono come imputato numero uno per l’influenza che ha colpito il Napoli. 

Non segna da quattro partite e il Napoli non vince da altrettante gare. Come d’incanto, sono spariti i 26 gol stagionali, in 24 in serie A. It’s soccer, stupid, direbbe un sassofonista dell’Arkansas divenuto piuttosto famoso per vicende politiche e non solo. Un’uscita infelice, fosse solo perché è un propellente per dietrologi in perenne attività. Contraria a tutte le leggi della comunicazione. “Fuoco amico” si inventarono qualche anno fa. De Laurentiis è abituato a battute simili, e con ogni probabilità (almeno questa è la speranza) sono abituati anche i calciatori. C’è chi sostiene che lo faccia scientemente per destabilizzare l’ambiente (sì, c’è chi la pensa così), chi è convinto che ci sia una strategia. Non lo sappiamo. Sappiamo che l’agenda oggi ha un solo titolo: un chilo e mezzo. Che ci porterà più grane che benefici. Almeno sul piano mediatico.  

Detto questo, l’atmosfera attorno al Napoli è più cupa di quanto dovrebbe essere. L’uscita dall’Europa League non è un buon risultato, è un passo indietro a quando non riuscivamo a sostenere più competizioni contemporaneamente. La partita di ieri sera contro il Villarreal, a dispetto di quanto sostenuto da tante persone, ha dimostrato che le cosiddette seconde linee del Napoli sono più che valide. Hanno tenuto testa a una squadra che è quarta nella Liga. Valdifiori ha giocato una delle sue migliori partite, Mertens è stato sempre pericoloso, David Lopez non ha quasi mai fatto mormorare il San Paolo e anche Strinic e Chiriches si sono confermati all’altezza. Io insisto sul problema mentale. Il Napoli gioca bene ma senza l’obiettivo in testa. La nostra è una via estetica al successo. E infatti la squadra di Sarri anche ieri sera ha tenuto molto bene il campo e ha messo più volte in difficoltà il Villarreal. Il tecnico in conferenza stampa ha elencato una serie di dati che evidenziavano il netto dominio del Napoli. Ma ha detto anche un’altra cosa: «il popolo di Napoli considera la Coppa uno sfizio ma è il “coso” che gli interessa». Ed è vero. Chi scrive, vorrebbe giocarsi tutte le competizioni dalla prima all’ultima partita ed è convinto che il Napoli abbia la rosa per farlo. Però è consapevole anche di essere minoranza. Il Napoli ieri sera ci ha provato e ha perso. E molto probabilmente non ha la tenuta mentale per affrontare due competizioni fino alla fine. È un limite e un passo indietro. Ma è la realtà. Della squadra e dell’ambiente. 

Ora, a parte i famosi 1.500 grammi, il Napoli ha davanti a sé quasi tre mesi in cui può giocarsi la vittoria del “coso”. E ha tutti gli strumenti per farlo. Tornerà ad allenarsi come un tempo. Non ha altre distrazioni. Ha una rosa competitiva. E, particolare non trascurabile, è secondo in classifica a un punto dalla Juventus. Il Napoli non sembra affatto in crisi. Purtroppo perdere aiuta a perdere, ti fa perdere convinzione, quella sensazione che invece, quando tutto gira bene, ti dà la consapevolezza che prima o poi la partita la porterai a casa. Come accadde in Napoli-Fiorentina. Subito il gol di Kalinic, non facemmo uscire i viola dalla metà campo finché non segnammo il 2-1 con Higuain. Ecco, questa veemenza, questa sicurezza il Napoli l’ha persa. E a mio avviso l’ha perduta perché ha prestato il fianco alle sconfitte: Coppa Italia, Europa League e Torino. Una grande squadra vuole vincere tutto. Non esiste sportivo che faccia calcoli e pensi, più o meno inconsapevolemente, che perdere non sarebbe poi questo dramma. Quindi il Napoli non è una grande squadra. Almeno per ora. Però ha tutte le carte in tavola per diventarlo. E per riprendere a vincere.

Senza drammatizzare più di tanto, guardiamo la classifica e pensiamo agli aspetti positivi della partita di ieri sera, a cominciare dalla prova di Hamsik. E cerchiamo di ritrovare quella sana cattiveria – leggi determinazione – che ci ha consentito di vincere tante partite. Il Napoli continua a giocare bene. È nella testa che è cambiato qualcosa. È lì che bisogna lavorare. Prima ancora che a tavola.

ilnapolista © riproduzione riservata