Il mare di Cagliari è più competitivo e attraente di quello di Napoli. A dirla così è una bestemmia e tale è anche se tutti noi sappiamo che la scelta è stata, come dire, favorita anche dalla inerzia dell’amministrazione comunale e degli organismi di rappresentanza sportiva che non sanno vedere oltre la punta del loro naso. Era già successo per l’America’s Cup – quella vera, non le world series che poi ci rifilarono come contentino e dopo averle assegnate anche a Trapani che fece una splendida figura spendendo molto meno – e succederà ancora se non si cambierà registro e si continuerà a privilegiare la lamentazione in luogo della programmazione lungimirante. Come stiamo facendo anche ora mentre a Cagliari e sulla Costa Smeralda brindano al successo: il nostro vento è migliore di quello che spira nel Golfo di Napoli. Che è una bugia grossa quanto un grattacielo, ma nei fatti è diventata verità.
Per tentare di fare un salto di qualità nella denuncia abbiamo deciso di far scendere in campo due pezzi da novanta della vela e della imprenditoria che ha saputo investire nello sport traendone vantaggi ma dando moltissimo in cambio. Iniziamo con Luciano Cimmino che è inviperito e per questa storia ha quasi litigato con il suo amico Luca Cordero di Montezemolo, che è il presidente del Comitato che dovrà organizzare le Olimpiadi del 2024, se la scelta cadrà sull’Italia,naturalmente. «Gli ho mandato un messaggio e gli ho detto che questa è proprio una brutta cosa perché tu sai che Napoli ha bisogno di grandi obiettivi per risollevarsi. Luca sa bene queste cose, ma la sua risposta mi ha gelato: noi non c’entriamo, dovete prendervela con il Coni, ma qui ti dico che Napoli era già fuori dal giro e non era stata neanche inclusa nell’elenco delle dieci città dalle quali è stata poi pescata Cagliari. Avete perso tempo, ora dovete rincorrere». È difficile farlo ora, a cose già fatte cioè, ma qualcosa bisogna farla perché Napoli non può prendere un altro schiaffo in faccia senza reagire soprattutto dopo aver dimostrato, nel ’60 e anche dopo, fino a ieri, che nessuna città può ospitare più degnamente una gara di vela. Come hanno testimoniato tutti i grandi skipper, da Russel Coutts a Paul Cayard letteralmente innamorati del nostro maestrale.
Napoli che rincorre con la voglia di ottenere giustizia, però, è una scena difficile da immaginare. Il pessimismo, insomma, dilaga e Carlo Rolandi che di Olimpiadi ben s’intende avendone disputate sei da atleta e tre da dirigente è letteralmente inviperito: «La storia che ad agosto a Napoli non c’è vento è una vergogna, una autentica schifezza. Non possiamo fare finta di niente. Il Golfo di Napoli è considerato da tutti gli esperti mondiali lo stadio ideale per una gara di vela, proprio per la stabilità e l’imprevedibilità dei venti che vi spirano e mettono a durissima prova l’abilità degli skipper. Solo chi vince a Napoli, insomma, è un vero campione, ma questo chi ha preso questa decisione con una motivazione tanto assurda probabilmente neanche lo sa se esclude Napoli a favore di Cagliari e di Bari. Caro Cimmino sono costernato come lei, vediamoci e tentiamo di mettere in piedi una reazione che non sia solo una protesta verbale». Il riferimento è alla risposta del Comune giunta attraverso l’assessore allo sport Borriello: «Ci faremo sentire, la partita non è chiusa». Ma come, dove? Questo non è dato saperlo e l’ex onorevole di Scelta Civica, proprietario dei marchi Carpisa e Yamamay, e il grande velista che sfiora i novanta e ancora gira il mondo per dirigere le settimane veliche più importanti, fanno benissimo a parlarsi – lo hanno fatto grazie alla iniziativa del Napolista, ma si sentiranno e si vedranno ancora – e a tentare di mettere in piedi un Comitato capace di stringere in un angolo il presidente del Coni Giovanni Malagò che si definisce un amico e soprattutto un estimatore di Napoli. Vatti a fidare degli amici, ma questa è un’altra storia, vecchia come la nostra inefficienza. E come la nostra capacità di farci male da soli.
In questa storia, ad esempio, c’è un punto nero che deve essere assolutamente chiarito ed è quello che chiama in causa Francesco De Angelis, napoletano veracissimo, il grande timoniere di Luna Rossa unico skipper non anglosassone capace di vincere, nel 2000 ad Aukland, la Louis Vuitton Cup. Nel breve ma nervoso scambio di messaggi con Luciano Cimmino, Montezemolo ha svelato un particolare sul quale è doveroso fare chiarezza: De Angelis, che è ancora un mito sulla banchina del Circolo Italia al Borgo Marinari, faceva parte del gruppo di esperti che hanno escluso Napoli dalla rosa di città degne di ospitare, sempre eventualmente, le regate olimpiche. Non siamo riusciti a contattarlo, ma gli rivolgiamo un appello: Francesco se ci sei batti un colpo in favore della tua città, in questa storia Napoli non chiede favori, merita la nomination.
Carlo Franco