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Stadio San Paolo, si chiude il sipario. Il Napoli non ripresenta il progetto. Se ne riparla dopo le elezioni

Stadio San Paolo, si chiude il sipario. Il Napoli non ripresenta il progetto. Se ne riparla dopo le elezioni

Il progetto c’è. È quello di cui si è ampiamente parlato, firmato dall’architetto Zavanella. Via le curve, capienza ridotta a 45 mila spettatori, investimento di 30 milioni di euro. Si dovrebbe partire in primavera e terminare entro il 2017. Il condizionale va scolpito a caratteri cubitali. A De Laurentiis sarebbe concessa la realizzazione di un centro commerciale a piazzale D‘Annunzio, dovrà sistemare piazzale Tecchio e realizzare una pista di atletica per il quartiere. All’interno dello stadio sono previsti ristoranti, negozi, il museo del Napoli.        

Mentre scriviamo ci viene da sorridere. Per una serie di motivi. Ci sembra logico che lo stadio San Paolo a Napoli non si rifarà mai. Un po’ perché di opere realizzate con soldi dei privati se ne sono viste pochine, per non dire nessuna (guardate cosa sta accadendo a Napoli Est); un po’ perché se De Laurentiis avesse voluto realizzare investimenti a lungo termine, probabilmente si sarebbe mosso da tempo.

Così scrivevamo lo scorso 27 giugno. Diciamo la verità, non ci voleva la zingara per capire che la querelle, che ha incredibilmente tenuto banco per così tanti giorni in città, si sarebbe conclusa con un nulla di fatto. Il Corriere del Mezzogiorno di oggi, attraverso le parole dell’assessore Borriello, ci fa sapere che il Calcio Napoli non ha ripresentato il progetto dopo i rilievi mossi dall’amministrazione comunale (che voleva garanzie sia economico-finanziarie sia sulla destinazione della pista d’atletica), che non ha firmato nemmeno la convenzione ponte, e che – la notizia viene riferita come proveniente da ambiente Napoli – a questo punto la società di Aurelio De Laurentiis preferisce aspettare l’esito delle elezioni comunali previste tra maggio e giugno 2016. 

Quindi tutto torna a zero. Addio Zavanella, i 41mila posti, la polemica per la lesa maestà al grande cuore di Napoli, la presunta ricerca di sponsor. Anche qui era stato tutto ampiamente preventivato da Dario Boldoni in un’intervista al Napolista

La questione stadi non riguarda solo Napoli. Anche il progetto di Roma, con l’impianto a Tor di Valle, presentato in pompa magna, al momento si è arenato e non per il commissariamento del Campidoglio. Come abbiamo segnalato, invece, qualcosa si muove a Bergamo e, sia pure più lentamente, a Cagliari. Il pantano burocratico, i lacciuoli ambientali (talvolta sacrosanti, altre meno), e soprattutto l’incapacità di dar vita a un progetto imprenditoriale serio costituiscono ostacoli insormontabili.

A Napoli non si è nemmeno arrivati a questo. Ci siamo fermati abbondantemente prima. Di Aurelio De Laurentiis conosciamo il pensiero, desidera l’impianto a costo zero per poi presentare un progetto che attiri sponsor, riqualifichi le zone collegate allo stadio affinché il territorio possa beneficiarne. È un discorso che ha ripetuto più volte anche per quel che riguarda la cosiddetta scugnizzeria, ossia il centro giovanile del cacio Napoli che vorrebbe realizzare vicino all’aree di interesse archeologico come Pompei ed Ercolano. 

In questa vicenda – ma francamente nessuno aveva dubbi – non si è mai sentita, nemmeno una volta, la voce di un imprenditore napoletano. Una categoria sempre pronta ad accusare i ritardi della politica ma che, tranne casi eccezionali, non riesce mai a fare da traino. Conquistano titoli sui quotidiani con accuse sulla mancanza dei servizi o di collegialità per Bagnoli (Bagnoli!, se ne parla dal 1994) ma all’atto pratico brillano per la loro assenza.

Di positivo in questa vicenda c’è che il sipario è calato almeno per sei mesi. Che diverranno almeno nove. Lo stadio San Paolo resta lì dov’è, così com’è. Ora si ripartirà con la querelle delle Olimpiadi come se fosse un traguardo l’inserimento dello stadio San Paolo tra i dieci impianti scelti per gli eventuali giochi a Roma del 2024. L’amara notizia è la perdita delle regate di vela. Anche in questo caso la città si è chiusa in un poco dignitoso silenzio.
Massimiliano Gallo

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