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Insigne, Gragnaniello e le difficoltà di un talento nella sua Napoli: «I napoletani hanno un istinto critico straordinario ma Lorenzo ha sbagliato e lo sa»

Insigne, Gragnaniello e le difficoltà di un talento nella sua Napoli: «I napoletani hanno un istinto critico straordinario ma Lorenzo ha sbagliato e lo sa»

Non riuscendo, con le mie sole forze, a dare una spiegazione convincente della sortita di Lorenzinho, al limite della reazione isterica, sono andato a chiedere aiuto ad uno che di queste cose se ne intende, ad uno che è cresciuto nei Quartieri Spagnoli, ha vissuto una infanzia border line come Lorenzo Insigne da Frattamaggiore, ma ha saputo inseguire il suo sogno e ora domina la scena. Ecco la sua risposta, lapidaria, tagliente come una lama, ma piena di stima e di amore per il piccolo campione: «Ha sbagliato – dice Enzo Gragnaniello con la voce ancora più roca perché impastata di sonno – Lorenzo deve capire che niente accade per caso, ieri sera era scritto che al suo posto sarebbe entrato un altro campione, piccolo e geniale come lui, e che avrebbe segnato. Il calcio è il suo karma, a pochi come a lui riesce di emergere e di indossare la maglia che calcisticamente rappresenta una città mondiale come Napoli». È una bacchettata anche questa, ma è morbida come una carezza alla donna che ami.

Piantato il paletto fondamentale, cerchiamo di capire cosa è successo. Partendo dalle due anime di Insigne, da Lorenzo il Magnifico per come dà del tu al pallone con la grazia di un principe che sa di essere al centro dell’attenzione ma non si abitua ai riflettori perché nasce come Totti ma non possiede l’improntitudine in qualche modo ribalda del “core de Roma”. Ma anche da Lorenzo l’introverso in eterna lotta con il mondo intero coalizzato contro di lui.

L’ultimo capitolo di questa fiction è andato in scena ieri sera al San Paolo, dopo una ennesima prova d’autore oscurata solo dal palo che gli ha negato il settimo gol. Due i nemici contro i quali si è scagliato: Dries Mertens e, soprattutto , Maurizio Sarri che lo aveva appena sostituito; l’anno scorso era stato lo spagnolo venuto dal freddo, Rafa Benitez; due anni fa, invece, il torturatore si chiamava Walter Mazzarri. Sempre senza rancore, però, perché Lorenzo è un buono e anche stavolta è lecito immaginare che il caso rientrerà perché l’unità del team, come ha scritto Max Gallo, è al di sopra di ogni cosa. ( Solo con Zeman Lorenzo non ha mai litigato ma quelli erano altri tempi e altri palcoscenici. E lui non era ancora un prodotto finito).

I limiti dello scugnizzo di Frattamaggiore cresciuto con la rabbia di chi non si rassegna ad una vita grama e sa di possedere il genio del fuoriclasse, dunque, li conosciamo, ma forse, meglio dei napoletani che gli vogliono un mondo di bene anche se prendono le distanze dalle sue uscite ‘e capa, li conosce Maurizio Sarri che pure lo frequenta solo da pochi mesi. Il maestro, che lo tiene in grande considerazione, è stato severo – «non ha avuto rispetto per i compagni, in particolare per quelli che giocano molto meno di lui» – e, saltando tutti i preliminari, ha emesso la sentenza in diretta tv: «Deve chiedere scusa».

Dopo Gragnaniello, parole e musica di Maurizio Sarri ma anche questa è una bacchettata data con amore. Il cantante e l’allenatore sanno che entrare nel fragilissimo equilibrio di un ragazzo di ventiquattro anni ancora poco a suo agio nei panni del protagonista è impresa difficile, ma sanno anche che picchiare di più sarebbe rimedio peggiore del male. «Anche per me l’inizio è stato difficile, dice Gragnaniello, ma ho cercato di essere sempre me stesso perché sapevo di essere circondato da una magia. La stessa che incatena Lorenzo al calcio e ne ha fatto un campione di cui siamo tutti orgogliosi». Bellissime parole firmate da un compositore-cantante che Ornella Vanoni e Gino Paoli vorrebbero sempre con loro in concerto; Mia Martini, la più brava di tutte, ha ricamato con lui Cu’mme, un pezzo indimenticabile.

Come Insigne, però, anche Gragnaniello non ha mai risolto il problema di essere profeta in patria. «Emergere e confermarsi in casa propria è difficile soprattutto a Napoli perché i tifosi, dei cantanti o dei calciatori poco importa, sono di palato difficile e sono dotati di un istinto critico straordinario. Come i loggionisti del San Carlo più bravi perfino di quelli del Regio di Parma».

Allora, come si esce da questa storia? «È semplice, tutti devono fare un passo indietro, anche i tifosi che devono immedesimarsi nel ruolo e nella testa di Lorenzo. Che è un talento e come tutti i geni può avere un attimo di sregolatezza. L’importante è che gli passi e sono certissimo che gli passerà».

Enzo, ti crediamo perché anche tu sei un talento.
Carlo Franco

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