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Il Figlio di Puttana è il Risvegliato, altro che insulto. Noi non viviamo sulle montagne

Il Figlio di Puttana è il Risvegliato, altro che insulto. Noi non viviamo sulle montagne

Che vi fosse chi, trascorsi interi lustri in una di quelle tenute incantate della campagna toscana, immaginasse i napoletani resi inevitabilmente scaltri dall’opera dei magici vicoli della città, non mi fa meraviglia. È da sempre il naturale destino dello spaurito che cerca la quiete dell’isolamento quello di illudersi di riuscire a conservare un giudizio interessante sul mondo dal quale si isola.

Ma che vi fosse, oggi, chi ritenga una tremenda infamia apostrofare chicchessia con l’appellativo di figlio di puttana, devo ammettere, mi torna nuovo. E mi fa sorridere. Bisogna essere ospiti da secoli in una baita ancora più incantata, ancora più isolata, sul picco di una montagna ancora più inaccessibile, talmente alta e lontana che neppure la mia fantasia riesce a immaginarla. Bisogna vivere profondamente tremebondi. 

Non ho certo intenzione di edulcorare l’epiteto con una qualunque delle mortifere accezioni affibbiategli dai moralisti, come sempre più maldestri del male che pretendono di curare – scafato, furbo, vispo, scetato, scugnizziello, masaniello, terrunciello

Sorrido perché questi sulla montagna non se ne sono accorti, ma siamo tutti uomini che percorrono vite a ritroso col fine dichiarato di capire da quale peccato siamo venuti fuori. E solo questo dovrebbe interessarci: il Peccato – che è ben diverso dalla noia ammorbante e ripetitiva del vizio. Il peccato si rinnova, genera, si riscopre, tumultua, è blasfemo, se ne fotte della legge e per questo genera solo illegittimi. Apre le cosce col coraggio del vero spirito del mondo. Ed è solo questo che muove tutta l’arte, da alcune decine di secoli, sulle corde metalliche delle chitarre elettriche come sulle tele dei dipinti che guardano gli altari delle chiese incensate. Sempre lo stesso Peccato, clandestino sotto le stesse mentite spoglie. Purtroppo vivendo così a lungo sul cucuzzolo della montagna, con poche minigonne e molti grammofoni, capita che sfugga la storia degli ultimi secoli. 

L’appellativo, dunque, non può certo considerarsi un insulto. Va elevato, anzi, a condizione umana superiore, gli va concessa la maiuscola. Il Figlio di Puttana è il Risvegliato. Ciò che tutti aspiriamo ad essere. Chi lo urla a valle della Marsigliese, nobilissima marcia universale dei Risvegliati, assolve al doveroso compito di tributare i giusti onori a chi indica la strada ai piccoli e ai grandi.

Gli basta poco per indicarla. Una palla, un solo tocco di destro e la carambola su un palo. E vedrete che anche sul cucuzzolo si risvegliano.
Raniero Virgilio

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