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La Canottieri in festa per Gualtiero Parisio il peso leggero dello squadrone napoletano

La Canottieri in festa per Gualtiero Parisio il peso leggero dello squadrone napoletano

Eravamo cento amici al Circolo….che volevano fermare il tempo. E per una sera ci sono riusciti. L’appuntamento alla Canottieri Napoli, che – alla buonora – ha riscoperto la sua proverbiale mondanità discreta e elegante modello Olimpiadi della Vela 1960, meritava un impegno particolare perché abbiamo festeggiato i primi settant’anni di Gualtiero Parisio. Non un atleta qualsiasi, ma il capitano per antonomasia, la calottina numero 2 dello squadrone giallorosso che con Fritz Dennerlein in campo prima e ai bordi della piscina dopo come allenatore capace di vedere più avanti di tutti, ha segnato una svolta nella storia della pallanuoto nazionale ed è riuscito a rintuzzare l’impatto con la nascente corazzata Recco giocando d’astuzia e di anticipo. Inventando la zona acquatica e scoprendo talenti fatti in casa e buoni come il pane impastato dalle mani di mammà. A conti fatti la sfida impossibile è stata vinta – anche se i rivali liguri hanno fatto incetta di titoli lasciando a noi le piazze d’onore come faceva Fiorenzo Magni, il re della volata ciclistica, con Tano Belloni, l’eterno secondo ma anche molti scudetti e una Coppa dei Campioni, scusate se è poco – e per questa impresa Gualtiero ha giocato un ruolo fondamentale. Piccolo, leggerissimo contro i giganti dell’Est europeo riusciva a fare diga e a ordinare ripartenze spettacolari. Un pomeriggio a Zagabria, in una gara di Coppa dei Campioni, il mitico Sandic, centodieci chili di muscoli, al termine della partita lo prese in braccio e lo lanciò in aria come qualche papà temerario fa con il figlio.

Tutto questo ed altro ancora c’è stato nella serata di sabato che ci mancava come il ritorno alle buone abitudini dopo un periodo troppo lungo di astinenza. Al centro dell’attenzione i compagni di Gualtiero: Mario Scotti e Nando Lignano, Mario Vivace e Renè Notarangelo, Paolo De Crescenzo e Guido Criscuolo. Con Giorgio Sorrentino che mostrava con orgoglio la sua cravatta sociale old fashion: «Nel 1965 me la regalò il presidente Vincenzo Stazio al termine di un bellissimo scontro con il Pro Recco. Finì 3-3 io non segnai e non avrei avuto diritto alla cravatta, ma il presidente volle essere generoso, tanto sapeva che noi ci accontentavamo di poco, eravamo contenti di stare insieme, di divertirci e di vincere come ci ordinava Fritz al quale lo sport italiano non ha concesso tutti gli onori che meritava». C’erano tutti con qualche assenza giustificata: Silvano Forte, Dario Monizio, Giampiero Fossati, Giovanni Orlando. E ognuno di noi, divertendosi, ha rivolto un pensiero grato e commosso a chi non c’è più, a Fritz e a Enzo D’Angelo. Indimenticabili.

A guidare le danze, letteralmente, Gualtiero e Luciana con Simone, Paola e Sara i loro figlioli scatenatissimi «per fare contento papà», e poi c’era la «Terza classe» una band che suona musica country con contaminazioni partenopei – Oj mary e E segnurine ‘e Capodichino – e trascina la platea. Che, infatti, si è scatenata nella scia di un irrefrenabile Renè Notarangelo al cospetto del quale Bing Crosby è poco in più di un comprimario. Alla fine ha ballato anche compreso Mario Vivace che in giacca e senza cravatta fa ancora la sua….porca figura. Un vulcano di gag e di siparietti del bel tempo che fu: Mario conserva nella mente e nel cuore tutto il meglio degli anni sessanta e settanta vissuti in piscina e quando è in vena come sabato sera delizia la platea. Gualtiero era felice come un bambino ha raccontato il suo duetto con l’altro da sé che lo guardava dallo specchio e ha dato atto al cronista di aver fatto centro definendo lui e Vivace “i due scugnizzi dello scudetto”.

Così vinceva la Canottieri Napoli quando Berta filava e il Circolo era una associazione che insegnava sport, allegria e bon vivre. Che sono gli ingredienti per vincere e per assolvere al compito primario di offrire la possibilità di fare sport agli scugnizzi veri che scendevano, e continuano a scendere, dal Pallonetto, dai quartieri o da Ponticelli e Scampia e Secondigliano come avviene per gli allievi della piscina di Ponticelli. Sabato sera, grazie a Gualtiero e Luciana, questi concetti sono tornati vivi e attuali, come se il tempo trascorso nei cassetti non li avesse sgualciti. Riprendiamo le nostre buone abitudini, questo è il messaggio della festa, e andremo lontani.

Il presidente Achille Ventura, che è molto entrato nella parte, si è divertito e ha preso atto congedandosi con una battuta beneaugurante: «Domani vado a godermi la gara di Stefania Pirozzi». L’ha definita «il nostro motoscafino giallorosso» e lui di motoscafi s’intende come pochi avendo vinto come driver le più importanti gare del mondo.  

(nella foto, la Canottieri del 1973. Il primo da sinistra è Fritz Dennerlein, al suo fianco Gualtiero Parisio, il quinto è Paolo De Crescenzo, l’ultimo è Enzo D’Angelo. Foto tratta dal libro “La leggende del Settebello, di Adriano Cisternino e Mario Corcione) 

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